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Un mondo di bugiardi!

Mentire implica per il cervello uno sforzo superiore che non dire la verità, ma ciò che maggiormente tradisce le bugie è il corpo di chi le racconta

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 25 Giu. 2020

Quando mentiamo mettiamo il nostro cervello nelle condizioni di dover confezionare in un attimo una risposta che contenga una “verità alternativa”, che risulti credibile.

 

“Ad oggi nel mondo si contano circa 7.5 miliardi di bugiardi”, ossia l’intera popolazione mondiale. Inizia con questa sconcertante affermazione il libro di Francesco Albanese, psicologo e psicoterapeuta, che ha affrontato lo spinoso teme della menzogna mettendoci davanti una verità piuttosto scomoda: siamo tutti bugiardi.

Un esempio? Usciamo di casa incontriamo un conoscente che ci chiede “Come va?”, rispondiamo “Bene!” e invece no, abbiamo appena litigato con il nostro miglior amico, siamo arrabbiati e amareggiati ma non abbiamo voglia di parlarne. Ecco che abbiamo mentito.

Perché mentiamo?

Mentiamo per diversi motivi e con diverse intenzioni. Per non ferire gli altri, ad esempio. Ad un’amica che ci fa vedere il suo nuovo abito non potremmo che dire “Bello!” anche se lo troviamo orribile. Mentiamo per avere un vantaggio, per evitare una punizione o un giudizio negativo, per ottenere qualcosa, per sottrarci ad un compito sgradito. Mentiamo per recare danno consapevolmente e deliberatamente ad altre persone. Le bugie usate con questo scopo possono avere l’effetto di lame sottili che scagliamo verso il prossimo.

In ogni caso, più o meno nobili siano le nostre motivazioni, mentiamo tutti. Tutti i giorni, più volte al giorno e indistintamente con tutte le persone che ci stanno intorno. Conoscenti, amici, colleghi, familiari.

Appurato che siamo tutti bugiardi, e in fondo possiamo anche passarci sopra, proviamo a vedere queste considerazioni da un’altra prospettiva: come noi mentiamo agli altri allo stesso modo gli altri mentono a noi. In modo diverso e con fini diversi ma ci confezionano bugie su bugie che spesso non riusciamo a cogliere. Ci mentono colleghi e amici, ci mentono genitori, figli, mariti e mogli!

Da questo punto di vista il tutto assume una luce molto più sinistra. Come difenderci da questi bugiardi? Come smascherarli?

Il Dottor Albanese ci quantifica le nostre possibilità di riuscita: diciamo subito che è bene non farsi troppe illusioni, ma che possiamo lavorare su un miglioramento. Senza nessuna preparazione le possibilità di riuscita si aggirerebbero intorno al 50%, ossia saremmo in grado di riconoscere come tali la metà delle bugie che ci vengono raccontate. Seguendo qualche indicazione, come spiegheremo più avanti, e facendo un po’ di pratica potremmo raggiungere un discreto 70%. Solo se a questo possiamo aggiungere l’aiuto di un grande intuito arriveremo a toccare un notevole 90%, che non ci mette comunque completamente al riparo da ogni bugiardo ma aumenta notevolmente le nostre possibilità di non cadere nelle trappole che ci vengono tese.

Tanto per cominciare, il dottor Albanese ci spiega che mentire implica per il nostro cervello uno sforzo superiore che non dire la verità. Quando mentiamo mettiamo il nostro cervello nelle condizioni di dover confezionare in un attimo una risposta che contenga una “verità alternativa”, che risulti credibile. Probabile quindi che impieghi qualche frazione di secondo in più rispetto a quando stiamo invece dicendo la verità, ma se siamo abituati a mentire, anche il nostro cervello sarà più rapido nel confezionare una bugia e noi avremo imparato a gestire quei sentimenti di paura e senso di colpa che accompagnano i bugiardi occasionali.

Attenzione al corpo

Quello che maggiormente tradisce i bugiardi è il corpo. A questo riguardo sono state compiute ricerche che hanno dato risultati molto significativi.

Di notevole importanza il contributo dato da Paul Ekman, psicologo statunitense, che attraverso le sue ricerche scientifiche ha studiato come riconoscere le emozioni attraverso il comportamento non verbale, in particolare basandosi sulle espressioni del volto.

Nel suo libro I volti della menzogna, Ekman spiega come nel rapporto tra chi mente con la sua ipotetica “vittima” entrino in gioco elementi di tipo emotivo, comportamentale, legati al contesto, al carattere e alla disposizione tra il mentitore e chi vorrebbe essere in grado di valutare la sincerità o meno di chi gli sta di fronte.

Alcuni esempi pratici

Ed ora veniamo alla pratica. Come dicevamo, esistono dei metodi non infallibili ma in grado di darci qualche possibilità di riuscita in più. Innanzitutto partiamo dal presupposto che se possiamo mentire con le parole, molto più difficilmente riusciremo a farlo con il corpo. Posizione del corpo, tono della voce, pausa e vicinanza di chi parla con noi, espressioni del viso, scelte linguistiche sono tutti indicatori che difficilmente possono essere manipolati.

Facciamo qualche esempio partendo dai gesti. Prendiamo in considerazione gesti illustratori e indicatori.

I gesti illustratori sono quei gesti che accompagnano e rafforzano il contenuto di quello che stiamo dicendo. Coinvolgono tutto il corpo, in particolare le mani, gli occhi, le sopracciglia. Chi mente (soprattutto se lo fa preso alla sprovvista e non in modo premeditato) concentra le sue energie cognitive e mentali nel confezionare la bugia, tende quindi a muoversi poco perché il suo sforzo possa concentrarsi altrove.

I gesti indicatori sono quei movimenti di viso e corpo associati alle 7 emozioni primarie (rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, disprezzo, disgusto), sono indicatori molto utili in quanto difficilmente manipolabili e quindi in grado di contraddire quanto invece si sta affermando a parole.

Veniamo ora alle espressioni facciali.

Riconosciamo ad esempio quando la felicità è sincera non dalla zona della bocca ma dagli occhi, questo perché il muscolo orbicolare dell’occhio si attiva involontariamente e non ci consente di modificarne la sua reazione per adattarla alle nostre eventuali intenzioni menzogniere.

La sorpresa è l’emozione che sparisce più rapidamente dal nostro volto, se dura più di un secondo non è autentica.

Interessante, e sorprendente, quello che possono rivelarci gli occhi: se chi sta parlando rivolge lo sguardo in alto a destra (alla sua destra), sta accedendo all’emisfero destro del suo cervello, quello della creatività, e sta probabilmente cercando non un’informazione che possiede ma qualcosa da creare con la fantasia (una menzogna?). Al contrario, se lo sguardo si rivolge in alto a sinistra, si attinge alla sfera dei ricordi, quindi a qualcosa di reale.

Allo stesso modo, la posizione delle gambe, dei piedi, delle mani, possono darci indicazioni preziose e, come ci suggerisce maliziosamente il dottor Albanese, padroneggiare queste conoscenze può anche fare di noi dei perfetti bugiardi!

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Albanese, F., (2018), Mi stai mentendo?, Treviso: Editoriale Programma
  • Elkman, P., (2009), I volti della menzogna, Firenze: Giunti.
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