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Niccolò Fabi, il cantautore della gentilezza – Recensione dell’album Tradizione e tradimento (2019)

Tradizione e tradimento è un album che tratta temi che spaziando dalla pace, all’ineluttabilità del cambiamento, al dramma delle migranti del Mediterraneo.

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 08 Nov. 2019

Aggiornato il 12 Nov. 2021 14:13

Tradizione e tradimento: un disco con arrangiamenti elaborati, ma anche portatore di messaggi profondi, al passo con la third wave della psicoterapia cognitiva, da assaporare nota dopo nota, ovviamente nel momento presente.

 

Cominciamo ad insegnare la gentilezza nelle scuole, che non è dote da educande, ma virtù da cavaliere (N. Fabi)

Credo che questa frase della canzone Prima della tempesta possa ben rappresentare lo spirito dell’ultimo disco di Niccolò Fabi, che definirei cantautore gentile. Quando parlo di gentilezza la mia mente volge lo sguardo ovviamente al mondo buddista, dove appunto la gentilezza amorevole (metta) rappresenta una delle quattro qualità incommensurabili dell’animo umano, lodata spesso dal Dalai lama (“La mia religione è la gentilezza”). Seppure non credo Niccolò Fabi frequenti i sentieri del Dharma, o almeno non ho mai letto dichiarazioni in tal senso, mi sono convinto, soprattutto leggendo i suoi testi, che il livello di consapevolezza e maturità di questo artista sia davvero molto alto e in ulteriore crescita, disco dopo disco. Appartiene ormai a un macabro immaginario collettivo la dolorosa vicenda umana dell’artista che nel 2010 ha perso una figlia di tre anni per meningite fulminante, ma che in quell’occasione ha dato prova di incredibile resilienza, trasformando la tragedia in un’occasione di condivisione e bene comune creando la Fondazione Parole di Lulù, impegnata in numerosissime attività benefiche (a partire dal commovente concerto con tanti artisti amici pochi mesi dopo il decesso).

Già in passato ci ha regalato canzoni-faro come Costruire  (“costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione”), che ho spesso usato anche in contesti terapeutici per i messaggi salutari che veicola. Tre anni fa era uscito l’ultimo album Una somma di piccole cose (2016), un disco prevalentemente acustico e bellissimo, a partire dal titolo delicato e pregnante.

Tradizione e tradimento è un disco con arrangiamenti più elaborati, che fa un uso sapiente e non fastidioso dell’elettronica e che soprattutto contiene delle canzoni bellissime. Ho notato che diversi brani includono delle ampie parti strumentali, che fanno “respirare” letteralmente le canzoni, dando anche il tempo di metabolizzare i testi.

Il disco si apre con la canzone Scotta che mi ha colpito per la frase “quando non si gira dall’altra parte l’arte non è una posa”, in linea con gli intenti costruttivi e ristrutturanti del messaggio di Fabi, insieme a una serie di bellissime immagini della splendida semplicità del quotidiano (“una caraffa di acqua e limone, un bacio accanto a un gelsomino”), che sono un po’ il marchio di fabbrica a mio avviso della suo stile lirico.

I temi spaziano dalla pace, come in A prescindere da me (“chi tace non è vero che acconsente solamente che il rifiuto non sempre trova le parole anche io modestamente non capisco ma resisto e ammutolisco dal disgusto”), all’ineluttabilità del movimento e del cambiamento delle cose (Amori con le ali), al dramma delle migranti del Mediterraneo (Migrazioni).

Merita una menzione speciale il brano Io sono l’altro, che può interessare molto gli psicoterapeuti come una sorta di inno all’empatia (“quelli che vedi sono solo i miei vestiti adesso facci un giro e poi mi dici”), e che è stato lanciato come primo singolo con un bellissimo video stile minimal-emotional.

Tradizione e tradimento è un disco davvero bello di un artista al passo con la third wave della psicoterapia cognitiva (ma forse lui di questo non è consapevole), da assaporare nota dopo nota, ovviamente nel momento presente.

 

TRADIZIONE E TRADIMENTO – GUARDA IL VIDEO DEL BRANO “IO SONO L’ALTRO”: 

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