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Il narcisismo espresso nei social network: tra selfie e autostima

Parlando di narcisismo si può ipotizzare che la persona sia una sorta di selfie di sé stesso; proprio ai selfie si rivolge la ricerca esplorativa presentata

Di Alessandra Rossi, Paolo Soraci, Antonino Urso

Pubblicato il 28 Apr. 2020

Il narcisista vede la propria immagine come qualcosa di idealizzato, proprio perché non sarebbe in grado di accettare l’immagine di Sé reale, quella fallibile, quella per certi versi patetica di un soggetto incapace di riconoscersi e accettarsi.

 

La parola narcisismo è stata coniata da uno studioso inglese, sessuologo, che alla fine dell’Ottocento la utilizzò per indicare chi era dedito in maniera eccessiva all’autoerotismo. Nel corso dell’ultimo secolo, al narcisismo sono stati dati contenuti allineati a tale prima definizione, ma sicuramente non limitati alla sfera sessuale. Diversi autori si sono occupati di provare a definire il narcisismo, soprattutto nell’ambito della psico-patologia uno di questi, che ne ha dato una lettura invero originale, è stato Alexander Lowen, secondo cui lui il narcisista è una persona che nega i sentimenti.

Andiamo con ordine. Lowen inizia il proprio ragionamento sulle attitudini narcisistiche delle persone osservando come esse siano integralmente assorbite dalla propria immagine di sé. La parola immagine già può aiutarci a comprendere come il mondo attuale, così pieno di immagini con le quali veniamo costantemente bombardati, sia una sorta di ambiente ideale per lo sviluppo di tali tendenze. L’autore però va oltre: il narcisista non solo è assorbito dalla propria immagine, ma non riesce a distinguere fra l’immagine di chi effettivamente è e l’immagine di chi crede di essere. Quindi, l’immagine di sé che assorbe il narcisista, non è quella che viene chiamata del sé reale, ma è un’immagine idealizzata, in quanto la prima gli risulta inaccettabile. Lowen identifica il sé con il corpo vivente, quindi all’interno della concezione del sé vi è sia il corpo, sia la mente. L’immagine del sé reale contempla sia le percezioni e le espressioni meramente corporee, sia le percezioni e le espressioni più profonde, più radicate e che si fondono con il corpo per mezzo della mente. In ciò, Lowen identifica i sentimenti. La perdita dell’immagine reale del sé, quindi, è una perdita della possibilità di sperimentare il sentimento, sia dal punto di vista del “sentire”, sia dal punto di vista dell’”esprimere”: il narcisista nega il proprio sé, proprio perché ne nega una parte costitutiva, la parte emotiva, investendo la sua intera esistenza su un’immagine che potremmo definire più esteriore che estetica.

Quanto precede, spiega molto bene un’altra caratteristica che viene unanimemente ascritta al narcisista: la mancanza di empatia. Non essendo in grado di sperimentare i propri sentimenti, ancor meno sarà in grado di riconoscere quelli altrui. Il fatto che i suoi comportamenti, mirati esclusivamente a esaltare la propria grandiosità attribuendosi presuntuosamente meriti e capacità che spesso non ha, facciano soffrire gli altri è una sorta di effetto collaterale del quale egli non ha nemmeno consapevolezza (o, più spesso, nel quale egli non ha proprio interesse). Il suo obiettivo primario non è indurre sofferenza, il narcisista infatti non è necessariamente un sadico, ma riuscire a suscitare negli altri attenzione e ammirazione smisurate.

Non è tutto oro quello che luccica, però, e chi ha tendenze narcisistiche incarna perfettamente questo proverbio. L’immagine di sé che questi soggetti hanno è distorta in due direzioni: verso l’esterno, in quanto si è detto che è un’immagine che vuole essere al centro dell’attenzione altrui, priva di difetti e oggetto di lusinghe; verso l’interno, verso se stessi, in quanto essi sono tremendamente insicuri, permalosi, estremamente sensibili alle critiche e, in apparenza sorprendentemente, dotati di una bassa autostima.

Quest’ultima caratteristica può generare stupore in quanto ci si aspetterebbe che una persona che ritiene di essere più meritevole e smart di chiunque altro, abbia un’elevata autostima. Tuttavia, il significato di autostima è diverso da quello di ego, inoltre non bisogna commettere l’errore di considerare il narcisista come una persona che vede la realtà. Il narcisista vede la propria immagine di sé come qualcosa di idealizzato, proprio perché non sarebbe in grado di accettare la propria immagine di sé reale, quella fallibile, quella per certi versi patetica di un soggetto incapace di riconoscersi e accettarsi. Si può comprendere, allora, perché quando si parla di narcisismo, entra in gioco anche l’autostima, in quanto essa si può declinare come la consapevolezza: di possedere gli strumenti per affrontare la vita e le sue richieste; di saper usare questi strumenti; di meritare di raggiungere i propri obiettivi (o, in senso più ampio, di meritare la felicità). Se una persona vive l’ambiente in cui è immersa, quindi anche le persone che la circondano, esclusivamente come fonte di approvazione, è evidente che non possiede alcun tipo di consapevolezza sulle proprie capacità e sulla possibilità di meritare o meno il raggiungimento degli obiettivi che si prefigge. Come si è visto, infatti, questa stessa persona non ha altro obiettivo che vedere celebrata la propria immagine.

Ci troviamo di fronte, dunque, a qualcuno che ha escluso i sentimenti dalla propria vita, che tendenzialmente ha poca consapevolezza di sé, che ha una bassa autostima e che riesce a vedere solamente un’immagine esteriore di ciò che è. A questo punto, è legittimo ipotizzare che il narcisista sia una sorta di selfie di sé stesso ed è proprio ai selfie che si rivolge la ricerca esplorativa presentata di seguito.

Per indagare la relazione tra autostima, social media e narcisismo in modo del tutto esplorativo, abbiamo condotto una ricerca anonima su un campione di n=84 partecipanti residenti in Italia, maggiorenni e che vi hanno partecipato volontariamente. I dati sono stati raccolti in maniera anonima, senza richiedere alcun dato sensibile, come ad esempio indirizzo email, indirizzo ip o altro. Inoltre, è stato richiesto e ottenuto il consenso informato a tutti i partecipanti. Sono stati utilizzati test volti a misurare la dipendenza da social network, l’autostima e il narcisismo. Si presentano di seguito i risultati ottenuti.

Strumenti Utilizzati:

  • Rosenberg Self-Esteem Scale, per misurare l’autostima: La Scala di Autovalutazione dell’Autostima di Rosenberg, realizzata nel 1985 è oggi una delle più utilizzate a livello mondiale per la valutazione dell’autostima da parte del soggetto esaminato. Come tutte le Scale di Autovalutazione consente di ottenere una risposta di massima che aiuta il soggetto che la compila a comprendere il proprio livello di autostima e se è opportuno intervenire nel caso l’autostima sia bassa. Non sostituisce assolutamente il parere di un professionista esperto ma consente di porsi domande ed eventualmente cercare risposte in caso di bassa autostima.
  • SB-PNI inventory: Il PNI è stato uno dei primi test a valutare il narcisismo patologico a livello multidimensionale. Il PNI a 28 item ha buone capacità psicometriche. Successivamente è stato elaborato un test molto breve, l’SB-PNI composto da 12 item che indaga in particolare la “grandiosità” e la “vulnerabilità” ed è quello qui utilizzato. Lo scopo del test è quello di ridurre i tempi di compilazione pur conservando le caratteristiche della scala principale in sole dodici domande.

Preliminarmente, va specificato che l’82.8% del campione è composto da donne con un livello di istruzione così suddiviso: 50% ha un titolo universitario, il 41% scuola superiore. Il 62.8% dei soggetti è fidanzato/sposato mentre il 31% si è dichiarato single. Inoltre, l’età media dei partecipanti è di 27 anni con una deviazione standard di 6.

Il 52.8% dei soggetti utilizza applicazioni per smartphone (giornalmente) molto spesso (misurato su scala likert da 1 a 5, dove 1 è molto poco e 5 è molto spesso) e, analogamente, il 36.6% utilizza i social network molto spesso, sempre su base giornaliera.

Per quanto riguarda i selfie, il 63.6% dei soggetti pubblica i suoi selfie su Instagram, il 33.6% su Facebook.

Narcisismo espresso nei social network tra selfie e autostima Psicologia Fig 1

Fig, 1 Utilizzo giornaliero dei social network

Per quanto riguarda i selfie, in media, nel campione considerato, i partecipanti scattano 1.3 selfie al giorno, con una deviazione standard di 2.4 mentre ne vengono pubblicati in media 0.5 con una deviazione standard di 1.44.

Narcisismo espresso nei social network tra selfie e autostima Psicologia Fig 2

Fig. 2 Caratteristiche dei selfie scattati

Oltre alle caratteristiche demografiche abbiamo utilizzato le correlazioni per indagare la relazione tra alcune delle principali variabili di questa ricerca. Abbiamo trovato che: il test della dipendenza da social network è correlato positivamente con il test del narcisismo (r = .730): ciò significa che maggiore è l’utilizzo dei social network, più elevata è la propensione narcisistica degli individui che si sono sottoposti al test. Questo non ci sorprende molto, in quanto i social network sono il “luogo” prediletto per condividere i propri selfie scattati.

Un altro dato che non sorprende è il legame di correlazione negativa emerso fra il test del narcisismo e il test dell’autostima (r=-481), il che non fa che confermare quanto emerso nelle premesse del presente lavoro: una persona narcisista ha una bassa autostima.

Un risultato che desta interesse è quello relativo alla variabile età. Infatti, nel nostro studio, l’età è correlata in maniera debole al test della dipendenza dai social (r = -.039) e al test del narcisismo (r = -.112), ma positivamente correlata al test dell’autostima (r = .237): quindi, più l’età dei soggetti aumenta, più l’autostima tende ad aumentare. Abbiamo inoltre chiesto ai partecipanti quanto siano soddisfatti dalla propria vita (soddisfazione misurata con una scala likert da 1 a 5, dove 1 è molto poco e 5 è moltissimo). I risultati sono i stati i seguenti: la soddisfazione per la propria vita è correlata debolmente al test della dipendenza dai social network (r = .088) e al test del narcisismo (r = -.041) ma vi è correlazione positiva più significativa con il test dell’autostima (r = .309). Pertanto, emergerebbe che le persone soddisfatte della propria vita hanno anche un adeguato livello di autostima.

In conclusione, anche se questa ha ricerca ha prodotto esiti potenzialmente interessanti, bisogna specificare che la medesima non può avere valenza scientifica, ma è stata condotta a scopi esplorativi e divulgativi. Inoltre, essendo la ricerca basata su un questionario pubblicato online tramite campionamento di convenienza, non è possibile sapere se una persona abbia compilato più volte il questionario. Infine, ci preme sottolineare che ai soggetti non è stato restituito alcun risultato, pertanto in esito alla compilazione dei questionari non vi è stata alcuna considerazione di qualsivoglia genere sotto il profilo diagnostico.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Branden, N. (2018) I sei pilastri dell’autostima. Milano: TEA.
  • Lowen, A. (2013) Il narcisismo. L’identità rinnegata. Milano: Feltrinelli Editore.
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