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Quando il cibo aiuta a gestire le emozioni – Report dell’evento

L'evento promosso dal CIP di Modena fa riflettere sul rischio che il rapporto tra cibo ed emozioni possa diventare disfunzionale per diversi motivi

Di Alessia Rapacchi

Pubblicato il 14 Set. 2020

Aggiornato il 13 Mag. 2022 15:58

Report dell’evento gratuito del 27 Luglio Mangio che mi passa… quando il cibo mi aiuta a gestire le mie emozioni promosso dal Centro per i Disturbi di Personalità di Modena

 

Le emozioni sono dei processi fondamentali che hanno molteplici funzioni: prima di tutto, una funzione adattiva, ossia guidano e proteggono dai pericoli, in secondo luogo una funzione sociale e comunicativa e, infine, una funzione motivazionale. Esistono diverse modalità di regolazione delle emozioni negative, tra cui il cibo, la cui ingestione può aumentare, arrivando a svolgere una funzione consolatoria oppure diminuire nel tentativo di riprendere il controllo di una situazione difficile.

Se polarizzato, il rapporto tra cibo ed emozioni può diventare disfunzionale; alcuni fattori di rischio in tale direzione sono rappresentati dalla pressione culturale verso la magrezza e dai pregiudizi verso l’obesità (ad esempio, gli obesi mangiano di più). Un altro fattore è la storia di attaccamento, poiché i primissimi legami con altre persone influenzano il modo in cui verranno percepite e gestite le relazioni successive. Infatti, se ad esempio ogni volta che un bambino piange gli viene offerto del cibo, crescendo potrebbe imparare che quella sia l’unica modalità di gestione delle emozioni negative e conseguentemente sviluppare un rapporto disfunzionale con il cibo. Infine, possono essere presenti varie caratteristiche personologiche che favoriscono lo sviluppo di un rapporto disfunzionale con il cibo, tra cui una preoccupazione eccessiva per il peso e la forma fisica; un deficit di autostima che porta a iperinvestire l’apparenza corporea, considerandola l’aspetto principale della propria realizzazione personale; un deficit di autoconsapevolezza, vale a dire non riuscire a dare un nome alle emozioni provate; tratti perfezionistici, ossia valutare se stessi in base al raggiungimento di standard esigenti autoimposti; un pensiero dicotomico, consistente nella tendenza ad estremizzare in tutto o nulla (ad esempio: non ho seguito perfettamente lo schema alimentare quindi tanto vale mangiare tutto); tratti impulsivi.

Come per le emozioni, anche le funzioni del cibo sono svariate e consistono in: uno strumento di oblio (‘il cibo mi aiuta a non pensare a quanto sto male’); un modo per affermare la propria indipendenza (‘il cibo e il peso sono l’unica cosa che controllo io’); una fonte di gratificazione o consolazione (‘quando mangio è l’unico momento della giornata per me’); infine, svolge una funzione sociale (si esce per andare a mangiare insieme, è un momento di condivisione).

Nel momento in cui una persona si accorge di avere un rapporto disfunzionale con cibo ed emozioni, quello che può fare è, in primo luogo, accettare il problema e richiedere aiuto ad un professionista, il quale lo sosterrà nel raggiungimento di una maggiore consapevolezza e nello sviluppo di una motivazione solida al cambiamento. Inoltre, può rallentare, restando in ascolto del proprio corpo con i relativi segnali di fame e sazietà (mindfulness) e, in ultima analisi, mantenere dei ritmi regolari di alimentazione, di sonno-veglia e di attività piacevoli svolte durante la giornata.

 

CIBO ED EMOZIONI – Guarda il video integrale dell’evento:


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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Fairburn CG. (2010) La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione. Firenze, Eclipsi.
  • Dalle Grave R (2012). Come Vincere i Disturbi dell’Alimentazione. Un Programma Basato sulla Terapia Cognitivo Comportamentale. Verona, Positive Press.
  • Dalle Grave R., Calugi Simona & Sartirana M. (2018) Manuale di Terapia Cognitivo Comportamentale dei Disturbi dell'Alimentazione nell'Adolescenza (CBT-Ea). Dal trattamento ambulatoriale al ricovero riabilitativo. Positive Press
 
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