Uno studio sugli effetti delle misure di contenimento del Covid-19 sui più piccoli. Quale impatto psicologico hanno avuto la pandemia e l’isolamento sui bambini e i ragazzi?
Quando ho deciso di occuparmi di questo piccolo studio stava terminando il mese di aprile e l’Italia si avviava ad uscire dal confinamento causa Emergenza Covid-19. Da più parti venne richiesta alle Istituzioni una maggiore attenzione alle esigenze dei bambini e dei ragazzi nella fase 2, giacché ormai da mesi permanevano in casa privati del contatto con i coetanei e con le altre persone importanti della loro vita che si trovavano al di fuori dello stretto ambito familiare.
Come Psicoterapeuta di lunga esperienza mobilitata dalle prime ore dell’emergenza sanitaria nella corretta informazione e nel trattamento del disagio psichico, constatavo delle criticità nei nuclei familiari e ricevevo richieste di rassicurazione in merito alle preoccupazioni dei genitori per le ricadute psicologiche su bambini e ragazzi causate dalla difficile, inattesa, a tratti sconvolgente situazione in cui ci siamo trovati a motivo della Pandemia da Coronavirus.
Imm. 1 – La pandemia da Covid-19 nei disegni dei bambini
Ho quindi pensato di elaborare un questionario ad hoc per valutare gli effetti di questi lunghi mesi di confinamento ed in particolare volto a mappare il cambiamento nei comportamenti e nei vissuti di bambini e ragazzi tra i 4 e i 15 anni appartenenti a diciotto nuclei familiari a me sconosciuti, individuati con la collaborazione dell’ambiente sanitario.
I genitori hanno scelto volentieri di collaborare al fine di individuare e “leggere” con l’aiuto della specialista le modificazioni delle abitudini, del tono dell’umore, della modalità di comunicazione dei figli durante la quarantena.
Il Questionario è composto da 46 domande con risposte strutturate su una scala Likert a 5 punti che vanno da “molto meno di prima” a “molto più di prima”, comprendendo le possibilità: né ora né prima, come prima e meno di prima.
I risultati sono stati degni di nota anche in considerazione del fatto che in precedenza a nessuno dei minori coinvolti era stato diagnosticato un disturbo psicologico.
In particolare si è evidenziato che:
- il 18% dei bambini/ragazzi ha manifestato stati di tristezza ed apatia in misura maggiore rispetto a prima del confinamento;
- Il 27% dei soggetti (tutti al di sotto dei 10 anni di età) ha avuto crisi di collera;
- Il 45% ha espresso desiderio di contatto fisico (soprattutto tra i 6 e i 9 anni);
- Il 22% ha avuto la tendenza ad alimentarsi troppo o male (in prevalenza nella fascia d’età 8-10 anni);
- Il 32% è aumentato di peso, soprattutto i maschi;
- Il 36% desiderava giocare ai videogiochi più di prima e ha richiesto di usare lo smartphone molto più di prima;
- Il 45% ha espresso il desiderio di incontrare gli amici più di prima (di questi il 27% molto più di prima), mentre il 18% meno di prima.
I dati ci mostrano che la quarantena ha prodotto delle modificazioni importanti nel tono dell’umore, nelle abitudini alimentari, nell’utilizzo delle tecnologie e nei comportamenti dei bambini e dei ragazzi coinvolti nello studio. Di particolare rilevanza il dato sugli stati di tristezza e di apatia, che sommato a quello sulle crisi di collera, che nei bambini possono esitare nel Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, indica che quasi la metà del campione ha manifestato un abbattimento emotivo al limite del vissuto depressivo.
Il dato sul cambiamento in negativo delle abitudini alimentari, accostato a quello dell’incremento di peso, prevalentemente dei maschi, fa pensare ad un disagio psicologico acuito dall’esigenza, dei bambini-ragazzi, di reprimere i propri sentimenti a causa di stereotipi di genere ancora molto presenti nell’educazione, la qual cosa potrebbe aver favorito l’assunzione di cibo a scopo sedativo e/o consolatorio da monitorare nel tempo in modo che non sconfini in un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione.
I dati relativi alla richiesta di utilizzo di computer e smartphone più e molto più di prima, collegati a quelli relativi alla ribellione alle regole, ci forniscono una immagine chiara di come le tecnologie, se pure indispensabili per garantire una continuità relazionale e didattica a distanza, tendano a creare dipendenza nei bambini e nei ragazzi, come del resto i genitori hanno confermato in fase di colloquio.
Quasi un minore su due ha manifestato per tutto il periodo del confinamento il desiderio di incontrare nuovamente i coetanei e tornare alle proprie attività soprattutto extrascolastiche in compagnia degli amici; il 18% che ha espresso tale desiderio meno di prima potrebbe segnalare una tendenza al ritiro (specie i più piccoli) o la comparsa di una sindrome della capanna (soprattutto i più grandi).
In circa la metà dei bambini / ragazzi soprattutto nella fascia di età 6-9 anni vi è stata una richiesta di maggiore contatto fisico con i genitori con la quale hanno verosimilmente cercato di compensare la deprivazione del contatto sociale, emotivo, fisico, affettivo e relazionale che stavano vivendo.
Allo scopo di sondare inoltre, le emozioni, i desideri e le mancanze dei bambini e dei ragazzi, ho deciso di effettuare una attenta analisi dei loro disegni eseguiti spontaneamente durante il confinamento ed in un caso subito dopo. Va sottolineato che il disegno è la via d’elezione per giungere all’inconscio del bambino, come enunciato da Morgestern, ma anche un gioco ed un prezioso strumento attraverso cui lo Psicologo-Psicoterapeuta può comprendere i conflitti, i traumi, le difese, le proiezioni, gli affetti del minore che nella rappresentazione grafica trasferisce se stesso.
Anche se ha trascorso la quarantena in una casa circondata dalla natura, ad O., 9 anni, manca tanto poter uscire per accompagnare la sua mamma a fare la spesa.
Rappresenta quindi, nel disegno a sinistra, la madre che si reca da sola al supermercato provvista della necessaria mascherina.
La bambina disegna inoltre un sole e delle nuvole dalle quali cade giù al suolo una fitta pioggia, segnale inequivocabile quest’ultimo di un forte stress. La raffigurazione del sole accanto al temporale, fa pensare a sentimenti contrastanti in O., compresenti e non ancora integrabili suscitati dalla percezione di una realtà perturbante ed incerta.
Imm. 2 – I disegni di O. (9 anni)
Il disagio che la situazione correlata al Coronavirus crea in O. si nota anche nel disegno centrale che è dedicato alla madre ed in cui si rappresenta piena di entusiasmo, ammiccante nell’atto di salutare ed in compagnia di un volto coperto dalla mascherina le cui gote sono rigate da lacrimoni, di un altro che manda a quel paese il virus e di un personaggio dagli occhi sgranati che non ha né naso né bocca. E’ evidente il bisogno della bambina di rassicurare la madre disegnando se stessa allegra e serena negando quindi il turbamento che prova al quale danno voce gli altri personaggi del disegno.
E’ interessante poi notare come un senso di vitalità maggiore, suggerito dalla solarità del colore giallo, compaia quando O. raffigura la natura che appare incontrastata laddove non ci sia la presenza dell’uomo.
Anche V., 7 anni, cerca di ostentare tranquillità nel disegno realizzato per la maestra che ricorda l’invio delle mascherine dalla Cina all’Italia in cui spiega cosa sia il Coronavirus, riproduce il famigerato arcobaleno con l’hashtag “andrà tutto bene” ma tradisce la forte nostalgia per la scuola in quel saluto “Ti voglio tanto tanto bene maestra Alessandra”. La bambina è particolarmente sensibile alle notizie relative all’emergenza sanitaria in quanto la mamma è infermiera e dunque coinvolta in prima persona nella lotta al virus: per la bambina sua madre è una super-eroina (disegno in alto a sinistra) alla quale dedica tanti cuori (elaborato in alto a destra).
Imm. 3 – I disegni di V. (7 anni)
La difficoltà che V. sente di attraversare nel periodo del confinamento assieme alla madre è ben rappresentata dal disegno in cui le due si incamminano verso un nuvolone minaccioso da cui si staccano alcuni enormi goccioloni di pioggia.
Imm. 4 – Disegno di V. (7 anni)
Per me che da tanti anni opero nella cura dei bambini e delle famiglie è stato emozionante assistere alla elaborazione spontanea di quello che è a tutti gli effetti un test carta-matita utilizzato dagli specialisti, quello della persona nella pioggia, variante di quello della figura umana di Machover che serve a valutare lo stress ambientale che il bambino si trova ad affrontare ed i suoi meccanismi di difesa.
Come si può osservare, rispetto ai disegni precedenti il colore scompare drasticamente ed anche se la piccola sembra mostrare fiducia nella possibilità di ripararsi con la mamma dalla situazione minacciosa sotto un grande ombrello, il nuvolone enorme e la pioggia sospesa (che non tocca terra) fanno pensare che il disagio esperito dalla bambina venga contemporaneamente percepito e banalizzato, indice, questo, della sua forza traumatica.
Toccante in un quadro così cupo quella dichiarazione d’amore alla madre scritta in alto a destra nel foglio e la fiducia che questo sentimento le salvi e le conduca fuori dalla difficoltà configurandosi come una stella polare che risplende nel cielo limpido (sotto la scritta).
I., 12 anni, e N., 7 anni, hanno trascorso la quarantena ad Exeter, città del Regno Unito in cui vivono con i genitori.
Ad I. manca tanto la scuola ed in particolare il contatto con la migliore amica indiana di cui disegna la piccola mano riportando una espressione gergale d’intesa “My hand, 1 hand”, a significare la loro grande amicizia (è molto bello notare il legame così forte tra ragazze provenienti da culture diverse, indiana ed italiana, in un contesto anglosassone che le ha perfettamente integrate ed in cui vivono in grande armonia).
Imm. 5 – Disegno di I. (12 anni)
N., invece, pensa che per affrontare la situazione ci siano delle azioni da compiere che scrive all’interno dell’arcobaleno (Be Brave, essere coraggioso, Be Happy, essere felice, Wash my hand, lavare le mie mani, Pray to God, pregare Dio, Help People, Aiutare le persone). Il bambino, che ha una indole introspettiva e spirituale, raffigura al di sopra dell’Iride alcune croci ed in basso a destra Gesù che ci guarda.
Imm. 6 – Disegno di N. (7 anni)
Anche a S., 8 anni, manca molto la sua amica del cuore e nei giorni del confinamento disegna in bianco e nero un parco giochi incolto e deserto in cui al posto dei bambini ci sono dei fiori giganti e distanziati. Rappresenta inoltre, in un altro disegno, un cuore doppio che piange e ride come a voler esprimere i suoi sentimenti contrastanti: da una parte la piacevolezza della sua nuova routine caratterizzata da attività di gioco e dalla compagnia dei genitori nonché il contatto virtuale con le maestre ed i compagni di classe, dall’altra la tristezza per non poter uscire e tornare alla normalità antecedente alla pandemia fatta di scuola, di giochi con gli amichetti, di attività sportive ed abbracci con i nonni cui pensa con struggimento.
Imm. 7 – Disegno di S. (8 anni)
Non appena si è potuto uscire, la bimba ha raggiunto la sua amica del cuore sperimentando un certo turbamento nel doverla incontrare con la mascherina e soprattutto nel non poterla toccare.
Questo disagio si ravvisa chiaramente nell’unico disegno in cui S. ha utilizzato i colori che sono certamente un segnale di gioia per il ricongiungimento ma dove emerge al contempo la scotomizzazione dell’altra bambina che non viene mai rappresentata, o perché deve ancora giungere, o in quanto fuori dalla scena, come se collocarla accanto a sé fosse un elemento conflittuale e/o perturbante.
Paradossalmente per qualcuno il confinamento ha rappresentato la possibilità di vivere con maggiore intensità gli affetti familiari. E’ ciò che è accaduto al piccolo R., 4 anni, che ha potuto avere l’attenzione del suo papà normalmente impegnato all’estero e, dal momento che gli è nato un fratellino un mese prima della Pandemia, le giornate sono scandite da tenerezze e giochi supervisionati dalla giovane, attenta e dolcissima mamma. La soddisfazione è tale che il bimbo effettua spesso disegni in cui ritrae l’intero nucleo familiare che è il fulcro degli affetti, delle norme ma soprattutto il primo contenitore psichico del bambino e non stupisce in tal senso che uno dei più importanti test carta matita sia proprio il disegno della famiglia di L. Corman.
Imm. 8 e 9 – Disegni di R. (4 anni)
Al piccolo M., 6 anni, è mancato tanto il nonno che lo affascina da sempre con i racconti che riguardano il suo lavoro in aeroporto.
Per questo il bambino ama spesso realizzare aeroplanini di carta. Durante il confinamento però la situazione gli ispira una creazione davvero speciale: dopo essersi ritratto tra mamma e papà, forma con il disegno un aeroplano, come a voler proiettare la propria famiglia al di là della situazione difficile vissuta.
Imm. 10 – Disegno di M. (6 anni)
L’esperienza di questa ricerca mi ha molto emozionata e resa consapevole del profondo impatto psicologico che hanno avuto sui bambini ed i ragazzi la Pandemia ed il confinamento.
Ai nuclei familiari che hanno aderito e partecipato con grande disponibilità a questa ricerca dico un commosso grazie, perché mi hanno fatto entrare nelle loro case, nelle loro vite, in quello spazio sacro dell’anima dove risiedono le paure, le ombre, ma anche i sentimenti, gli affetti e le speranze tra cui quella implicitamente condivisa, a volte affermata, altre sussurrata, a tratti taciuta, ma sempre presente, che tutto possa risolversi nel miglior modo possibile soprattutto per loro, i bambini ed i ragazzi che sono la parte più preziosa di noi ed il nostro futuro.