expand_lessAPRI WIDGET

Lo smartphone come un prolungamento di sé e del proprio corpo – Breve scritto sulla dipendenza da smartphone

La tendenza a rimanere sempre connessi tramite lo smartphone è sempre più diffusa e, soprattutto nei giovani, sembra influenzare le capacità di attenzione

Di Paolo Soraci, Giusiana Patané, Elena Del Fante

Pubblicato il 21 Nov. 2019

Per molti giovani, il proprio smartphone è diventato un prolungamento di sé e del proprio corpo, difficilmente se ne allontanano o separano, se non per breve tempo o su richiesta.

 

You would have to surgically remove a phone from a teenager because their whole life is ingrained in this device. (Mark Griffiths)

Lo sviluppo delle telecomunicazioni, così come il facile accesso economico a beni di consumo tecnologici alla portata di tutti, ha incrementato non solo il numero di smartphone ma i contesti in cui poterlo utilizzare, come ad esempio la scuola. Infatti, molti giovani hanno iniziato a frequentare le mura scolastiche con uno smartphone in mano, configurandosi come uno strumento non solo utile ma indispensabile per rimanere aggiornato con i corsi e i compiti.

È possibile rintracciare i primi contatti con gli strumenti digitali fin dalla prima infanzia: molti genitori o figure di riferimento utilizzano questo smartphone o tablet come rinforzi o per un intrattenimento prolungato, allo scopo di mitigare alcuni stati alterati del bambino (pianti, urla o lamentele aspecifiche). Tuttavia, non è sempre è una scelta ottimale: la digitalizzazione per le fasce di sviluppo va inserita gradualmente e non presentata a cascata, in quanto gli eccessivi stimoli da elaborare possono mettere in secondo piano alcuni processi cognitivi fondamentali per lo sviluppo socio-relazione, condizionando il bambino a trascurare il mondo esterno ed interno.

Uno dei motivi che può indurre ad usare con alta intensità e frequenza lo smartphone è sicuramente l’infinita quantità di contenuti e materiali a cui si può accedere; il libero accesso alla rete web aumenta notevolmente le possibilità di intrattenimento, incrementando il desiderio di usare e trascorrere più tempo possibile con lo smartphone.

Negli ultimi anni, gli studiosi hanno ipotizzato e teorizzato che è possibile rintracciare il desiderio da uso dello smartphone nel sistema di reward, ovvero il network corteccia-gangli della base-talamo implicato nella gratificazione e ricompensa in cui si vedono protagonisti i neurotrasmettitori dopamina e gaba, fondamentali per la componente motivazionale e di apprendimento alla base del desiderio da smartphone et simili.

Durante l’utilizzo di questo device il concetto stesso di temporalità si annulla, delimitando solo il contatto tra l’individuo e lo smartphone. Secondo Mihály Csíkszentmihályi (1987), l’impiego creativo ed adeguato di strumenti tecnologici, genera uno stato di profonda concentrazione, che aumenta i livelli di prestazione, tale evento viene definito flow (flusso, appunto). Ma a lungo termine, i suoi benefici positivi possono incrinarsi e ridurre le capacità di concentrazione.

Infatti l’utilizzo massivo di smartphone potrebbe influenzare le funzioni attentive e le performace soprattutto nel contesto di apprendimento dello sviluppo cognitivo, come la scuola. Secondo alcuni studi, l’attenzione selettiva, definita come l’abilità a contrastare la distrazione e a concentrare l’attenzione su alcuni stimoli (Làdavas e Berti, 2009), risulta ridotta nel tempo per cui l’elaborazione delle informazioni è minore, suggerendo una tendenza all’economia o risparmio cognitivo negativo per il raggiungimento di un obiettivo (Moisala 2016; Thornton 2014).

I processi di attenzione, suddivisi in selettiva, sostenuta, divisa e alternata richiedono l’elaborazione degli stimoli in modalità Bottom-Up o Top-Down: se questi stimoli sono eccessivi o pochi, si possono ridurre i tempi di elaborazione.

I bambini, soprattutto prima del raggiungimento del 3° anno di vita, hanno ridotti tempi di concentrazione ed attenzione sostenuta (minore o superiore a 5 min c.a) che incrementa di unità ogni due anni, come i processi di memorizzazione (span). Mentre un bambino di cinque anni può generalmente concentrarsi su un’attività dai 10 ai 25 minuti, in quanto aumentano i livelli di selezione degli stimoli ambientali, un bambino di 10 anni potrebbe essere in grado di impiegare il doppio del tempo (a seconda della natura di un’attività e di altri fattori organismici ed intrinsechi, come quanto è stanco o interessato).

Lo smartphone è uno strumento multitasking che produce premi e rinforzi ad intervalli, che influenza e stimola al suo utilizzo graduale e/o costante; in casi di eccessivo uso si avrà come risultato uno stato permanente di disattenzione. Numerosi psicologi arrivano al punto di sostenere che le continue distrazioni presenti sui nostri smartphone ‘ricablano’ il nostro cervello; l’uso a lungo termine degli smartphone ci sta ‘rendendo più stupidi’. Non solo, secondo uno studio della Rutgers University pubblicato da Journal of Behavioral Addictions, l’uso dello smartphone nelle pause – lavorative o da studio – impedirebbe al nostro cervello di ricaricarsi portando a livelli maggiore di distrazione rendendo molto difficile ripristinare l’attenzione su quello che si stava facendo.

Ironia della sorte, l’essere umano è biologicamente costruito per essere distratto facilmente.

Attention is a fickle friend. It is a partly uncontrollable by-product of our evolutionary make-up, with a penchant for pretty, shiny things regardless of their importance to the task at hand.

Con queste parole, contenute in un articolo del 2019 pubblicato su University Observer, l’attenzione viene descritta come volubile ed incontrollabile, con un debole per gli stimoli esteticamente stimolanti indipendentemente dalla loro importanza.

I nostri smartphone, così come i gadget elettronici associati, consentono alle nostre menti di distrarsi attraverso infinite notifiche, aggiornamenti e altri avvisi. Di conseguenza, secondo diverse ricerche, gli utenti degli smartphone continuano a controllare costantemente i loro dispositivi e interagiscono con loro anche a pochi minuti di distanza, proprio per questo vi è un costante rinforzo del circuito del reward. Sebbene tutti gli utenti di smartphone siano influenzati in maniera più o meno rilevante da questa tendenza a rimanere sempre online, i giovani sembrano essere particolarmente a rischio di cadute di attenzione. Non a caso, alle nuove generazioni è stata affidata l’etichetta di nativi digitali.

Per molti giovani, il proprio smartphone è diventato un prolungamento di sé e del proprio corpo, difficilmente se ne allontanano o separano, se non per breve tempo o su richiesta.

In alcune circostanze, andare in giro senza di esso, può causare molta ansia. Alcuni psicologi hanno persino coniato un termine per questo fenomeno: ansia da separazione telefonica o sindrome da disconessione, sintetizzato in nomofobia quale la paura patologica di non poter usare il telefono, perdendo la connessione con il mondo digitale.

Le recenti rassegne scientifiche, tra cui uno studio del 2017 a Hong Kong che ha coinvolto la popolazione cinese, riportano la percezione di un forte stato agitazione ed ansia quando non si è in possesso del proprio smartphone.

Il Dott. Kim Ki Joon, assistente professore di New Media e Human-Technology Interaction presso il Dipartimento di Media e Comunicazione dell’Università della Città di Hong Kong, suggerisce che tali risultati siano causati dalla percezione degli smartphone come parte di sé stessi, per questo le persone provano sentimenti di ansia e spiacevolezza quando sono separate dai loro telefoni.

L’uso smoderato e patologico può condurre a casi di nomofobia, che tendono ad essere particolarmente acuti tra adolescenti e giovani. Il professor Mark Griffiths, psicologo e direttore dell’Unità di ricerca sul gambling presso la Nottingham Trent University nel Regno Unito suggerisce come lo smartphone sia divenuto un dispositivo che consente all’individuo di controllare e gestire molti aspetti della propria vita; per questo, con tono puramente ironico, suggerisce l’utilizzo della chirurgia per rimuovere lo smartphone dalla vita di un adolescente.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Addicted to smartphones (26 settembre 2019), published online on Bangkok Post Public Company Limited.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Dipendenza da smartphone: gli effetti sulle capacità di decision making
Dipendenza da smartphone: è reale e potrebbe danneggiare il processo decisionale

Nei soggetti con dipendenza da smartphone i processi decisionali risultano danneggiati in situazioni ambigue e guidate dal meccanismo della ricompensa.

ARTICOLI CORRELATI
Slacktivism: di cosa si tratta? Quando l’attivismo online può diventare dannoso

Sostenere cause sociali tramite l’attivismo online può fornire un aiuto prezioso, ma attenzione allo slacktivism, una forma superficiale e disinteressata di supporto

Lo psicologo negli e-sports

Gli e-sports, progettati con l'obiettivo di competitività, hanno suscitato l'interesse della psicologia per i fattori psicologici coinvolti

WordPress Ads
cancel