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Progetti di prevenzione al suicidio: lo stato attuale in Europa e in Italia

Quali progetti sono attivi in Europa e in Italia per la prevenzione suicidaria? Si sono rivelati efficaci nell'abbassare il tasso di suicidio?

Di Giulia Civadda

Pubblicato il 25 Mag. 2020

Il nuovo millennio ha visto importanti sviluppi nell’ambito della politica di prevenzione al suicidio. Partendo dai dati relativi al numero dei decessi si è vista la necessità di adottare una serie di provvedimenti volti a ridurre la portata del fenomeno.

 

Ad oggi i dati più aggiornati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità illustrano analiticamente la situazione epidemiologica globale. Il 79% dei suicidi si verifica nei paesi a reddito medio\basso, distribuito equamente tra genere maschile e femminile, mentre nei paesi ad alto reddito si censisce un tasso di mortalità più alto per numerosità di popolazione (11,5 per 100.000 abitanti ), con una distribuzione nettamente maggiore per il genere maschile. Nonostante i dati attribuiscano il primato al super continente Asiatico per numero di suicidi, il fenomeno rappresenta una delle principali preoccupazioni anche in Europa.

Infatti I’Unione Europea contiene al suo interno 6 dei 10 paesi con il più alto rischio di suicidi a livello internazionale con particolari picchi tra i 45-59 anni e tra gli over 70.

A partire dal  2008 l’Europa e l’OMS si accordarono per la realizzazione  di programmi di prevenzione al suicidio volti a ridurre entro il 2020 il tasso di mortalità (ad oggi rappresenta l’1,4% del numero totale dei decessi annui). A tale scopo, negli ultimi 10 anni si è vista la messa in opera di numerosi progetti fondati su 3 specifici sotto obbiettivi:

  • La proposta di una formazione specifica dei professionisti del personale sanitario in modo da consentire l’individuazione precoce dei soggetti a rischio.
  • La sensibilizzazione della comunità alla tematica con l’obbiettivo di ridurre i processi di stigmatizzazione ad esso legati (Arensman et al., 2020).
  • La sorveglianza dei luoghi più comunemente frequentati a tale scopo (denominati “Hot spot” attraverso l’ausilio di dispositivi tecnologici o delle forze dell’ordine) (Ross et al., 2020).

In Europa sono stati sviluppati 11 programmi di prevenzione al suicidio di durata variabile e con il coinvolgimento di diversi stati membri dell’unione. Di seguito sono riportati tre dei principali (Pompili et al., 2020).

  • EAAD: The European Alliance Against Depression fondata nel 2004 con l’obbiettivo di ridurre il tasso di suicidi ed è attualmente attiva in 16 stati. Il progetto ha dimostrato che il comportamento suicidario può essere ridotto (riduzione del 23% dei casi di suicidio) attraverso l’attivazione di 4 principali punti: il coinvolgimento del progetto di enti governativi, l’informazione alla comunità attraverso eventi pubblici, l’utilizzo di mediatori sociali (corpo di polizia, pastori religiosi, insegnanti, assistenti sociali) e l’offerta di supporto a pazienti e caregivers (attraverso gruppi di mutuo aiuto).
  • SEYLE: Saving and Empowering Young Lives in Europe è un progetto che ha come obbiettivo centrale la prevenzione dei comportamenti a rischio e la promozione della salute mentale negli adolescenti in 11 stati del Unione Europea coordinata dal Centro di Prevenzione per la ricerca sul suicidio e la prevenzione della salute mentale del Karolinska Instututet in Svezia. Il programma si articola in 3 principali punti definiti nell’acronimo “QPR” (Question, Persuade and Refer). Vengono predisposti training specifici per tutti gli operatori scolastici in modo da: identificare precocemente i soggetti a rischio, promuovere la consapevolezza della salute mentale e stili di vita sani nel contesto scolastico e fornire collegamenti chiari con i professionisti della salute mentale.
  • SUPREME: Suicide Prevention Throught Internet and Media Based Mental Health Promotion è un progetto sviluppato tra il 2010 ed il 2013 il cui obbiettivo era di utilizzare la tempestività delle piattaforme online come strumento di prevenzione al suicidio ed ai tentativi di suicidio. È stata sviluppata una specifica applicazione web interattiva per la fascia di età tra i 14/24 anni, con informazioni utili al riconoscimento del disagio psichico, informazioni psicoeducative per la salute mentale e numeri utili per mettersi in contatto con i servizi territoriali nei diversi Stati.

Recenti studi hanno riportato una riduzione del tasso di suicidi, ma non è chiara la correlazione tra tali risultati e l’applicazione degli interventi (Pompili et al., 2020)

Hofstra e colleghi (2019) hanno condotto una recente meta analisi con l’obiettivo di indagare l’efficacia degli interventi strutturati di prevenzione al suicidio ed ai tentativi suicidari. La meta-analisi coinvolge 15 studi con 29.071 partecipanti, reperiti attraverso i principali motori di ricerca scientifica (Pubmed- Psychoinfo, Cochrane database). I risultati di tale analisi evidenziano come l’applicazione in sinergia di interventi multilivello di prevenzione al suicidio (ospedalizzazione del paziente, gruppi di sostegno, supporto farmacologico, interventi di comunità) riferiscano una maggior efficacia nella riduzione del fenomeno (maggiormente per il suicidio, in minor misura per i tentativi di suicidio) rispetto ai gruppi di controllo.

I ricercatori tuttavia sottolineano che la correlazione di efficacia non è chiara ed andrebbe comunque considerata l’interazione di diverse variabili (come le caratteristiche cliniche del paziente e setting di ospedalizzazione).

E l’Italia ?

In Italia durante il 2012-2013 i dati ISTAT elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) riferivano un tasso di suicidi annuo del 8.06 (per 100,00 residenti superiori ai 15 anni di età). Dati più recenti riferiscono una diminuzione significativa (censimento Istat 2016  riporta un tasso del 7,1 per 100.000 residenti con una prevalenza del genere maschile 3 volte superiore al femminile).

Nel 2019 L’Istituto Superiore di Sanità ha annunciato l’attivazione dell’Osservatorio epidemiologico sui suicidi e sui tentativi di suicidio (Oestes) che ha come obbiettivo principale quello di fornire un esaustivo quadro epidemiologico sul fenomeno nel contesto nazionale. Nonostante si mantenga una media indicativa di 4.000 morti per suicidio annui, non è previsto nessun piano di prevenzione nazionale.

Rappresenta quindi un punto di fondamentale importanza che i professionisti della salute mentale ed il personale sanitario abbiano una formazione specifica ed utilizzino strumenti di valutazione standardizzati per un riconoscimento tempestivo dei casi.

 

 

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