Le conseguenze date dal non dormire si ripercuotono sia a livello fisico che psicologico, portando a problemi cardiovascolari, depressione, rischio di diabete e un’importante alterazione delle funzioni cognitive.
Il sonno è uno stato di riposo contrapposto alla veglia; è una condizione che implica la mancanza temporanea della coscienza, della volontà e le funzioni neurovegetative rallentano. Tuttavia si tratta di un processo fisiologico attivo e non passivo, dato che, alcune componenti del sistema nervoso centrale e del sistema nervoso autonomo sono in interazione tra loro, inoltre, alcune cellule cerebrali sembrano avere un’attività 10 volte superiore durante il sonno (Buysse, 2014).
Il sonno è suddiviso in fasi, più precisamente 5 stadi, ognuno dei quali, è caratterizzato da onde cerebrali differenti. Quando ci addormentiamo passiamo progressivamente dallo stadio 1 (sonno leggero non-REM) fino allo stadio 4 che rappresenta il sonno più profondo, dopo di che, passiamo al sonno REM (Rapid eye movment) che è la fase durante la quale tipicamente sogniamo. E’ interessante notare che la fase REM non è caratterizzata da un sonno profondo, anzi, il cervello in questo stadio risulta essere attivo tanto quanto mentre svolgiamo un attività intellettuale (come risolvere un problema di matematica, oppure studiare) (Buysse, 2014).
La scienza tutt’ora non sa dare una spiegazione sul perché abbiamo bisogno di dormire, ci sono varie teorie a riguardo, come la teoria della “pulizia”. Secondo questo modello, mentre dormiamo, dei canali che si trovano tra i nostri neuroni si espandono permettendo il passaggio di liquido cerebrospinale, questo processo permette di “pulire” il cervello, portando via prodotti di scarto come le proteine beta-amiloidi.
Anche se non si sa con esattezza il perché dobbiamo dormire, sono ben noti gli effetti dati dalla deprivazione del sonno. Le conseguenze date dal non dormire si ripercuotono sia a livello fisico che psicologico, portando a problemi cardiovascolari, depressione, rischio di diabete (Stenuit & Kerkhofs, 2008). In particolare si denota un’alterazione delle funzioni cognitive, quali calo della memoria, dell’attenzione e della percezione; le alterazioni sono tali che, guidare in uno stato di deprivazione dal sonno è tanto pericoloso quanto guidare dopo aver bevuto alcolici.
Una ricerca pubblicata sul Journal of Experimental Psychology ha dimostrato che anche il “placekeeping” cioè la capacità di seguire procedure complesse risulta essere estremamente alterato in uno stato di deprivazione da sonno; inoltre a livello cerebrale si denota un’attivazione minore della corteccia prefrontale e del lobo temporale.
Contrariamente al pensiero comune, non ci sono prove scientifiche del fatto che la mancanza di sonno possa portare alla morte (Chua et al., 2017).