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Un attimo prima di cadere. La rivoluzione in psicoterapia (2020) di G. Dimaggio – Recensione

"Un attimo prima di cadere" riporta con eleganza aspetti che riguardano ogni essere umano in modi delicati ma chiari, nonostante trasudino dolore.

Di Virginia Valentino

Pubblicato il 17 Dic. 2020

Un attimo prima di cadere è l’equilibrio tra un romanzo, un’autobiografia e un saggio, una lettura dinamica, un continuo e veloce passaggio di piani, uno scontro con emozioni completamente diverse.

 

Cosa rende un mojito un perfetto mojito? Il bilanciamento tra lime e zucchero di canna, la giusta dose di rum bianco e soda. Un rametto di menta, sospeso tra il ghiaccio, che tocca appena il bordo del bicchiere. Cosa rende una delizia al limone una delizia perfetta? Sal De Riso risponderebbe: la crema al limone delicatamente unita alla panna e alla consistenza del pan di spagna che la contiene. Una cupola perfetta, gialla, con un ciuffetto bianco sulla punta. Cosa rende un libro un buon libro? L’eleganza, l’equilibrio e l’originalità.

Tutti elementi che ritroviamo in Un attimo prima di cadere. L’eleganza nel riportare aspetti che riguardano ogni essere umano, autore compreso, in modi delicati ma chiari nonostante trasudino dolore. L’equilibrio tra un romanzo, un’autobiografia e un saggio. L’originalità nell’aver pensato che una cosa del genere potesse funzionare. E funziona. Soprattutto a chi apprezza una lettura dinamica, un continuo e veloce passaggio di piani, uno scontro con emozioni completamente diverse. Ad ogni pagina, non si sa in quale di questi tre piani ci troviamo. Proprio come la figura dell’uomo di spalle disegnato sulla copertina, che tenta di restare in equilibrio su un filo, con le braccia aperte e un piede nel vuoto, anche noi giochiamo una partita diversa ad ogni pagina. Bisogna soltanto stare a vedere se la montagna russa, sulla quale saliamo a pagina 15, porta ad una curva parabolica a destra o ad una rovesciata a testa in giù. C’è, infatti, il marito, l’uomo innamorato e il suo dolore. Rappresentato in continui flashback nel passato di una relazione minata dalla malattia, nell’amara consapevolezza dell’impotenza. Ci sono le sue battute di arresto e i tentativi di ripartenze faticose. C’è il professionista, terapeuta e ricercatore che si interroga continuamente su quello che accade nello sviluppo della prassi terapeutica nel corso del tempo, senza lasciare spazi vuoti e senza la paura di mettersi continuamente in discussione o di provare con curiosità. E ci sono i pazienti, reali o inventati non lo sappiamo e che, con le loro narrazioni vivide, mettono sempre alla prova il mondo interno di ogni terapeuta conscio che questo rappresenta il terreno fertile di ogni buona seduta. Virginia, Martina e Roberto riportano episodi, o almeno ci provano, addentrandosi nelle relazioni interpersonali filtrate da idee, regole e convinzioni rigide. Infine, c’è il padre che, di fronte ai figli, gioca, sorride e si terrorizza, umanamente direi.

Ho adorato questo stile così serrato che toglie il fiato e fa dimenticare di essere interconnessa con il resto del mondo. Un po’ l’ho invidiato e un po’ l’ho subito. Quando mi sono ritrovata con la pelle d’oca e le lacrime negli occhi, l’ho dovuto per forza fare. Capite in che senso? Dovevo per forza chiedermi cosa stesse succedendo dentro di me mentre leggevo di tumore. Morte. Amore. Futuro. Perdita. Squarci. Speranza. Semafori verdi. E ci ho messo un po’ a mentalizzare tutte le emozioni che si sono avvicendate dentro di me. È un libro che costringe a farlo un giro, almeno per un attimo, nella propria storia, a girovagare nelle mente e fare più e più capovolte nel proprio passato. E accompagna ad abbracciare, con fiducia, la nostalgia e il dolore per le perdite, per tutto quello che c’è stato e non c’è più, accogliendo, poi, il nuovo e il cambiamento. E c’è soprattutto la sospensione, quello spazio di contatto non contatto con quello che c’è, momento per momento, dentro e intorno a noi.

Parallelamente, leggiamo dell’evoluzione della psicoterapia, della svolta esperienziale in cui siamo stati catapultati da qualche anno a questa parte, in cui rivedo la possibilità di cambiamento che dal corpo arriva fino alla mente. Una svolta portatrice di tecniche e strumenti che, nel tempo che trascorriamo a stretto contatto con i nostri pazienti, genera trasformazione, possibilità e fa da tappeto rosso a parti di noi stessi sempre bistrattate, messe in ombra, poco coltivate. Quelle parti sane nascoste da vulnerabilità, solitudine, inettitudine. E veniamo accompagnati per mano in questo percorso che sa un po’ di teoria e un po’ di pratica, con riflessioni condite da esperienza clinica che spiegano anche il senso che si nasconde dietro al titolo. Qui il terapeuta che c’è in ognuno di noi ne ha di materiale per interrogarsi, spronarsi e mettersi in discussione. È così rassicurante leggere che

…la psicoterapia…è un continuo avanti e indietro. Se funziona…la curva della salute è in ascesa sia pure con i suoi bravi picchi e fossati…

ed è così importante non dimenticare mai il ruolo centrale del corpo, nella sofferenza quanto nel benessere. Infatti, ho letto Un attimo prima di cadere in varie spiagge del Salento. Sugli scogli di Otranto e sulla sabbia bianca di Torre Lapillo. Un tipo di vacanza che mi ha vitalizzata e mi ha fatta sentire energica come non accadeva da un po’. In un attimo (scusate il gioco di parole) ho capito che stavo vivendo nel mio corpo quello che il libro stava spiegando: uno stato corporeo, ancor prima che mentale, e stavo ri-scrivendo il mio sé vulnerabile, fermo e bloccato, accedendo ad uno impavido e accattivante, almeno per me.

Tornata dalle vacanze incontro Dimaggio. Lo osservo per un po’ intanto che pranziamo e chiacchieriamo. Mentre lo ascolto, lo immagino al pc a scrivere. Sorride e poi si commuove. Si drizza con la schiena a poi si affloscia con le spalle. Lo vedo in mille modi diversi. Mille sfaccettature di umanità. Gli dico che ancora non trovo le parole per descrivere cosa mi ha lasciato il suo libro. In realtà solo ora lo metto a fuoco: la sua penna ha scalfito su queste pagine bianche parole che stillano amare verità. E l’epilogo lo lascia intendere. Alla fin dei conti tutta la partita la si gioca nell’attimo che precede scelte, comportamenti, azioni, parole. Ed una partita più veloce della rapidità della luce. Afferrare quel momento è la chiave di svolta. Lui, ne ha afferrati mille. Possiamo provarci anche noi?

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio, G. (2020). Un attimo prima di cadere. La rivoluzione in psicoterapia. Raffaello Cortina
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