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Il contributo della ricerca e della clinica in tema di BES e DSA. Lavori in corso… – Report dal Convegno Regionale AIRIPA Puglia – Basilicata 2020

Nel convegno AIRIPA Puglia-Basilicata 2020 è stato approfondito il tema della psicologia scolastica parentendo dai risultati di una recente indagine

Di Francesca Rendine

Pubblicato il 21 Feb. 2020

Il 18 gennaio 2020 si è svolto presso l’Ordine dei Medici di Foggia, il secondo convegno regionale AIRIPA Puglia – Basilicata (Associazione Italiana per la Ricerca e l’intervento nella Psicopatologia dell’apprendimento).

 

Durante il convegno il GDL Nazionale di Psicologia Scolastica ha presentato i dati dell’indagine 2018, ‘Lo psicologo scolastico: il punto di vista dei docenti’, nel poster a cura della prima autrice, la Dott.ssa Francesca Rendine (Fig. 1).

Il convegno ha rappresentato un momento formativo e di aggiornamento sui temi della psicopatologia dell’apprendimento da un punto di vista clinico, ma anche da un punto di vista scolastico evidenziando sin da subito la necessità di una stretta e continua comunicazione fra la clinica ed il mondo scuola, come garanzia del benessere nei processi di apprendimento.

 

Psicologia scolastica Report del convegno regionale AIRIPA 2020 Fig 1

Fig. 1 Presentazione del poster sull’indagine ‘Lo psicologo scolastico: il punto di vista dei docenti’

 

L’azione del clinico, a favore e supporto del contesto scolastico, inizia con la stesura di diagnosi che contengano anche un profilo di funzionamento come base su cui la scuola possa tagliare una didattica realmente inclusiva. Questo comporta che la scuola, d’altra parte, si apra alla presenza di più professionalità al suo interno e si avvalga di periodi formativi secondo i propri bisogni.

Nei vari interventi si è parlato di apprendimento metacognitivo, di esigenze formative, dell’utilizzo di nuove tecnologie ed in ultimo, non per importanza, della figura dello Psicologo Scolastico.

Apprendimento metacognitivo

Oggi numerose ricerche indicano l’efficacia di un apprendimento di tipo metacognitivo che preveda stimoli molteplici da offrire agli alunni, in cui il ‘mapping’, che porta alla ricerca della soluzione non sia solo un percorso predeterminato e circoscritto alla risoluzione del compito. Aumentare la capacità di compiere inferenze negli studenti di oggi significa lavorare su un’abilità trasversale capace di dare ‘forma e sostegno’ ai processi di elaborazione profonda. La metacognizione porta con sé un senso di autoefficacia che mette in luce variabili relative al processo di apprendimento come esperienza non solo didattica ma anche cognitiva, emotiva e relazionale.

L’importanza della formazione e della comunicazione tra clinici e insegnanti

E’ proprio sull’aspetto relazionale che la ricerca evidenzia il ruolo del modellamento dei comportamenti in ambito scolastico e familiare. L’attenzione verso gli aspetti relazionali richiama in gioco numerose tematiche, in primis, le crescenti esigenze formative per rispondere a bisogni scolastici oggi sempre più complessi.

Dal fronte scuola, l’inclusività deve essere realizzata mediante azioni concrete che riguardano la formazione da destinare agli insegnanti inerente ai BES e i DSA o ancor meglio ai disturbi del neurosviluppo in generale.

‘Se è vero che la scuola non crea disturbi del neurosviluppo, una cattiva gestione degli stessi è capace di indurre sintomi secondari’, dalla riflessione di uno dei relatori appare chiaro il bisogno di definire, in maniera chiara e costante, una comunicazione tra clinici appartenenti al territorio ed enti scolastici per una gestione rispettosa degli studenti e degli insegnanti in termini di persone e di diritti tutelati da specifiche leggi.

Utilizzo delle nuove tecnologie

Di grande interesse sia per l’ambito scolastico che per la gestione quotidiana della crescita dei ragazzi è l’utilizzo delle nuove tecnologie, che ben si intreccia con il processo di apprendimento.

‘Il genitore dovrebbe essere un sussurratore dell’amigdala del suo bambino’, una riflessione che spinge il relatore a prestare attenzione senza per questo demonizzare gli indici di rilevanza nella gestione dell’uso delle nuove tecnologie, oggi presenti a scuola, a casa ed in ambito clinico-riabilitativo.

Fra gli indici risulta di estrema rilevanza l’età di esposizione, secondo cui tanto più è precoce l’esposizione tanto più impedisce lo sviluppo di numerose competenze, quali: fono-lessicali, attentive e di modellamento comportamentale. Si evidenziano ulteriori variazioni quali: modifiche del ritmo sonno-veglia, abilità motorie ridotte, predilezione per processi di pensiero rapidi, modifiche delle dinamiche socio-relazionali.

Se alcuni cambiamenti delineano, nella ricerca, il definirsi di profili cognitivi sempre più rispondenti ad una società odierna ‘veloce’, d’altra parte è illusorio pensare di privare le nuove generazioni di questi strumenti. Un possibile pensiero realistico sarebbe quello di evitare un uso esclusivo delle stesse e di riequilibrare con esso uno spazio in cui si possa coltivare ancora una forma di ‘pensiero lento’.

A tal proposito risultano estremamente interessanti le possibilità di: costruire ambienti ‘free technology’, rinnovare la didattica e progettare e sviluppare nuove tecnologie la cui base sia una solida teoria psicologica. Quest’ultimo fattore potrebbe arginare la produzione di strumenti non idonei a bambini e ragazzi.

Lo Psicologo Scolastico

Particolarmente interessante è stato l’intervento che delinea una totale assenza di normativa che regoli in Italia la presenza dello Psicologo Scolastico, figura spesso affidata a progetti che rispondono ad emergenze contingenti con risorse temporali ed economiche del tutto inadeguate. Tali interventi inoltre tagliano fuori dall’operato dello Psicologo Scolastico ogni genere di intervento preventivo.

La figura dello Psicologo Scolastico si avvale di attività in linea al contesto in cui opera, dunque non svolge alcun tipo di attività clinica (nessun tipo dunque di diagnosi), nè avvia percorsi di cura specialistica (nessun tipo di psicoterapia). Questi aspetti sono determinanti nel definire non solo l’operato dello Psicologo Scolastico ma anche un titolo specifico idoneo al contesto che è quello di Psicologo e non di Psicoterapeuta, il cui scopo è offrire servizi di Psicologia Scolastica.

La Psicologia Scolastica promuove dunque il benessere di tutti gli utenti del mondo scuola attraverso:

  • la prevenzione di comportamenti a rischio;
  • la formazione degli insegnanti;
  • la gestione dei bambini che presentano BES o hanno ricevuto una diagnosi di DSA.

In queste attività, come in tante altre di pertinenza psicologica, si evince il ruolo specifico di professionista del sociale che lo psicologo va a rivestire nel contesto scolastico utilizzando tecniche e strumenti che garantiscano il benessere di tutti gli utenti, supportando in primis le dinamiche relazionali tra insegnanti, alunni e famiglie ma soprattutto avvalendosi di azioni specifiche che permettano la crescita-sviluppo degli studenti non solo da un punto di vista didattico.

 

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