Il 27 giugno 2020 è la data di uscita della tanto attesa terza stagione di Dark, nonché la data dell’apocalisse dovuta all’inizio del terzo ed ultimo ciclo. A cosa è dovuto il successo della serie tv tedesca che ha intrigato gli spettatori, lasciandoli bramanti in attesa della terza stagione?
Attenzione! L’articolo potrebbe contenere spoiler
Una commistione di fattori ha reso la trama avvincente e coinvolgente, come fosse una fiaba per adulti. Una fiaba che inizia con una situazione reale, che si permea però di elementi fantastici per trasmettere qualcosa.
In una piccola cittadina tedesca, Winden, scompare un ragazzino nelle vicinanze di una grotta, immersa in un bosco. Il bosco è anche un simbolo che rimanda ad un luogo interiore in cui ci si può addentrare e perfino perdere. Dark rimanda agli spettatori l’idea che è possibile addentrarsi non solo nel bosco, bensì nella caverna, ed uscirne diverso, capace di comprendere la verità delle cose, come nel mito platonico la fuoriuscita dalla caverna consente di scorgere la realtà.
Nella caverna si trova una frattura temporale che catapulta, chi è in grado di attraversarla, nell’anno 1953, 1986, 2019. Questo è possibile grazie/a causa della centrale nucleare presente a Winden, le cui scorie radioattive hanno aperto una breccia nella dimensione temporale, mediante un processo spontaneo che ha determinato la creazione della particella di Dio.
Non è chiaro quale sia il punto di origine della vicenda, il primo episodio della prima stagione ha inizio con il suicidio di Michael, padre di Jonas, il protagonista adolescente che a seguito dell’evento viene ricoverato in una clinica psichiatrica e, al suo ritorno a Winden, scopre della scomparsa dello spacciatore della scuola.
A partire da questa morte e da questa scomparsa avvengono, a cascata, una serie di eventi concatenati, l’uno causa ed effetto dell’altro. Infatti, il tentativo di prevenire scenari catastrofici futuri e di non perdere le persone amate, porta i diversi personaggi a commettere le azioni che provocano gli eventi che avrebbero voluto evitare, determinando anche un loop temporale infinito.
Il che rimanda alla teoria di Nietzsche dell’eterno ritorno e della visione circolare del tempo:
Tutto quello che succede è contenuto sia nel passato che nel futuro.
Tutto è già avvenuto e deve tornare ad accadere.
Il superuomo è il fanciullo-filosofo che obbedisce alla propria volontà, anche a “ritroso”, poiché quanto si è compiuto nel passato è fatto perché in quel momento si riteneva l’azione migliore che si potesse compiere. Pertanto non ci sono sentimenti quali colpa, rimorso, rammarico, che tengano, bensì vi è un’assoluzione dagli errori compiuti.
Gli spettatori guardando Dark ricercano l’esperienza della catarsi, cioè della liberazione dalle emozioni possibile grazie all’avvicendarsi di situazioni possibilmente reali: tradimenti, incomprensioni, utilizzo d’alcol e di sostanze, problemi tra genitori e figli adolescenti, disturbi psichici e altri ancora.
Gli spettatori possono rintracciare qualcosa di sé negli abitanti della cittadina di Winden, che si disvela a poco a poco essere “malata, come una piaga infetta” e i suoi abitanti ne sono “parte” anch’essi malati, o forse, semplicemente umani. Dark pare il quadro di Escher Relatività, il quale raffigura scale che salgono e scendono in un gioco di prospettiva inusuale, ma che, guardato da diverse prospettive, quelle dei personaggi del quadro, diventa comprensibile.
La storia dei protagonisti, appartenenti a quattro delle famiglie di Winden, viene presentata attraverso epoche diverse. Ogni personaggio è alla ricerca di qualcosa, la verità, e di qualcuno, sia egli figlio, fratello, padre, marito, innamorato, disperso, assassino. Ognuno di loro inizia un percorso di conoscenza che si può riassumere con la frase di Helge Doppler:
Siamo tutti alla ricerca del nostro filo di Arianna, che ci mostri qual è la strada giusta che ci faccia da guida nelle tenebre. Chi di non vorrebbe conoscere il proprio futuro?
In qualche modo ogni personaggio cerca di controllare una situazione che gli sfugge dal controllo. Gli spettatori si riconoscono in questo. Dark è potente nel presentare il conflitto adolescenziale autonomia-dipendenza facendo ruotare la trama attorno ad esso.
Jonas torna nel 1986 per riportare indietro il padre nel 2019. Non lo fa perché questo impedirebbe la sua stessa esistenza: Mikkel/Michael non conoscerebbe la moglie, Hanna. Il compito dell’adolescente è proprio quello di svincolarsi dalle figure genitoriali affinché avvenga la costruzione dell’identità (Erik Erikson) e non ci sia invece identità diffusa.
È lo stesso Mikkel/Michael che si fa da parte per permettere a Jonas di svolgere il suo ruolo, il compito datogli dallo Jonas del futuro, costruendo se stesso: quando Jonas lo raggiunge per impedirgli di suicidarsi Mikkel/Michael, che non aveva intenti suicidi, li realizza.
Jonas è chiamato ad assumersi le sue responsabilità, la cosiddetta moratoria psicosociale, e lo fa spostandosi non solo avanti e indietro nel tempo, ma perfino fra più mondi, guidato da quello che Daniel Siegel definisce l’ESSENCE dell’adolescenza.
Essence è l’acronimo di:
- Emotional Spark, l’aumento dell’intensità delle emozioni esperite;
- Social Engagement, il maggior coinvolgimento sociale;
- Novelty-seeking, la ricerca di novità;
- Creative Exploration, l’esplorazione creativa.
Insomma, altri ingredienti della ricetta che rendono Dark una tra le serie più viste di Netflix.