Quando l’adolescente esce dall’ambiente protetto familiare sarà in grado di fronteggiare la frustrazione che il confronto con il mondo esterno comporta? Come possiamo favorire l’elaborazione dei compiti evolutivi ineludibili dell’adolescenza e le sue ricadute sul piano psichico e affettivo?
Il tema dell’adolescenza è da sempre sull’agenda degli addetti ai lavori, insegnanti, “psi” di tutti i generi, genitori, educatori vari da sempre si interrogano su come affrontare al meglio questa fase critica dello sviluppo di ogni ragazzo e ragazza e gli stessi adolescenti cercano risposte alle numerose domande che il particolare momento della loro vita gli sollecita. Matteo Lancini se ne occupa prendendo in considerazione vecchi e nuovi rituali giocati dalle varie figure che ruotano intorno all’educazione.
Siamo passati da una comunità educante diffusa dove i figli erano di tutti e i modelli educativi non esitavano a interrompere la relazione affettiva in assenza di sottomissione alla norma e al volere degli adulti, ad oggi dove il mantenimento della relazione affettiva è il fine ultimo dell’intervento educativo.
Solo che il passaggio dall’infanzia all’adolescenza prevede un salto. L’infanzia è caratterizzata dalla precocizzazione delle esperienze con la madre, grande regista della vita dei figli, che in modo più o meno consapevole tenta disperatamente di eliminare qualsiasi ostacolo dalla strada della crescita del bambino o della bambina. I genitori cercano di rimuovere qualsiasi inciampo e ostacolo, forse perché, sostiene l’autore, il dolore e il fallimento sono intollerabili più per i genitori che per i figli.
Promuovono una sorta di sparizione del bambino reale a favore di un bambino ideale. I bambini relazionali e psicologizzati crescono in un contesto in cui popolarità e successo vengono prima di tutto, al punto che la società dei like e dei follower nasce non con l’accesso a internet ma con quello nella scuola materna. (Lancini, 2020)
Se l’importante è esserci, far parlare di sé in qualsiasi modo, quando l’adolescente esce dall’ambiente protetto familiare sarà in grado di fronteggiare la frustrazione che il confronto con il mondo esterno comporta e gli educatori saranno in grado di farsi carico educativamente e affettivamente di quello che rappresenta tutto ciò?
Vi è l’interesse per la comprensione del funzionamento affettivo e relazionale dei nostri ragazzi che crescono in una società così complessa, in cui nuovi fenomeni necessariamente li coinvolgono (internet, “genere fluido”, fecondazione artificiale e procreazione assistita, accettazione di un nuovo corpo, riorganizzazione delle relazioni, aspettative ideali elevate)?
Come possiamo favorire l’elaborazione dei compiti evolutivi ineludibili dell’adolescenza e le sue ricadute sul piano psichico e affettivo?
A dire il vero nel rispondere l’autore non offre soluzioni dettagliate e ben confezionate, ma si adopera a mettere in evidenza l’influenza dei contesti e delle situazioni specifiche e uniche dei singoli, rimarcando ammonimenti che sembrerebbero anche ovvi e di buon senso, ma che forse proprio per le trasformazioni del contesto in cui si è chiamati ad agire rappresentano elementi essenziali, dimenticati e trascurati che necessitano di essere decisamente riaffermati.
In primis la coerenza. Se si valorizza l’espressività, la socializzazione, il successo, le esperienze del bambino è necessario accettarne le conseguenze e non cambiare completamente registro. Non si può con l’arrivo dell’adolescenza fare riferimento a un modello normativo, limitante in cui il devi obbedire e prima il dovere riconquistano il ruolo principale.
Nella società dell’individualismo, del narcisismo e di internet nessuno rinuncia a niente. Perciò, una funzione regolatrice e contenitiva nella fase evolutiva adolescenziale è irrinunciabile ma deve essere declinata tenendo in considerazione il contesto.
La perdita di autorevolezza degli educatori e la facilità di superarla delegando responsabilità alimentano rotture che si esplicitano a differenza degli anni passati non tanto sul piano dei conflitti e dei contrasti, quanto sul piano del ritiro e dell’evitamento (hikikomori), o con sostituzioni (internet, coetanei). Il tema doloroso dell’adolescente attuale è la delusione legata alle aspettative ideali su di sé eccessivamente elevate e sollecitate da una società che propone di interiorizzare modelli che richiedono il riconoscimento, il successo, la popolarità. Ricchi e famosi costi quel che costi. Da qui la sovraesposizione pur di raggiungere questi obiettivi con le conseguenze (sexting e cyberbullismo) spesso tragiche che riempiono le pagine dei quotidiani e delle riviste con domande che chiedono risposte: “Come mai? Cosa fare?”.
Lancini sottolinea l’importanza di sapere, di conoscere le dinamiche evolutive degli adolescenti del terzo millennio, altra indicazione da non considerare scontata.
Fenomeni quali il ritiro sociale, la dipendenza da videogame, ma anche erotismo, sessualità, virilità, prevaricazione, seduttività, manifestazioni del proprio corpo e della propria identità, giochi più o meno d’azzardo, abuso di sostanze, self-cutting che oggi trovano espressione onlife, rendono sempre più complessa la distinzione tra nuove normalità e nuove forme di sofferenza e disagio giovanile.
L’adolescente cerca e trova strade diverse, percorsi individuali personali di fronte alla sofferenza evolutiva che si manifesta con rabbia, tristezza, vergogna, noia.
Persino la sessualità molto più narcisista ha un linguaggio nuovo:
eterosessualità, bisessualità, omosessualità, pansessualità, asessualità e altri fenomeni come il crossdressing, l’indossare abiti usualmente associati al genere opposto, hanno oggi una declinazione molto diversa dal passato, per gran parte della popolazione giovanile. (Lancini, 2020)
L’ultima indicazione di questo libro la cui lettura scorre liscia, dato l’interesse che suscita, riguarda la capacità dei genitori e degli insegnanti, ma potrebbe essere rivolta a tutti i soggetti che interagiscono con ragazzi e ragazze, di diventare influencer. Gli adolescenti hanno bisogno e ricercano punti di riferimento autorevoli e percorsi che senza escludere le potenzialità dell’utilizzo di internet consentano la comprensione dell’esperienza di una fase di vita evolutiva particolarmente critica e forniscano strumenti sintonici con la crescita delle nuove generazioni. Sono necessari modelli culturali e operativi che contrastino il predominio odierno della proposta massmediatica e di internet e lo strapotere imperante di individualismo e competizione. La scuola e le famiglie possono recitare un ruolo importante in questa sfida se si svilupperà un riconoscimento e rispecchiamento reciproco tra i protagonisti del processo educativo con una partecipazione più attiva, condivisa che sostenga processi di co-costruzione dei saperi e degli apprendimenti, un po’ secondo l’autore quello che avviene nelle scuole di specializzazione in psicoterapia dove insegna.
Lancini conclude con un ultimo monito:
È arrivato il momento di tornare a essere adulti influencer e amare i propri figli per quello che sono.