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Mente e corpo in camera da letto: il rapporto tra metacognizione e dolore genito-pelvico femminile

Un recente studio si è proposto di indagare la correlazione tra metacredenze e Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.

Di Carlotta Olivari

Pubblicato il 07 Apr. 2020

Ricerche recenti hanno sottolineato che donne con Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione riportavano una maggior preoccupazione riguardo alle conseguenze della penetrazione, una minor autostima e l’aspettativa di provare dolore durante il rapporto sessuale.

 

La dispareunia e il vaginismo sono classificati all’interno del DSM-5 tra le Disfunzioni Sessuali, più precisamente con il nome di Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione (GPPPD; APA, 2013). Si tratta della sensazione di acuto dolore che alcune donne provano nel momento della penetrazione, che nella maggior parte dei casi rendono impossibile avere un rapporto sessuale completo con il partner (Pacik & Geletta, 2017).

Alcune tra le cause del GPPPD attualmente dimostrate sono l’ansia, la qualità della relazione con il partner, alcune cause organiche e la mancata conoscenza di base dell’anatomia sessuale umana. Tuttavia, rimane ancora incerta l’eziologia del disturbo (Kabakçi & Batur, 2003). Ricerche recenti hanno sottolineato che donne con vaginismo riportavano una maggior preoccupazione riguardo alle conseguenze della penetrazione, una minor autostima e l’aspettativa di provare dolore durante il rapporto sessuale (Klaassen & Ter Kuile, 2009).

La metacognizione, che rappresenta la capacità di ragionare sui propri pensieri, sulle proprie credenze e sulla propria cognizione, viene spesso descritta come il “pensiero riguardo al proprio pensiero” (“thinking about thinking”; Wells & Matthews, 1996). Gli approcci metacognitivi suggeriscono che le manifestazioni psicopatologiche siano causate da uno stile di pensiero ripetitivo e rimuginativo, la cognitive attentional syndrome (CAS), che mantiene l’individuo continuamente focalizzato sui propri pensieri. Le credenze metacognitive possono essere positive (es. “preoccuparmi mi aiuta”) o negative (es. “non posso controllare i miei pensieri”; Wells & Matthews, 1996).

Per quanto riguarda le disfunzioni sessuali maschili, uno studio ha trovato una correlazione tra l’esordio e il mantenimento del disturbo e le credenze metacognitive (Giuri et al., 2017); tuttavia, il rapporto tra il GPPPD e le credenze metacognitive non è ancora stato adeguatamente indagato.

Lo scopo degli autori del presente studio (Ünal et al., 2020), infatti, era proprio quello di indagare la correlazione tra metacredenze e il GPPPD in un campione di 135 donne affette dal disturbo, mettendole a paragone con un gruppo di controllo (136 donne).

Tutte le partecipanti hanno completato la SCID-I, la Vaginal Penetration Cognition Questionnaire (VPCQ) – che evidenzia la cognizione di donne che soffrono di vaginismo rispetto alla penetrazione – il Metacognition Questionnaire (MQ), la Hamilton Anxiety Rating Scale (HAM-A) e la Hamilton Depression Rating Scale (HAM-D; Ünal et al., 2020).

I risultati hanno mostrato che il punteggio del MQ era significativamente maggiore nella sottoscala delle metacredenze positive nelle partecipanti con GPPPD rispetto ai controlli. Tutti i punteggi del VPCQ nelle pazienti con GPPPD sottolineavano un numero maggiore di cognizioni negative sulla penetrazione rispetto ai controlli; anche la frequenza dei rapporti e l’evitamento della sessualità erano significativamente maggiori nel gruppo sperimentale, mentre la sexual communication tra i partner era minore.

In conclusione, lo studio dimostra che oltre alle variabili cognitive già precedentemente indagate, vi è una correlazione anche tra metacognizione e GPPPD, sottolineando un possibile risvolto positivo nel trattamento delle pazienti con Terapia Metacognitiva (Ünal et al., 2020).

 

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