In uno dei suoi più recenti lavori, Lorenzo Desideri, insieme ai colleghi, ha indagato l’interazione robot-bambino, soffermandosi sull’influenza di tale relazione sullo sguardo avversivo che solitamente le persone assumono impegnandosi nel trovar risposta a complessi dilemmi.
LO PSICOLOGO DEL FUTURO – (Nr. 2) Gli studi del professore Lorenzo Desideri sui robot e l’interazione robot-bambino
Il professor Lorenzo Desideri, lavora come ricercatore presso il Centro di Ricerca e Innovazione WeCareMore di AIAS e il Centro Regionale Ausili dell’Azienda USL di Bologna, oltre ad essere docente presso il dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna.
Sarà relatore di una lezione della Conference on Digital Psychology, che si terrà il 19-20 Febbraio 2021, a Milano, portando la sua esperienza di ricercatore e di clinico nel campo dell’interazione uomo-robot.
I suoi interessi di ricerca si collocano nell’ambito delle tecnologie cognitive applicate, con l’obiettivo di comprendere come le tecnologie emergenti quali il riconoscimento vocale automatico, le interfacce cervello-computer, la robotica sociale, i puntatori oculari e le soluzioni eHealth / mHealth possono migliorare la qualità di vita delle persone con disturbi del neurosviluppo o malattie neurodegenerative.
Attualmente, Lorenzo è Associate Editor della rivista Assistive Technology e coordinatore del gruppo di lavoro sulla valutazione degli outcome della Rete italiana dei Centri Ausili (GLIC). Recentemente è stato coordinatore del comitato scientifico della XV conferenza dell’Associazione per l’Avanzamento delle Tecnologie Assistive in Europa (AAATE).
In uno dei suoi più recenti lavori, pubblicato nel 2020 sull’International Journal of Social Robotics, dal titolo The Mind in the Machine: Mind Perception Modulates Gaze Aversion During Child–Robot Interaction, insieme ai colleghi, ha indagato l’interazione robot umanoide-bambino, soffermandosi sull’influenza di tale relazione sullo sguardo avversivo che solitamente le persone assumono impegnandosi nel trovar risposta a complessi dilemmi.
Le implicazioni pratiche di questo studio ricadono sulle riflessioni inerenti l’educazione mediata dai robot.
Gli autori hanno ipotizzato, basandosi sul modello della presa di posizione intenzionale, che i bambini in interazione con un robot umanoide in condizioni interroganti aggrottassero meno la fronte rispetto a quanto potessero farlo nelle interazioni interroganti con degli umani.
Nel primo esperimento 44 bambini sono stati divisi in due gruppi. I bambini del primo gruppo (N. 22) hanno interagito con un interrogatore robot, mentre i bambini del secondo gruppo (N. 22) hanno interagito con un interrogatore umano.
Mentre, nel secondo esperimento tutti i bambini (N. 50) hanno interagito con un robot, ma ai bambini del gruppo 1 (N. 25) è stato detto che il robot era controllato da un umano; intanto ai bambini del gruppo 2 (N. 25) è stato detto che il robot che avrebbe posto loro delle domande era stato progettato con un algoritmo.
I risultati del presente studio dimostrano che la percezione di una situazione intenzionale (visibile nella relazione uomo-uomo), aumenta il tasso di avversione allo sguardo. Viene dunque proposto dai ricercatori che il tasso di avversione allo sguardo possa esser considerato un target comportamentale, indice della percezione della mente altrui.
Se volete saperne di più dell’interazione uomo-robot e delle implicazioni per la Psicologia venite alla prima edizione della Conference on Digital Psychology: Digital Perspectives in Psychology.
Le iscrizioni alla prima Conferenza europea di Psicologia Digitale sono aperte: