Sembra che il tempo trascorso nelle attività davanti a uno schermo, come l’utilizzo di social media, sia significativamente correlato con la presenza di più sintomi depressivi e maggior rischio suicidario.
Dall’adozione diffusa dei social media sono scaturiti numerosi studi – per lo più correlazionali – sul rapporto tra l’uso dei social media e la salute mentale. L’utilizzo auto-dichiarato di Facebook e Instagram correla positivamente con i sintomi della depressione (Donnelly & Kuss, 2016). Un maggiore utilizzo di Facebook è associato a una minore autostima (Kalpidou et al., 2011) e a una maggiore solitudine (Song et al., 2014). L’utilizzo di Instagram è correlato con problemi di immagine legata al corpo (Tiggemann & Slater, 2013). In un ampio studio basato sulla popolazione, Twenge e colleghi (2017) hanno scoperto che il tempo trascorso in attività davanti a uno schermo era significativamente correlato con maggiori sintomi depressivi e maggior rischio suicidario.
Non essendoci tuttavia ancora stati studi sperimentali che potessero dare un riscontro di causalità alla questione, uno studio recente (Hunt et al., 2018) ha voluto esaminare se la limitazione dell’utilizzo giornaliero dei social media per un certo periodo producesse degli effetti sul benessere psichico.
Un totale di 143 soggetti (108 donne, 35 uomini) sono stati reclutati da un pool di studenti universitari dell’Università della Pennsylvania. Unico requisito era che i partecipanti utilizzassero Facebook, Instagram e Snapchat e possedessero uno smartphone.
Dopo una settimana di monitoraggio di base, i 143 partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno avrebbe limitato l’uso di Facebook, Instagram e Snapchat a 10 minuti, per piattaforma, al giorno, l’altro avrebbe continuato a utilizzare i social media come al solito per tre settimane.
Prima, durante, e dopo l’intervento i partecipanti sono stati invitati a compilare la seguente batteria di test: L’Interpersonal Support and Evaluation List (ISEL; Cohen & Hoberman, 1983) per la valutazione del supporto sociale; La Fear of Missing Out Scale (FoMOs; Przybylski et al., 2013) per misurare il disagio causato dal perdere esperienze sociali; la UCLA Loneliness Scale (revised UCLA Loneliness Scale; Russell et al., 1980) per valutare la percezione di isolamento sociale; lo Spielberger State-Trait Anxiety Inventory (STAI-S; Spielberger et al., 1970) per la misurazione dei sintomi ansiosi; il Beck Depression Inventory (BDI-II; Beck et al., 1996) per la valutazione dei sintomi depressivi; la Rosenberg Self-Esteem Scale (RSES; Rosenberg, 1979) per la misurazione dell’autostima; la Ryff Psychological Well-Being Scale (PWB; Ryff, 1989) per valutare l’autonomia e l’accettazione del sé.
Dai risultati della ricerca si è evinto che il gruppo a uso limitato dei social ha mostrato una riduzione significativa nella percezione della solitudine e dei sintomi depressivi rispetto al gruppo di controllo. Entrambi i gruppi hanno mostrato segni di diminuzione dei sintomi legati all’ansia e alla paura di perdersi gli eventi sociali, suggerendo un effetto benefico legato all’aumento della consapevolezza e dell’autocontrollo anche nel gruppo di controllo.
Da ciò si può trarre che limitare l’uso dei social media a circa 30 minuti al giorno può portare a un effettivo miglioramento del benessere psichico.