expand_lessAPRI WIDGET

Il giardino delle vergini suicide: un esempio di suicidio in adolescenza

Il giardino delle vergini suicide racconta la storia di cinque sorelle adolescenti e del loro suicidio, in una famiglia senza spazio per le emozioni

Di Nicole Tornato

Pubblicato il 11 Mar. 2020

Aggiornato il 12 Mar. 2020 11:23

Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola (1999), tratto dall’omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides ripercorre la catena di suicidi delle sorelle Lisbon, cinque adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, costrette a restare in casa per volontà della madre iperprotettiva.

 

Attenzione – L’articolo può contenere spoiler

Di fronte a questa desolante esistenza si intravede un padre periferico, laconico, che asseconda la moglie senza discutere, in evidente difficoltà e confusione. Il film inizia con il tentativo di suicidio di Cecilia che, una volta rinsavita, manda chiari segnali del suo disagio, quello di una ragazza di 13 anni intrappolata in una realtà familiare glaciale, senza possibilità di approfondire altri legami. Di fronte a questo evento tragico subentra lo psicologo che suggerisce con pacata franchezza di permettere alla figlia di avvicinarsi ai coetanei, ma i genitori non consentono uscite, solo feste in casa e in loro presenza, così Cecilia muore davanti ai loro occhi.

Nella famiglia Lisbon non c’è spazio per elaborare un lutto significativo: le emozioni, i ricordi, il confronto sul motivo che ha condotto la giovane al gesto sono abilmente accantonati e presto la vita prosegue come se la figlia deceduta non fosse mai esistita, come se il problema non si estendesse alla famiglia. Con il passare del tempo i genitori provano ad esaudire il desiderio di libertà delle figlie, ma la trasgressione peggiora la situazione e le imposizioni invece di allentarsi si rafforzano fino a soffocare ogni possibilità di espressione di sé, di sperimentazione nel rapporto con i coetanei. Nessuna combatte contro la madre, solo Lux trasgredisce di nascosto, ma scivola nell’autodistruzione, affamata di fugaci avventure; dopo aver giocato a sedurre Trip con l’incoerenza, si lascia andare per poi ritrovarsi a fare i conti con la prima delusione, l’abbandono inaspettato senza il sostegno della famiglia che la punisce e la isola. Anche qui non c’è spazio per dare un nome al dolore mascherato dalla finta allegria, i sorrisi, arrovellandosi successivamente nella constatazione di essere sola, di non poter contare su nessuno, nemmeno su di sé.

La reciprocità manca anche tra le sorelle, resta solo una macabra complicità nell’organizzazione del grottesco suicidio di massa che lascia una confusione dilagante. Nessuno riesce a ricostruire le ragioni di un gesto simile, ma i segnali del disagio, come l’isolamento nel contesto scolastico, il silenzio, la rigida disciplina materna e la passività del padre e soprattutto il sottovalutato suicidio della sorella erano presenti. Entrambi i genitori fanno un tentativo per agevolarle, ma restano inconsapevoli dei propri limiti, non possiedono le risorse adeguate per riconoscere e capire i bisogni delle ragazze in quanto adolescenti. Immaginando la crescita delle sorelle si deduce una relazione improntata sull’evitamento della rabbia, della tristezza, ad esempio, tale da accantonare i conflitti e risultare figlie eccezionali che non danno problemi, ma che covano un malessere dilagante e sconosciuto a sé. Le protagoniste comprendono al volo di essere il sogno adolescenziale di tutti i ragazzi del liceo, gli angeli biondi che incantano non solo per la bellezza, ma anche per la ritrosia che alimenta l’idealizzazione. Gli ‘amici’ che vogliono aiutarle, che si porteranno con sé il senso di colpa per tutta la vita, che non dimenticheranno mai i lunghi capelli biondi, i pizzi e il sorriso che li hanno stregati, sono gli stessi che di fronte al suicidio di Cecilia sono fuggiti via nel silenzio assordante. Non serve altro per confermare la percezione di solitudine, estraneità e inaiutabilità con cui si affacciano al suicidio.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Adolescenza e suicidio: i fattori di rischio e di protezione - Psicologia
Giovani e suicidio: fattori di rischio

Il suicidio è la seconda causa di morte in adolescenza. Tra i principali fattori di rischio ritroviamo un crescente senso di solitudine e isolamento sociale

ARTICOLI CORRELATI
All I want for Christmas is Truth. Scoprire che Babbo Natale non esiste è traumatico?

Quando i bambini scoprono che Babbo Natale non esiste? Verso gli 8-9 anni (ma vi è un’estrema variabilità). Come avviene questa scoperta? 

La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

WordPress Ads
cancel