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La violenza spettacolarizzata. Il crimine e l’impatto psicologico della comunicazione (2019) di C. Dambone – Recensione

"La violenza spettacolarizzata" ci permette di riflettere in modo adeguato su ciò che ascoltiamo e vediamo e di mettere in discussione il nostro sapere.

Di Eleonora Natalini

Pubblicato il 13 Mar. 2020

La violenza spettacolarizzata offre un’analisi dei processi comunicativi utilizzati per eventi riguardanti la criminalità. L’autore introduce le sue riflessioni partendo dal significato di comunicazione e persuasione e proseguendo con la descrizione dettagliata di diverse problematiche legate alla violenza agita e subita.

 

Zac Efron era l’idolo delle mie sorelle quando era il bel Troy in High School Musical. Era un divo, una star. Uno di quegli amori adolescenziali che ti porti dietro per anni. Per il film del 2019 sul criminale Ted Bundy, che uccise circa 30 donne, scelsero lui per interpretarlo. Critiche e polemiche sul web: è troppo bello, troppo affascinante, era il ragazzo che ogni bambina desiderava. La sua bellezza poteva offuscare le atrocità avvenute. Si potevano confondere le menti degli spettatori. Effettivamente Bundy incantò il pubblico e, non a caso, in Italia il film è stato intitolato Ted Bundy fascino criminale. Ma oggi, secondo le opinioni di molti, quel criminale non doveva affascinare. Bundy doveva essere riconosciuto come mostro. E i mostri si sa, non possono essere belli. Il pubblico non deve essere attratto dal male, deve averne paura.

I mezzi di comunicazione possono incentivare o meno un pensiero, direzionare opinioni e azioni, creare false aspettative e, non ultimo, instillare o meno paure. Dietro questi strumenti ci sono persone esperte del settore nel creare ciò che la committenza richiede: “il pubblico deve temere questo personaggio”, “le persone devono credere a questa determinata cosa” e così via.

Il testo di Dambone, La violenza spettacolarizzata, ci offre un’analisi dei processi comunicativi utilizzati per eventi riguardanti la criminalità. L’autore introduce le sue riflessioni partendo da un’analisi sul significato di comunicazione e persuasione, proseguendo poi alla descrizione dettagliata di diverse problematiche legate alla violenza agita e subita.

Il libro vuole restituire una spiegazione documentata di come stanno “realmente” le cose, scardinando pregiudizi e false informazioni su tematiche quali lo stalking, il femminicidio, la devianza minorile.

Lo stalking è quello rappresentato dalla serie You?  Il bullismo o cyberbullismo è ben descritto in Tredici? Il lavoro sulle prove scientifiche è simile a ciò che fanno gli agenti di CSI – scena del crimine? Gli immigrati nei centri di accoglienza quanto denaro prendono effettivamente al giorno?

Leggendo il capitolo sull’immigrazione mi sono ricordata di una serata a cena con conoscenti. Avevamo preso il discorso (delicato) sugli immigrati in Italia e sul loro “costo”. Si parlava dei famosi 35 euro giornalieri, cifra che ogni tanto gira sui social e simili. Ho cercato invano di smontare le informazioni errate su cui un commensale si era accanito, ma non c’è stato nulla da fare. Eppure ho lavorato in una casa famiglia per anni. A quanto pare in quella occasione non ricoprivo il ruolo di opinion leader. In effetti non ero portatrice di un messaggio dei media, ma testimone reale di un fatto. Il mio interlocutore parlava di una realtà non vissuta in prima persona, ma le sue convinzioni erano così radicate da non essere scalfite da un’informazione veritiera e non mediata. È proprio vero: tv “cattiva maestra”.

Il testo di Dambone ci aiuta a riflettere ampliando la nostra capacità di discernimento. Ci spiega come vengono ripartiti questi 35 euro, si sofferma a raccontare la storia della criminalità mafiosa e poi, nello stesso modo puntuale, ci spiega cosa sentono gli adolescenti e a quali pericoli sono esposti.

Capitolo interessantissimo è quello sulla vendetta e il perdono. Per-donare significa offrire un dono enorme: restituire la vita. Il perdono può ricreare relazioni, può placare i tormenti di entrambe le parti, vittima e carnefice, restituisce la pace necessaria ad andare avanti. Perdonare non significa dimenticare o giustificare, ma essere liberi.

E la libertà ci è offerta anche dalla conoscenza. L’ignoranza e la mancanza di interesse nello studiare e comprendere determinate dinamiche e persone fa sì che i media abbiano più presa sulle nostre menti. Le cose non sono sempre così lineari come spesso vogliono farci credere.

Davanti ad un piatto di paccheri al ragù bianco e carciofi i miei amici, all’unisono, mi dicono: “ma dai Ele c’è la carne, che vuoi metterci? Vino rosso, ovvio!”. E invece, quelle che sembravano certezze, possono vacillare. Capisci che dietro ad un semplice abbinamento cibo-vino c’è un mondo di riflessioni e studio analitico. La tendenza dolce del carciofo e la grassezza della carne vogliono un vino fresco (in termini di acidi percepiti) ma anche sapido; inoltre è necessario un vino con una buona persistenza gusto-olfattiva per l’aromaticità e la speziatura del cibo, ma anche con una buona alcolicità per smorzare l’eventuale untuosità del piatto. E viene fuori un Frascati Superiore Riserva DOCG. Un bianco. Che scoperta magnifica. I tannini del vino rosso avrebbero aumentato la sensazione amaricante del carciofo, spesso spiacevole in bocca. Il sapere ha “salvato” la serata.

Quante cose su cui riflettere per un pranzo, no? Immaginate per tematiche più serie. Immaginate per un caso di femminicidio, per abusi sui minori, per la violenza nelle scuole. Immaginate di voler comprendere cosa sia successo, immaginate di dover capire come prevenire eventuali problemi o come gestirli quando presenti. È sufficiente vedere qualche programma TV? Leggere un unico punto di vista? Sentire l’opinione del primo politico di turno?

Il testo di Dambone può essere un buon punto di partenza per informarci e mettere in discussione il nostro sapere. Regalandoci un quadro generale, chiaro e semplice, ci aiuta a non farci più confondere da quelle che sembrano verità assolute sul tema della violenza e ci permette di riflettere per filtrare in modo adeguato ciò che ascoltiamo e vediamo. Ponderiamo e mettiamo in dubbio per non farci più ingannare dalle “faccia da bravo ragazzo” e dal fascino intramontabile dei divi di Hollywood.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dambone C. (2019). La violenza spettacolarizzata. Il crimine e l'impatto psicologico della comunicazione. Franco Angeli Editore.
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