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Aperitivo Skype ai tempi del Coronavirus

In questo periodo di distanziamento sociale per contrastare la diffusione del Coronavirus è diventato tipico incontrarsi tra amici per un aperitivo online

Di Eleonora Natalini

Pubblicato il 10 Apr. 2020

Sento la vicinanza di tutti con questo aperitivo online, i progetti futuri sono solo rimandati. “Dove lo faremo il viaggio?”. La testa viaggia in posti nuovi. Percepisco un po’ di tristezza nei volti di tutti. Come se all’improvviso ci fossimo ricordati di come stanno realmente le cose. Degli affetti lontani, della preoccupazione per la salute di persone care più anziane.

 

Ho stappato un Riesling del 2015. Ah che storia! Il suo colore dorato restituisce la luce in questo momento buio. Gli idrocarburi al naso si confondono in bocca con la frutta, un succo dolcissimo. Rido perché mi ricorda il gelato “Fior di Fragola” che mangiavo da bambina, fragola e panna insieme. Dopo più di un anno di corso per diventare sommelier, i miei compagni di viaggio appena mi sentono esplicitare questa sensazione iniziano a ridere: “Ele ma che dici?! Ma non è possibile! Ci dici solo questo dopo mesi di lezione?!”.

Stefano è a casa sua e sorseggia anche lui un Riesling Renano del 2017, il colore è di un giallo paglierino con riflessi verdolini. Lui ci sente gli agrumi e sentori di erbe aromatiche. La moglie appare e scompare dietro di lui nello schermo, pian piano diventerà una di noi. Stefano è il nostro “leader” ed è bravo nel ruolo. Organizza, sprona, aiuta, cazzia quando necessario.

Roberta beve un rosé di uve di Negroamaro, come dice sempre Stefano, lei è un cane da tartufo, ha un olfatto incredibile. Ci descrive i profumi del vino e sembra di stare lì ad assaporarlo insieme. Il bocciolo di rosa, la fragolina di bosco, la mineralità data dalla pietra focaia. Il vitigno pugliese ci porta con la mente al mare azzurro e alle estati calde che tutti attendiamo.

Pia e il suo ragazzo hanno fatto “un’uscita” separati: il compagno è collegato con i suoi amici da un altro portale (sempre per un aperitivo virtuale), lei invece è connessa qui con noi. La prendiamo in giro perché beve quasi sempre vini biodinamici, stavolta una Garnacha (quella che noi chiamiamo Cannonau per capirci) coltivata a 1200 metri sulla Sierra Andalusa. La sorprende il bellissimo color rubino, vivido e cristallino. Ci dice… “sento quel sentore classico dei vini biodinamici”, noi in coro “eh certo, animale, pelliccia, stalla!!!”. Sorride e si rassegna alle opposizioni del gruppo.

Marco ci dice che l’ultimo decreto non è stato annunciato. Ancora non sappiamo che fine faranno i lavoratori autonomi con partita IVA. Lui è pacato e composto, apre la sua bottiglia, un assemblaggio di uve Petit Rouge, Vien de Nus, Fumin e Cornalin. Sapidità importante, ci dice, e si nota dall’espressione che fa nel descriverla. “Oggi sono uscito con il cane a passeggio. Volanti dei carabinieri in giro… sembra di stare in dittatura, con i controlli costanti. Sai che non stai facendo nulla di male ma ti sale comunque l’ansia”, ci racconta Marco. “Ieri sera ho rivisto The Truman Show… cavolo sembra di essere nel film, sento gli occhi puntati addosso della gente, mi sento controllata anche io”, lamenta Pia. Il virus non lo possiamo vedere ma cerchiamo di scrutarlo nello sguardo degli altri, lo intravediamo in un colpo di tosse, in uno schiarirsi la gola. Forse è lui, stiamo alla larga.

Più tardi arriva Nicola, stravolto in volto, gli dico: “Hai già bevuto, eh?”. Lui mi dice di no, ma che comincerà ora e continuerà ad oltranza. “Eh appunto! Immaginavo azioni bellicose!”. Stappa una Bonarda dell’Oltrepò Pavese del 2016, Croatina in purezza. Stefano sorride perché è uno dei suoi vini preferiti. Nicola ci sente la ciliegia e il pepe nero. I tannini si fanno sentire ma sono gradevoli in bocca. Ne beve un altro goccio assorto nei suoi pensieri. Gli siamo tutti molto vicini, domani lui è l’unico tra noi che andrà a lavoro.

Con me c’è mia sorella (in questo momento le nostre case, divise solo da un cancello in giardino, sono la nostra salvezza) e per un paio d’ore sembra che nulla sia cambiato. Sento la vicinanza di tutti, i progetti futuri sono solo rimandati. “Dove lo faremo il viaggio?”, “Bolgheri? In Champagne? Oppure in Rioja?”. La testa viaggia in posti nuovi, immaginiamo i vitigni illuminati dal sole, le cantine in cui degustare, l’aria fresca da respirare. Stefano ci ricorda la bellezza della Valpolicella. Vedo le foto, che meraviglia.

Roberta sente la mancanza del suo ragazzo, stessa città ma divisi. Parla con mia sorella, abbattuta anche lei per la distanza dall’amato. Dovevano andare insieme a Vienna ma il viaggio è stato annullato. Cerchiamo tutti di sostenerle e scherziamo. Ma percepisco un po’ di tristezza nei volti di tutti. Come se all’improvviso ci fossimo ricordati di come stanno realmente le cose. Degli affetti lontani, della preoccupazione per la salute di persone care più anziane.

Riprendiamo a giocare.

Stefano compie gli anni tra pochi giorni ed eravamo pronti da mesi per partecipare al suo mega party. Purtroppo da rimandare a data da destinarsi. Faremo un brindisi virtuale per esserci comunque. “Ele per il barbecue a casa tua, ti regalerò gli arrosticini!” afferma Stefano con il suo accento abruzzese”. Parliamo degli ordini di bottiglie di vino che stiamo facendo online. “Io ho preso un rosé della Provenza!”, “E cosa ne pensate di una magnum della Rioja?”, “Io sto degustando solo vitigni in purezza per capirne meglio le caratteristiche”. Ci confrontiamo da neofiti e chissà quante ne diciamo giuste e quante sbagliate. Ma ora non ci interessa.

Roberta inserisce Valerio, il compagno, nel nostro aperitivo Skype. Siamo una famiglia allargata. Mentre anche lui è connesso (da casa sua) Roberta in video si toglie la felpa per il caldo (o per il vino). Purtroppo per lei, iniziamo a fare battute sul fatto che cerca invano, in tutte le maniere, di convincere Valerio a raggiungerla a casa. Neanche lo “spogliarello” l’ha persuaso!

Ci diciamo che cosa cucineremo per cena. Stefano, secchione com’è, ha ripassato l’abbinamento cibo-vino. Può darci indicazioni sensate e precise. “Nicola se ti fai la pasta al pesto, vai di Timorasso!”.

Ci manchiamo, è normale. Degustare in un’enoteca e scambiarci i calici (guai ora a farlo!) è un’altra cosa. Quando si spegne il video, per qualche secondo, sentiamo un vuoto dentro. La nostalgia. Ma se ci riflettiamo, non è la stessa di quando accompagniamo un amico a casa, o l’amata, dopo una bella serata trascorsa insieme? Quando questa accade, ci riprendiamo però dopo pochi momenti perché sappiamo che lo rivedremo, la rivedremo. È così anche ora. Ci rivedremo per brindare tutti insieme e sentire di nuovo il suono dei calici che si toccano.

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