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Da mamma a donna andata e ritorno

La donna deve cercare in sé delle risorse personali, deve imparare a delegare per non lasciarsi affogare, non deve sentirsi imperfetta o sbagliata.

Di Sara Di Michele

Pubblicato il 09 Lug. 2020

In questa fase, molte donne lamentano la fatica di conciliare la vita di mamma, lavoratrice con i figli in casa, e casalinga. La donna sta mostrando un’urgenza di esprimersi, di mettere in luce i propri bisogni, di fermarsi e guardare le proprie fragilità.

 

Il tempo ha assunto altre forme e altro significato. Tutto ciò che andava di fretta ha rallentato. La mattina, i caffè sembrano più lenti, le notti hanno uno strano silenzio e le voci delle case piene rimbombano nei cortili….è un tempo sospeso. Le voci, pianti di bambini, grida di ragazzi e normali litigi familiari riempiono le finestre e l’intimità quasi perde i confini. Il linguaggio si disinibisce, e sembra che poco importi se i nostri pensieri confidati a un amico diventino di dominio pubblico o di condivisione al di fuori delle mura domestiche.

Tutto sembra andare più lento. Dalla pandemia, quel tempo riempito con mille impegni all’improvviso si è liberato e ha lasciato spazio a riflessioni e possibili piaceri. E in questa fase vorremmo andare a ricercare quel « guscio » del tempo sospeso, vorremmo riassaporarne le emozioni. E di nuovo ci sembra di non aver approfittato abbastanza e di dover ripartire di nuovo.

La donna, mamma, consacrata ad assumere sempre di più le sembianze di Wonder Woman ha mostrato la sua debolezza e, ancor più nella fase 2, l’ha mostrata spudoratamente ai propri figli.

Da svariati anni la donna ricopre il ruolo di mamma, casalinga, lavoratrice, ruoli che convivono con grande fatica, facendo sì che la qualità del tempo dedicato ad ogni ruolo venga meno. Nel tempo la donna « in carriera » si è fatta supportare da altre figure per assolvere i propri doveri. E’ diventata una mamma multitasking e manager della propria famiglia. Pianifica i tempi e le mansioni di donne delle pulizie, baby sitter, nonni, gestisce sport, compiti, feste degli amichetti, chat delle mamme. La donna lavoratrice ha sempre di più imparato a delegare e organizzare, con l’affanno e la sottile lamentela di non poter dedicare tempo sufficiente ai propri figli a causa del lavoro.

La pandemia ha messo in luce un nuovo aspetto, più inconscio, più segreto, più tabù, ma più reale. La donna non vuole occuparsi solo dei figli, ma vuole anche lavorare e desidera anche fare altro che la distragga dal suo essere solo madre. Dietro a quella parola, lavorare, c’è la libertà della donna, non solo in termini di indipendenza economica, ma anche in termini di spazi vitali, di benessere e di stima personale.

L’essere madre non può e non deve uccidere l’essere donna.

Infiniti post, vademecum, associazioni, ribadiscono come gestire i figli in questo momento. Trascorrere del tempo con loro, approfittare e godere di questo momento, svolgere delle attività insieme. Le prime due settimane sono state un susseguirsi di attività inventate dal genitore che è diventato animatore delle giornate del proprio figlio. Così, per molti, questa fase di entusiasmo è stata spazzata via da una nuova fase, quella della quale nessuno osa parlare, forse per pudore o per vergogna. Tutti hanno avuto modo di riscoprirsi insieme, di scoprirsi nucleo, ma tutti e ancor più la donna, sentono un gran bisogno di sentirsi individuo.

La madre, per istinto naturale funge da contenitore delle angosce del bambino. L’holding (Winnicott) è la capacità della madre di saper intervenire in maniera istintiva dando amore e sapendosi mettere da parte quando il bambino non ha bisogno di lei.

La donna in questo momento non vuole sentirsi pilastro della famiglia, non vuole sentirsi primo punto di riferimento, ha bisogno di essere supportata e sostenuta, fa fatica ad utilizzare la capacità di holding.

…… Accade spesso che i bambini tra i tre e cinque anni perdano le staffe, e riescano ad essere particolarmente riottosi nei confronti delle loro madri. Quando la pazienza della madre è messa a dura prova c’è sempre qualcuno che con calma porta via di peso il bambino da un’altra parte, consentendo così alla madre di continuare a fare quello che stava facendo. La pronta disponibilità di altre persone significa che la madre non può essere tormentata dal figlio, fino al punto di perdere il controllo di sé……. (Montagu, A.)

In questa fase, molte donne lamentano la fatica di conciliare la vita di mamma, lavoratrice con i figli in casa, e casalinga. Sono spesso ricorrenti i sogni di non riuscire a parlare, di sentirsi intrappolate, di non riuscire a camminare o a muoversi. Sono tutti sintomi di un’urgenza di esprimersi, di mettere in luce i propri bisogni, di fermarsi e guardare le proprie fragilità.

La castrazione di ritagliarsi dei luoghi intimi per poter fare quella telefonata all’amica, porta all’asfissia e all’esasperazione, che vengono messe in atto con un linguaggio più schietto e più spudorato anche davanti ai figli.

In questi mesi, le mamme hanno avuto a che fare con le ansie legate al possibile “trauma” che stanno vivendo i figli, hanno rimboccato le coperte, si sono svegliate nel cuore della notte per rassicurare il figlio da un incubo, si sono svegliate prima di tutti per lavorare, hanno accompagnato i propri figli alle porte dei sogni, hanno provato a dare regole e si sono sentite in colpa quando hanno ceduto. Ma in tutto questo fare non hanno trovato spazio per “poter essere”.

Questa realtà è stata camuffata, nascosta. Non c’è stato spazio per uno sfogo che mostrasse la propria fragilità, non c’è stata una comunità che ha accolto questo malessere.

 Abbiamo tutte questo utero che ci rende tutte fragili, tutte accoglienti anche quando a noi della maternità non ce ne frega niente.

Questa frase provocatoria gridata dall’ultimo monologo di Anna Foglietta, non abolisce o denigra il desiderio di maternità, ma ribadisce che le donne sono oltre il solo essere mamme, sono individui e in quanto tali hanno bisogno di spazi, di autonomia per ricaricarsi.

Nei branchi di lupi, la femmina allatta i cuccioli e gli altri lupi le procurano il cibo, la proteggono affinché possa continuare ad allevare la prole. (Radinger, E.)

In questo momento di fragilità sociale, sanitaria ed economica si dovrebbe tutelare maggiormente la figura della donna. Le si dovrebbero fornire strumenti e mezzi affinché possa recuperare forza ed energia e continuare ad essere il grembo del futuro.

La donna deve cercare all’interno di se stessa delle risorse personali, per non lasciarsi affogare. Deve imparare a delegare e non deve sentirsi imperfetta o sbagliata perché ricorre all’aiuto di un professionista. È fondamentale che la donna trovi un’armonia tra l’essere tale ed essere madre. Il bambino ha bisogno tanto della sua presenza quanto della sua assenza.

L’esistenza del desiderio della donna come non tutto assorbito in quello della madre è la condizione essenziale affinché il desiderio della madre possa essere generativo. (Recalcati, M.)

 

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Montagu, A., (2012). Il buon selvaggio. Educare alla non aggressività. Eleuthera: Milano.
  • Recalcati M., (2015). Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno. Feltrinelli : Milano.
  • Radinger, E., (2018). La saggezza dei lupi. La mia vita con il branco. Mondadori : Milano
 
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