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Riflessione aperta: vivere la gravidanza durante l’emergenza Coronavirus

Cosa provano le donne che affrontano la gravidanza e il parto ai tempi del coronavirus? Quali sono gli stati emotivi? Cosa narrano? Di cosa hanno bisogno?

Di Fabiana Di Segni

Pubblicato il 08 Mag. 2020

Oggi viviamo un momento storico difficile ed estremamente complesso che merita di essere osservato con cautela. Ai tempi del Coronavirus, appare fondamentale valutare i fattori di vulnerabilità materna e di coppia durante la gravidanza e fornire, se necessario, interventi psicologici di sostegno.

 

Generalmente la ricerca di un figlio è caratterizzata da un insieme multifattoriale di processi che si sviluppano contemporaneamente su più livelli: psichico, fisico e sociale. In tale percorso entrano una serie di desideri, aspettative e investimenti emotivi che sono del singolo, della coppia, della famiglia e del sistema socioculturale in cui si vive .

Nel momento in cui si raggiunge la gravidanza, si verificano profondi cambiamenti fisiologici e psichici, non solo il corpo si prepara per fare spazio ad un altro diverso da sé, ma in stretta connessione con se stessa, ma avvengono trasformazioni emotive che scavano così internamente all’individuo che si prepara a sviluppare la propria identità materna o paterna. L’arrivo di un figlio richiede anche una stretta collaborazione nella coppia nel tentativo di strutturare uno spazio fisico e mentale che accolga il figlio, è uno spazio di condivisione affettiva che mette in sintonia le aspettative di entrambe le componenti coinvolte.

Sappiamo dalla letteratura che nelle diverse fasi della gravidanza possono esserci situazioni di elevato stress, per il concepimento, per la tipologia di gravidanza, il timore del cambiamento, le variazioni ormonali e tante altre (solo per citarne alcune).

Oggi viviamo un momento storico difficile ed estremamente complesso che merita di essere osservato con cautela. Appare fondamentale valutare i fattori di vulnerabilità materna e di coppia durante la gravidanza ai tempi del coronavirus e valutare la possibilità di fornire interventi psicologici adeguati a sostegno delle future madri e padri che possano andare a ristrutturare eventuali situazioni creatasi in questa epoca di Pandemia (che possano aiutare la coppia a ristrutturare configurazioni di vissuto e di assistenza o cura creatasi..). Il Coronavirus e la sua rapida diffusione hanno messo sotto forte pressione il sistema sanitario italiano che, oltre a gestire i ricoveri dell’epidemia, deve garantire alle donne in gravidanza i servizi di assistenza e di gestione della gravidanza stessa. La presenza di così tanti casi positivi negli ospedali ha reso necessaria l’adozione di nuove precauzioni per tutelare le donne incinte e i loro figli, riducendo inoltre il rischio che il coronavirus sia trasmesso ai nuovi nati anche nel caso in cui la madre sia risultata infetta. Questo ha comportato nuove norme e procedure come ad esempio l’impossibilità di essere accompagnate alle visite dal proprio partner, l’accesso attraverso percorsi specifici agli ambulatori, la distanza tra operatori e pazienti che ha reso per molti la percezione dell’ambiente meno accogliente. Fino ad ora non abbiamo numerose ricerche che spiegano il funzionamento del virus nelle donne in gravidanza, o nei neonati, sappiamo da alcune ricerche fatte in Cina che il virus (SARS-CoV-2) non sembra passare nel sangue del cordone ombelicale, nel liquido amniotico e nel latte materno. Non ci sono casi di trasmissione dalla madre al feto durante la gravidanza e sembra essere che il contagio possa eventualmente avvenire dopo la nascita, in seguito ai contatti tra madre e figlio (se la madre ha contratto il virus). Il rapporto tra madre e neonato nei 9 mesi di gravidanza e nei primi giorni dopo il parto è molto importante, sarebbe preferibile, quindi, mantenere invariata la vicinanza madre-figlio alla nascita dove possibile.

Tuttavia, nonostante tutte le premesse, dal racconto narrativo di alcune testimonianze di donne in gravidanza raccolte e dalle paure e rappresentazioni del loro vissuto, è stato possibile capire che si è creato un contesto nuovo di “accoglienza” che sembra rispecchiare paure profonde in tema di responsabilità genitoriale e un contesto relazionale in cui vengono veicolate informazioni diverse dagli operatori connesse anche esse alla paura del contagio. Si è costituito un contesto virtuale di accoglienza della gravidanza e del bambino che ha permesso la creazione di uno spazio immaginario costituito da gioie e paure condivisibili attraverso il cyberspazio, che funge da surrogato di abbracci, baci, e carezze che avrebbero invece avuto un impatto di nutrimento immediato attraverso il corpo.

Il timore del contagio sembra veicolare informazioni che si depositano in primis attraverso il corpo e in secondo luogo emotivamente vengono trasformate in segni o sintomi. Emerge una solitudine emotiva inattesa rispetto alle aspettative immaginarie del “diventare madre” determinata dal distanziamento sociale nel quale viviamo a causa del coronavirus che ha trasformato i rituali di festa attorno alla gravidanza da parte di parenti, amici e conoscenti.

In virtù di tutte le narrazioni raccolte e del pericolo di “ trasmissibilità” alla nascita, abbiamo ritenuto necessario interrogarci sulle possibili reazioni emotive a questo da parte delle donne in gravidanza e sulle trasformazioni relazionali nella relazione madre-figlio/a. Cosa provano le donne che scoprono la gravidanza oggi? Quali sono gli stati emotivi? Cosa provano invece le donne che partoriscono in questo periodo? Cosa narrano? Quali effetti psicologici può avere questo nella rappresentazione della gravidanza, nella formazione di un identità materna e nella rappresentazione delle responsabilità connesse alla figura di genitore? Quali emozioni più ricorrenti possiamo rintracciare nei loro vissuti? Di cosa hanno bisogno?

Sarà necessario comprendere come queste variazioni di contesto sociale abbiano influito durante la gravidanza e come il distanziamento sociale avrà influito sui bambini appena nati che magari per molto tempo non potranno essere accolti tra le braccia dei nonni o ancora peggio tra quelle di mamme che hanno contratto il virus, che non potranno interagire con un volto neutro, ma con un volto “mascherato”.  Sappiamo che il primo strumento con cui un neonato/una neonata viene al Mondo è il suo cervello somatico ed è proprio il corpo il primo magazzino di raccolta informazioni sull’ambiente circostante, ne consegue che sarà importante tener presente le variabili che influenzeranno la relazione del nuovo nato/a con l’ambiente. Dice la dottoressa Anna La Mesa “il suono del vagito di un bimbo squarcia emozioni profonde”, l’importante è che le mani che accolgono siano forse mani serrate di paura ma non vuote.

A tal proposito in questo clima di timore e di preoccupazioni con l’equipe dell’Associazione Idee di Salute abbiamo costruito un questionario con il fine di indagare alcune aree scegliendo come campione donne che scoprono la gravidanza durante la quarantena e a donne che partoriscono in questa quarantena, di rintracciare i vissuti emotivi delle donne in gravidanza, l’insorgere di disturbi legati all’umore, all’ansia o al sonno, e di osservare le loro risposte e le loro richieste con l’obiettivo di accogliere le necessità  di queste mamme e di questi bimbi che avranno il compito di risvegliare una profonda speranza di vita in coloro che avranno la fortuna di ascoltare il suono del loro primo pianto.

 

Sei una donna in gravidanza o che ha partorito durante questo periodo? Puoi aiutare la ricerca compilando un questionario. Clicca QUI.

Grazie Infinite

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