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Mindful Compassion. Come la scienza della compassione può aiutarti a comprendere le emozioni, vivere nel presente e sentirsi connesso agli altri. (2019) di Paul Gilbert e Choden – Recensione del libro

'Mindful compassion' approfondisce gli aspetti teorici della CFT e i punti di unione con la filosofia buddhista ma descrive anche tecniche ed esercizi

Di Valentina Nocito

Pubblicato il 31 Mar. 2020

Dai lavori trentennali di Paul Gilbert, psicologo e psicoterapeuta, e Choden, monaco buddhista, nasce il presente lavoro dal titolo Mindful Compassion dove vengono approfonditi lo sviluppo ed i punti di forza dell’approccio della Compassion Focused Therapy (CFT), uniti agli interessanti punti di ispirazione frutto della tradizione buddhista.

 

Aspetti essenziali diventano il comprendere la necessità di sviluppare una mentalità aperta, flessibile, compassionevole, in grado di comprendere le emozioni, vivere nel presente e sentirsi connesso agli altri, come recita per l’appunto il titolo del testo.

Il testo si snoda nell’approfondire gli aspetti teorici a cui la CFT si ispira, analizzando i punti di unione con la filosofia buddhista. Dalle intuizioni del Buddha di più di 2500 anni fa che hanno portato allo sviluppo delle Quattro Nobili Verità relative all’esistenza della sofferenza, le cause di tale sofferenza e del dolore ma anche la cura o sentiero per liberarsi da tale sofferenza, gli autori analizzano e sottolineano aspetti essenziali per il benessere della persona ed il buon esito di una psicoterapia, quali accettazione, anche delle emozioni più dolorose, saggezza, gentilezza e non giudizio, connessione con il mondo esterno. Infatti, quando parliamo di compassione intendiamo la capacità di sentire la sofferenza in noi stessi e negli altri ed al contempo l’essere spinti dal desiderio di fare qualcosa per alleviare tale sofferenza. In tale definizione si sottolineano i due aspetti essenziali della compassione quali la comprensione della sofferenza e l’impegno e lo sforzo per alleviarla.

La mindfulness, sottolineano gli autori del testo, in tale percorso può rivelarsi un valido ausilio nello sviluppo di tali abilità. Questa però va affrontata con impegno e costanza. Gli autori infatti recitano:

Proprio come un maratoneta si impegna ad allenarsi ogni mattina anche quando fa freddo perché è impegnato a partecipare a una maratona, così anche noi abbiamo bisogno di coltivare attivamente le abilità della mente compassionevole, soprattutto quando il percorso si fa duro e siamo di fronte ad una sfida.

Vecchio e nuovo cervello

P. Gilbert, all’interno delle vari pagine del testo, grazie ai contributi delle neuroscienze e delle teorie evoluzionistiche, fornisce una chiara spiegazione di cervello antico, sede delle emozioni primarie, spinto da motivazioni basiche (protezione, nutrizione, accoppiamento, appartenenza al rango) e cervello nuovo, sede di tutti quei processi cognitivi superiori che ci consentono di pianificare, immaginare eventi futuri, concentrarci, ruminare, tutti aspetti che ci distinguono dai mammiferi. Ma questi ultimi aspetti, spiegano gli autori, se non si imparano a ‘domare’ possono creare sofferenza nell’uomo. Ancora una volta, grazie alla mindfulness la persona può imparare a prendere consapevolezza della complessità della nostra mente, prestare attenzione al presente, in modo distaccato e non giudicante.

Il testo infatti prosegue nella seconda parte, su una serie di aspetti pratici volti a sviluppare quella ‘mentalità sociale accudente’ e dunque compassionevole.

Parte seconda – La pratica

La seconda parte del testo approfondisce ed entra nel vivo di tutte quelle tecniche ed esercizi che vengono sviluppati all’interno dei protocolli di intervento di CFT, come la pratica della mindfulness, l’importanza del respiro, il lavoro con l’accettazione, le tecniche di imagery per costruire le capacità compassionevoli per poi approfondire lo sviluppo di un sé compassionevole, in grado di interfacciarsi con quei sé (arrabbiato, impaurito, ansioso, critico) che in un particolare momento della nostra vita possono rivelarsi particolarmente disfunzionali.

Lavorare con l’imagery

Le tecniche di immaginazione possono essere molto utili nello sviluppare quelle abilità compassionevoli.

Gli autori sottolineano che non serve riuscire ad immaginare delle immagini nitide, ma invitano a lasciare accadere ciò che accade, anche immagini frammentate, poco chiare e a focalizzarsi sulle sensazioni o sui pensieri che nascono da ciò.

Tra gli esercizi gli autori citano quello di ‘creare un luogo sicuro’, focalizzando l’attenzione sulle sensazioni, cosa si vede, cosa si sente, come ci si sente…, ‘creare un colore’ che sia associato a forza, saggezza, calore e gentilezza, fino allo sviluppo dell’immagine compassionevole che ha come primo obiettivo la nostra felicità.

Sviluppando un sé compassionevole, la persona poi potrà continuare a lavorare sulle proprie emozioni dolorose (paura, ansia, rabbia, vergogna, autocrica) e sul recuperare la propria natura sociale dell’essere connessi agli altri riuscendo gradualmente ad ‘allargare il cerchio’.

Tutto ciò all’interno del testo, oltre ad essere approfondito in modo chiaro, si accompagna a spiegazioni di ordine pratico.

Potrei definire il libro in questione, un validissimo testo di riferimento ed approfondimento  per gli interessati all’approccio della CFT, dove il parallelismo con le filosofie buddhiste lo arricchisce ulteriormente, facendo dello stesso un testo sul quale ‘meditare’.

Non un testo dunque che offre consigli su come eliminare il dolore, la sofferenza, ma che ci guida a diventare più ‘fiori di loto’ che riescono a sbocciare dal fango e che forse necessitano proprio di quel fango per essere come a noi ci appaiono.

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SCRITTO DA
Valentina Nocito
Valentina Nocito

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Gilbert, P. e Choden, (2019) Mindful Compassion. Come la scienza della compassione può aiutarti a comprendere le emozioni, vivere nel presente e sentirsi connesso agli altri. Roma: Giovanni Fioriti Editori.
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