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Perché molte persone sono disinibite e aggressive quando si esprimono sui social?

Superficialmente tendiamo a credere che la comunicazione digitale, quella dei social network, abbia la stesse caratteristiche di quella reale, ma non è così

Di Federico Frosoni

Pubblicato il 14 Ott. 2020

Perché molte persone sono disinibite e aggressive quando si esprimono sui social? A cosa è dovuta questa mancanza di moderazione? Perché altre sono diffidenti?

 

Sempre più spesso capita di vedere nei social diversi post e commenti molto aggressivi, pieni di parole offensive e carichi di odio e frustrazione.

Molte persone che esternano tali commenti online, nella vita reale e nella comunicazione “non virtuale”, risultano contrariamente come delle persone completamente diverse o comunque con un approccio molto più introverso nel face to face.

Superficialmente tendiamo a credere che la comunicazione digitale abbia la stesse caratteristiche di quella reale, ma purtroppo non è così: per la maggior parte nel cyberspazio le persone si esprimono più apertamente, con più disinvoltura, manifestando le proprie emozioni senza controllo.

Esistono dei veri e propri fenomeni comportamentali quando ci approcciamo online: uno di questi effetti è stato studiato dal Prof.John R.Suler della Rider University, l’Online disibinition effect. Secondo Suler la spiegazione al comportamento disinibito di molte persone quando si esprimono online è dovuto ai seguenti elementi:

  • Anonimato dissociativo: la possibilità di separare (più facilmente online) la propria identità dall’esternazione dei propri contenuti. Qualunque cosa venga detta o fatta non può essere automaticamente ricollegata alla vita reale.
  • Invisibilità: è il passo ulteriore all’anonimato. L’invisibilità immette la convinzione nell’utente di non essere visto, di potersi muovere sul web senza lasciare tracce, di essere fisicamente invisibile. Questo attiva l’effetto disinibizione. L’impossibilità di rilevare alcun linguaggio del corpo od espressione facciale nell’altro amplia questa convinzione. Così come l’assenza di aspetti emotivi e personali.
  • Asincronicità: la comunicazione sui social e nel web è asincrona ovvero non avviene in tempo reale, ma si avvale di lunghe pause, silenzi e risposte ritardate. Non dover affrontare la comunicazione immediatamente può favorire l’effetto disinibitorio.
  • Introiezione solipsistica: spesso capita che la persona che legge il contenuto online di un altro utente sente come una fusione mentale con questa persona, la lettura di questi contenuti può essere vissuta come propria o come voce nella propria testa, come se quella persona ci avesse letto dentro. Non sentendo come suona la voce dell’altro utente si può cadere in questa falsa convizione, addirittura possiamo assegnare un volto immaginario all’autore dei contenuti che andiamo a leggere.
  • Immaginazione dissociativa: spesso le persone tendono a credere che il personaggio creato con il profilo social sia un personaggio fittizio ed irreale, privo di responsabilità ed immaginario, separato dal mondo reale. Una volta scollegate le persone credono di cambiare personaggio per il mondo reale.
  • Mancanza di autorità e sensazione di uguaglianza: la possibilità di esprimersi sui social e sul web è estremamente democratica, infatti non importa chi ci sia dall’altra parte dello schermo e quale potere ed autorità possa avere nel mondo ordinario, sui social tutti si sentono di potere dire la loro a chiunque. Nel mondo reale, specie davanti ad una persona autorevole, le persone sono riluttanti a dire ciò che pensano davvero, ma con l’effetto disinibitorio online tendono a dire tutto quello che pensano.

Inoltre l’effetto disinibizione online, che risulta un fenomeno oggettivo per tutti, è anche un fattore che va a condizionare la reazione delle varie personalità che si apprestano ad interagire come utenti sul web. Ad esempio renderà personalità con stili istrionici più aperte ed emotive, mentre le compulsive del mondo ordinario molto più contenute. Quindi il grado di disinibizione di questo effetto viene condizionato dallo stile comportamentale di base dell’utente.

Molte persone possono sentirsi più libere grazie a questo effetto disinibitorio online, oltre che sfogarsi più liberamente o condividere le proprie emozioni possono avere la possibilità di presentarsi come vorrebbero agli altri.

Il rischio del confine del sé

La disinibizione online è un fatto oggettivo, ma dobbiamo prendere atto di come ci siano anche persone che si sentano osservate, sorvegliate e diffidenti nei confronti dei social e dell’attività online in generale. Gli ambienti online, come le chat di messaggistica dei social o altri sistemi, possono generare in alcune persone insicurezza, frustrazione ed ansia, paranoia o paura. Questo porta ad agire con esitazione e cautela. Alcune persone vacillano tra uno stato disinibito nella realtà ed uno inibito sui social, oppure viceversa. Questa polarità è definita da Suler come esperienza di “auto-confine”. L’auto-confine può essere definito come il senso di ciò che sono io e ciò che non sono io. È l’esperienza di un perimetro flessibile che segna la distinzione tra la personalità –  pensieri, sentimenti e ricordi – e ciò che esiste al di fuori di quel perimetro, all’interno delle altre persone che utilizzano l’online.

Una varietà di fattori contribuisce all’auto-confine, tra cui la consapevolezza di avere un corpo fisico distinto, la percezione attraverso i cinque sensi di un mondo esterno, il sentimento di una distinzione psicologica tra ciò che conosco rispetto a ciò che gli altri sanno di me e la sensazione del sé fisico/psicologico che si muove in modo coeso lungo un continuum lineare di passato, presente e futuro. La vita online tende a sconvolgere questi fattori che supportano l’auto-confine. Il corpo fisico e i suoi cinque sensi non svolgono più un ruolo cruciale come nelle relazioni face to face. Ciò che gli altri sanno o non sanno dell’utente non è sempre chiaro. La sensazione di un passato, un presente e un futuro lineari diventa meno tangibile mentre ci muoviamo avanti e indietro attraverso la comunicazione sincrona e asincrona. Di conseguenza, questo stato di coscienza alterato nel cyberspazio tende a spostare o destabilizzare il confine con se stesso. La distinzione tra io interiore e l’altro esteriore non è così chiara e questo può innescare tutta una serie di bias cognitivi.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Suler, J. (2004). Cyber Psychology and Behavior, The Online Disinhibition Effect. 7, 321-326
  • Suler,J. (2015). Psychology of the digital age: humans become electric, Cambridge University Press, 2015, Cambridge.
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