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La Terapia Metacognitiva per bambini e adolescenti con Disturbo da Stress Post-traumatico

La ricerca ha mostrato che la Terapia Metacognitiva può essere efficace per il trattamento di bambini e adolescenti con Disturbo da Stress Post-traumatico

Di Carlotta Olivari

Pubblicato il 18 Nov. 2019

La Terapia Metacognitiva (MCT, Wells, 2009) si è dimostrata negli ultimi anni un’alternativa alle terapie tradizionalmente adottate per trattare adulti con Disturbo da Stress Post-traumatico (PTSD). Nonostante queste evidenze, non sono ancora presenti studi sulla sua efficacia su bambini e adolescenti.

 

Una ricerca recente ha esplorato gli effetti della Terapia Metacognitiva su un campione di bambini e adolescenti di età compresa tra gli 8 e i 19 anni (Simons&Kursawe, 2019).

Il Disturbo da Stress Post-traumatico (PTSD) è definito nel DSM-5 come un cluster di sintomi intrusivi, di evitamento, di iperarousal e di alterazioni negative dell’umore in seguito a un evento traumatico (American PsychiatricAssociation [APA], 2013) e affligge circa il 16% dei bambini e adolescenti esposti a un trauma nei primi anni di vita.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale focalizzata sul trauma (Tf-CBT) è attualmente considerata la più efficace per il trattamento del PTSD nei giovani. La Tf-CBT si concentra sull’esposizione immaginativa, che consiste nell’invitare il paziente a ricordare nitidamente l’evento traumatico e a riviverlo nella sua mente, per ridurre l’ansia causata dai sintomi intrusivi (Dorsey et al., 2017).

Al contrario, secondo i principi della Terapia Metacognitiva (MCT), non sono tanto i contenuti della cognizione a dover essere modificati bensì il modo in cui i propri pensieri vengono gestiti: sono quindi processi come la soppressione del pensiero, la preoccupazione e la ruminazione ad alimentare i sintomi del disturbo e renderli perseveranti nel tempo (Wells, 2009). La presenza di sintomi intrusivi a seguito di una esperienza traumatica appartiene alla normale risposta di adattamento dell’organismo che mantiene uno stato di vigilanza per un certo lasso di tempo. Quando l’individuo tende a reagire rimuginando su questi stimoli o cercando in qualche modo di sopprimerli, può ottenere il risultato opposto: renderli più frequenti e disturbanti. Inoltre, le metacredenze positive (preoccuparmi mi aiuta, mi tiene al sicuro) e le metacredenze negative sull’incontrollabilità e la pericolosità del rimuginio (non posso smettere di preoccuparmi) facilitano un processo di cronicizzazione del quadro sintomatico tipico del PTSD (Fergus &Bardeen, 2017). Per quanto riguarda l’applicazione della MCT ai bambini e agli adolescenti disponiamo solo di due studi antecedenti relativi al  trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo e del Disturbo d’Ansia Generalizzata (Simons et al., 2006; Esborn et al., 2018).

Il presente studio (Simons&Kursawe, 2019), pubblicato recentemente su Frontiers in Psychology, indaga gli effetti della MCT su bambini e adolescenti con PTSD, ponendosi l’obiettivo di valutare l’applicabilità della terapia in pazienti di questa fascia d’età.

È stato preso in considerazione un campione composto da 21 pazienti, dagli 8 ai 19 anni d’età, che soddisfacessero i criteri del PTSD così come riportati sul DSM-IV (APA, 2000): i partecipanti avevano subito in giovane età episodi di violenza, abusi sessuali, suicidio di una persona cara, incendio o incidente d’auto.

Sono stati somministrati, subito prima e subito dopo il trattamento: il Clinician-Administered PTSD Scale for Children and Adolescent(CAPS-CA), un’intervista semi-strutturata per misurare i sintomi del PTSD; la Revised Child Impact of Event Scale (CRIES-13), per verificare la presenza di sintomi intrusivi, di evitamento e di iperarousal; il Child PTSD Symptom Scale (CPSS), per misurare il livello di gravità dei sintomi (Simons&Kursawe, 2019).

Tutti i soggetti hanno partecipato a 14 sedute MCT, della durata di 40/50 minuti l’una. Lo scopo della terapia era quello di modificare le strategie maladattive di coping, come la soppressione dei pensieri, la ruminazione e il rimuginio e di insegnare ai partecipanti nuovi metodi più efficaci di entrare in rapporto con i sintomi intrusivi associati al trauma subito.

Grazie al trattamento, tutti i pazienti hanno mostrato una riduzione significativa dei sintomi e un numero compreso tra l’85% e il 95% di questi (sulla base della misura di esito utilizzata), era da considerarsi in completa remissione.

In confronto alla Tf-CBT, che per il trattamento di giovani affetti da PTSD richiede dalle 10 alle 12 sedute della durata di 90 minuti l’una, la MCT sembra essere più efficace richiedendo un minor numero di incontri da 40-50 minuti ciascuno (Simons & Kursawe, 2019).

Tra i limiti del presente studio gli autori citano la presenza di un solo terapeuta a condurre le sedute di MCT, un follow-up che ha contato solo 6 dei 21 partecipanti, un campione poco numeroso e la mancanza di un gruppo di controllo. Nonostante le limitazioni, la ricerca ha mostrato che MCT può essere applicata con esiti positivi e a seguito di futuri studi nello stesso campo, potrebbe rappresentare un’alternativa alla Tf-CBT per il trattamento di bambini e adolescenti con PTSD.

 

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