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Poliamore e stili di attaccamento

La letteratura sull'attaccamento nel poliamore è ridotta ma un recente studio ha proposto tre modelli per spiegare le interazioni in queste relazioni

Di Niccolò Bardazzi, Letizia Doni

Pubblicato il 01 Ott. 2020

Aggiornato il 02 Ott. 2020 18:45

La teoria dell’attaccamento è un caposaldo della psicologia ma pochi studi si sono preposti di indagare il ruolo degli stili di attaccamento nell’ambito delle relazioni poliamorose.

 

Nelle società occidentali la monogamia è l’accordo di relazione romantica più comune tra le persone, ma le cosiddette relazioni etiche o consensuali non-monogame sono sempre più diffuse. È stato stimato che negli Stati Uniti circa il 4-5 % degli individui sono attualmente coinvolti in una relazione consensuale non-monogama (Rubin, Moors, Matsick, Ziegler & Conley, 2014) e circa una persona su cinque ha fatto esperienza di questa forma di relazione in un periodo della propria vita (Haupert, Gesselman, Moors, Fisher & Garcia, 2017).

Il termine relazioni consensuali non-monogame racchiude una costellazione di configurazioni relazionali che prevedono la possibilità di instaurare rapporti affettivi e/o sessuali con più partner nello stesso momento (Rubin et al., 2014); ciò avviene con l’accordo e il consenso da parte di tutte le persone coinvolte. Le forme più comuni di questo tipo di relazioni sono: lo scambismo, accordo in cui entrambi i partner si impegnano in attività sessuali extra-diadiche (solitamente in un ambiente sociale in cui entrambe le parti sono presenti; Jenks, 1998); la relazione aperta, nella quale i partner intraprendono relazioni esclusivamente sessuali indipendenti al di fuori della diade primaria (Hyde & DeLamater, 2000); e il poliamore, in cui i partner possono impegnarsi, in modo consensuale e informato, in relazioni intime, sentimentali e/o sessuali con più persone al di fuori della coppia (Barker, 2005).

Il poliamore si configura come un orientamento relazionale (Anapol, 2010) in quanto indica una specifica modalità di costruire una relazione. Comprende al suo interno molte dimensioni che mutano al variare delle relazioni tra i differenti individui, ma alcune caratteristiche, intese come valori, sono trasversali ad ogni rapporto poliamoroso: ad esempio il consenso, la negoziazione, la comunicazione trasparente, la non esclusività e la gestione della gelosia (Klesse, 2014; Veaux e Rickert, 2016). Wosick-Correa (2010) ha suggerito che le modalità di impegno relazionale tra gli individui poliamorosi non vadano ricercate nell’esclusività sessuale e affettiva, ma in quella che lei identifica con il nome di ‘agentic fidelity’. Questo termine si riferisce ad una forma di autoconsapevolezza che comporta la capacità di saper riconoscere e comunicare al partner i propri bisogni, desideri e limiti, e implica una scelta personale condivisa per quanto riguarda l’impegno all’interno della relazione. Nelle relazioni poliamorose l’accento è posto, quindi, sugli accordi relazionali ai quali i partner partecipano in modo attivo e consapevole, tenendo sempre presente la possibilità di rivalutare e rinegoziare i confini a seconda dei bisogni e desideri percepiti, i quali possono mutare nel corso della relazione stessa (Easton & Hardy, 2009).

Le configurazioni relazionali che si articolano nel poliamore possono assumere svariate forme e tipologie a seconda delle esigenze di chi vi partecipa (Klesse, 2014). In base agli accordi e alle strutture possiamo distinguere tre macro-insiemi relazionali (Deriu, Antonelli, & Dettore, 2016): il più comune è il ‘poliamore aperto’, nel quale i partner coinvolti restano aperti alla possibilità di sviluppare ulteriori amori e relazioni; la ‘polifedeltà’, in cui tre o più persone si impegnano in una relazione chiusa tra loro, che non include persone esterne; e i ‘poliamorosi single’, ossia persone che possono intrattenere più relazioni amorose senza la necessità di instaurare un rapporto a lungo termine. Un altro elemento fondamentale all’interno delle reti relazionali poliamorose è la gerarchia. Spesso, nella pratica, il poliamore nasce da una relazione monogama che viene aperta; i membri della precedente coppia, quindi, vanno a definirsi come partner primari, mentre chi viene incluso all’interno della rete diventerà partner secondario, terziario e così via, spesso con implicazioni di stampo gerarchico. La consapevolezza di queste gerarchie e la trasparenza nel comunicare i ruoli ai nuovi potenziali partner permette di far intraprendere la relazione in un modo consensualmente conforme (Veaux & Rickert, 2016).

Risulta interessante analizzare l’intrecciarsi di queste relazioni dal punto di vista della teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969, 1973, 1980). Essa concettualizza che l’intero sistema di comportamenti nella prima infanzia sottende la funzione di ottimizzare la prossimità con il caregiver (Del Corno et al., 2007). Il sistema di attaccamento dirige le emozioni, la cognizione e il comportamento nelle relazioni intime mentre regola la ricerca e il raggiungimento di supporto durante i periodi di difficoltà (Mikulincer & Shaver, 2007). La ricerca afferma che gli stili di attaccamento possono cambiare nel tempo (Stefini et al., 2013) ed è importante osservare che non tutte le relazioni possono essere considerate legami di attaccamento. Nei termini di Bowlby, questi ultimi possono dirsi tali soltanto quando assumono per l’individuo il significato di ‘base sicura’, in questo senso, il soggetto adulto può avere legami di attaccamento con il proprio partner, oppure con alcuni amici, colleghi e così via (Del Corno et al., 2007). La connessione tra le esperienze di attaccamento precoce e gli stili di attaccamento adulto è ben documentata (Fraley & Roisman, 2015). Questo quadro teorico, per quanto riguarda la relazione tra partner, sembra essere specifico, però, per le relazioni esclusive. Tuttavia, l’amore e l’esclusività sessuale non hanno sempre un legame univoco.

La letteratura riguardante gli stili di attaccamento adulto all’interno delle relazioni poliamorose è poco estesa e ha sicuramente bisogno di approfondimento. Lo studio di Moors, Ryan, e Chopik (2019) si è interrogato su tre domande fondamentali per capire questo nesso:

  • Le persone nelle relazioni poliamorose sviluppano stili di attaccamento simili con ciascuno dei loro partner?
  • Lo stile di attaccamento con un determinato partner influenza la qualità di quella relazione?
  • Lo stile di attaccamento con un determinato partner influenza la qualità di un’altra relazione romantica concomitante?

Vi sono prove che gli stili di attaccamento di un individuo sono coerenti tra i vari partner che può avere durante la vita (ad esempio, un ex-partner e un partner attuale; Brumbaugh & Fraley, 2007). D’altra parte, esiste una linea di pensiero che presuppone che gli stili di attaccamento mutino a seconda dei partner di una persona (La Guardia, Ryan, Couchman & Deci, 2000).

Per di più, i ricercatori hanno proposto tre modelli diversi che tentano di spiegare le interazioni tra le relazioni poliamorose: modello additivo, di contrasto e di compensazione (Mitchell, Bartholomew & Cobb, 2014). Questo approccio suggerisce che una relazione di alta qualità con un partner potrebbe aumentare la qualità di altre relazioni contemporanee (modello additivo) anche nel caso in cui una delle altre relazioni vacillasse (in questo caso si parlerebbe di modello di compensazione). Al contrario, una relazione di bassa qualità con un partner potrebbe sminuire la qualità dell’altra relazione concomitante (modello di contrasto). Nel testare questa ipotesi, Mitchell et al. (2014) non hanno riscontrato evidenze a favore di questi modelli nella popolazione poliamorosa. I poliamorosi hanno riferito di essere soddisfatti nei loro esiti relazionali e nella qualità della relazione in entrambe le relazioni simultanee. Inoltre, i dati mostrano che essi sviluppano stili di attaccamento con ciascun partner in base alle specifiche di quella relazione.

Lo studio di Moors, Ryan e Chopik (2019) ha utilizzato un campione di 357 persone che hanno avuto relazioni poliamorose con almeno due partner romantici contemporaneamente. L’età dei partecipanti variava dai 18 ai 77 anni e, in media, i partecipanti erano nella relazione primaria da circa 9 anni e in quella secondaria da circa 3 anni. Da questo studio, in risposta alla prima domanda di ricerca, è emerso che le persone impegnate in relazioni poliamorose tendevano ad avere stili di attaccamento simili (sia per evitamento che per ansia) nei confronti di ciascuno dei loro partner. Il legame di attaccamento nei confronti del partner che definivano primario è risultato più sicuro di quello stabilito con il partner secondario, nonostante entrambi risultassero sicuri. Questo è dovuto al fatto che la relazione con il partner primario solitamente durava da più tempo rispetto a quella con il partner secondario, questo è in linea con l’evidenza che i legami di attaccamento, in una relazione romantica, tendono a diventare più sicuri nel tempo (Davila, Karney, & Bradbury, 1999). In risposta alla seconda ipotesi, è emerso che specifici stili di attaccamento nelle relazioni predicevano specifici esiti relazionali, in particolare alti livelli di ansia e di evitamento erano generalmente associati a bassa soddisfazione relazionale, soddisfazione sessuale, impegno e soddisfazione degli accordi relazionali. Questi risultati replicano ed estendono l’ampio corpo di ricerche sulle relazioni monogame (Edelstein & Shaver, 2004) all’ambito delle relazioni poliamorose. Infine, in risposta alla domanda principale dello studio, è emerso che l’ansia e l’evitamento presenti nel legame di attaccamento con un partner non erano collegati agli esiti relazionali e al funzionamento di una relazione concomitante. Questi risultati suggeriscono che le persone impegnate in relazioni poliamorose considerano le loro relazioni come distinte e indipendenti l’una dall’altra. Inoltre, i dati di questo studio sono coerenti con le recenti ricerche che non hanno trovato supporto per i modelli di funzionamento relazionale additivo, di contrasto e compensatori nel poliamore (Mitchell et al., 2014). Si auspicano ulteriori studi nell’ambito delle relazioni poliamorose (così come in altre relazioni consensuali non-monogame) con lo scopo di chiarire e approfondire il ruolo degli stili di attaccamento.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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