Avere un attaccamento acritico a consuetudini e idealizzazioni sul setting terapeutico e contrastare tout court la terapia online è un atteggiamento anacronistico. Il progresso tecnico e scientifico deve essere considerato un alleato del terapeuta e non un nemico.
Come psicoterapeuti, non possiamo ignorare gli strumenti che abbiamo a disposizione e come questi ultimi siano parte integrante della vita dei nostri pazienti così come della nostra. Gli sviluppi tecnologici si susseguono velocemente, portando con sé cambiamenti sociali e relazionali oltre che tecnologici. Arroccarsi su modi di operare consolidati ritenendoli esclusivi e unici rischia di far metter da parte cambiamenti di mezzi e di contenuti che semplicemente non si possono ignorare. Da questi spunti e dalla pratica clinica nascono le riflessioni di questo libro dedicato ai professionisti che si affacciano ora alla professione così come a quelli di consolidata esperienza: come si colloca la psicoterapia in relazione alla tecnologia? Quali sono le potenzialità e i rischi della terapia online? Quale impatto hanno questi cambiamenti sociologici sulla psicoterapia?
La terapia online: non ci sono scorciatoie
Il tema della psicoterapia online è mai come adesso oggetto di dibattito e riflessioni sia tra gli addetti ai lavori che tra i pazienti. Soprattutto a seguito dell’emergenza Covid-19, lo spostamento forzato al setting virtuale ha smosso parecchi interrogativi. Potenzialità e rischi sono molteplici, a partire da aspetti etici, legali e deontologici ad altre questioni come il livello di alfabetizzazione digitale, la tipologia di disturbo e di paziente, l’ambiente condiviso, il setting clinico meno definito, l’invasione dello spazio personale, i possibili intoppi tecnologici.
Sicuramente il contesto virtuale è ben diverso da quello vis à vis: se in quest’ultimo l’ambiente è pienamente condiviso, nella terapia online si può essere più facilmente distratti da stimoli esterni e non condivisi col nostro interlocutore, sia per terapeuta che paziente. Il setting è destrutturato, virtuale, e quello che non viene condiviso non è solo lo spazio fisico ma quello relazionale. Inoltre, il livello di alfabetizzazione digitale è da valutare quando si propone una terapia anche solo in parte online: non va dato per scontato che tutti i pazienti abbiano dimestichezza con la tecnologia e si sentano a proprio agio con essa. Va considerato anche il tipo di paziente: per gli autori, infatti, se non strettamente necessario, è sconsigliato fare terapia online ai pazienti cosiddetti ‘complessi’ in quanto privarli dello spazio fisico relazionale vuol dire impoverire alcuni aspetti contestuali della relazione terapeutica, fondamentale con questo tipo di pazienti.
Infine, è necessario avere una certa esperienza per condurre una terapia a distanza? Non ci sono dubbi secondo gli Autori: la pratica online è più difficile, soprattutto per i giovani psicoterapeuti, anche quelli nativi digitali. Facilità di accesso e limitazione dei costi non devono ingannare: il setting online richiede una certa esperienza per riuscire a padroneggiare molti elementi peculiari della relazione terapeutica che online possono apparire più sfumati e meno chiari a un terapeuta meno esperto.
L’alfabeto digitale, orientarsi tra le risorse comunicative nella terapia online
In seduta e fuori dalla seduta, gli psicoterapeuti si trovano a confrontarsi con i pazienti attraverso, con, grazie a strumenti digitali. Dal fissare un appuntamento, all’app per condividere gli esercizi fatti, alla videochiamata. Online/offline: le due modalità si rapportano tra loro condizionandosi reciprocamente. Forti del loro background, gli Autori, che afferiscono al Centro Studi Psicologia Relazionale Prato, ci parlano proprio di interazione sistemica tra due mondi che non sono separabili o divisibili.
Questo testo rappresenta un valido contributo sul coniugare efficacemente pratica clinica e tecnologie digitali. Il libro si apre con delle riflessioni di carattere sociologico per poi dedicare uno spazio ad ognuno dei mezzi comunicativi con capitoli specifici: messaggi ed e-mail, emoticon e videochiamate, foto e app sono presi in esame sia per l’utilizzo che ne fanno i pazienti sia per come possono avvalersene con adeguata consapevolezza i terapeuti. Come ogni libro che sia dedicato alla pratica clinica, è ricco di esempi e situazioni cliniche concrete, raccomandazioni teoriche, riflessioni su restituzione e supervisione. Si conclude quindi con delle riflessioni di carattere deontologico.
La sfida per gli psicoterapeuti è quella di utilizzare la tecnologia in modo appropriato e integrare le diverse forme di comunicazione (dal vivo, sms, app di messaggistica, e-mail), in modo che tutto questo insieme concorra all’instaurare una relazione terapeutica proficua per entrambe le parti.
EUROPEAN CONFERENCE OF DIGITAL PSYCHOLOGY
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