Il catfishing consiste nel fornire informazioni fittizie su di sé o nell’ingannare l’altro riguardo la propria identità con lo scopo di migliorare la propria immagine e intraprendere una relazione che rimanga online.
Attualmente sono molte le persone che utilizzano i social network e le app di incontri per fare nuove conoscenze, infatti si stima che il 30% dei giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni e il 12% degli adulti di età compresa tra i 55 e i 64 anni, fanno uso di questi strumenti (Pew Research Institute, 2016), in quanto ritengono essere un modo più veloce e conveniente per trovare potenziali partners, sebbene riconoscano la presenza di maggiori rischi associati rispetto ad altre forme di appuntamento (ibidem).
Infatti, queste tecnologie permettono all’utente di modificare o aggiungere informazioni fittizie su di sé in modo da migliorare la propria immagine ed apparire maggiormente attraente (Ellison, Hancock, & Toma, 2011), oppure di ingannare l’altro riguardo la propria identità con lo scopo di intraprendere una relazione che rimanga online.
Questo fenomeno, chiamato catfishing, è diventato molto diffuso e oggetto di attenzione da parte della giustizia e della polizia, in quanto può rappresentare un’esperienza negativa e traumatica per coloro che sono vittime di questo comportamento e scoprono successivamente di essersi interfacciate con persone diverse da quelle che credevano (Koch, 2017).
Essendo un comportamento interessante anche dal punto di vista psicologico e volendo esaminare alcuni aspetti ad esso associati, il presente studio (Mosley et al., 2020) intende indagare la relazione tra il tipo di attaccamento (ansioso ed evitante) e lo status di “catfish” (autore e bersaglio), oltre alla relazione esistente con il genere.
Dopo aver risposto ad una serie di domande di tipo demografico, 1102 partecipanti sono stati sottoposti ad una serie di domande sul catfishing con lo scopo di avere informazioni su quale categoria (autore, bersaglio, o entrambi) meglio li descrive, oltre al rispondere all’Experiences in Close Relationships Short Form (ECR-S; Wei, Russell, Mallinckrodt, &Vogelm 2007) per valutare l’attaccamento evitante e quello ansioso.
I risultati mostrano che gli uomini sono più soliti svolgere il catfishing rispetto alle donne, in quanto essi non si sentono coinvolti emotivamente in queste relazioni, ma usano questi strumenti come mezzi per conoscere persone nuove, che possono essere facilmente messe da parte, nel momento in cui non rispondono più ai loro interessi (Kimbrough et al., 2013). Le donne, al contrario, vedono i social network come strumenti che consentono realmente di trovare un partner, per cui sono maggiormente predisposte a dare informazioni vere su di sé e ad impegnarsi in queste conoscenze.
Inoltre, si è visto esserci un’associazione positiva significativa tra l’attaccamento evitante e il catfishing, ed un’associazione significativa ancora più forte quando è presente un attaccamento di tipo ansioso. Sembrerebbe infatti che in entrambi i casi sia presente una tendenza a rispondere agli stress emotivi con il distacco emotivo (Mikulincer&Shaver, 2017), spiegando il comportamento del catfishing e la fine dei rapporti intrapresi, quando le circostanze diventano emotivamente troppo intense.
In conclusione, questi dati forniscono delle importanti indicazioni sulle implicazioni terapeutiche da seguire, in quanto essendo state individuate delle ferite nelle relazioni di attaccamento di questi individui, il clinico può lavorare sia con l’autore che con la vittima del catfishing, cercando di rispondere ai bisogni emotivi del cliente e formando delle esperienze di attaccamento correttive rispetto a quelle precedentemente avute (Greenman& Johnson, 2013), in modo che queste possano influenzare il modo di relazionarsi agli altri, permettendo di impegnarsi in relazioni a lungo termine.