Nonostante il forte interesse creato intorno alla problematica ambientale, non tutti condividono la necessità di cambiare le proprie abitudini e di impegnarsi in comportamenti a favore dell’ambiente (O’Brien, 2015). Per questo motivo la psicologia si è recentemente interessata ad approfondire quali fattori spingano le persone ad intraprendere condotte a supporto dell’ecologia.
Il 23 settembre 2019 la giovane attivista svedese Greta Thunberg ha tenuto un discorso sul clima particolarmente accorato al summit Onu, che ha fatto molto discutere i media di tutto il mondo (United Nations, 2019). In questo discorso, la giovane attivista ha rimproverato duramente i leader mondiali accusandoli di non fare abbastanza per fronteggiare l’emergenza climatica, e focalizzando l’attenzione sul fatto che la sostenibilità ambientale dovrebbe diventare la priorità delle politiche sociali di tutti i governi del pianeta (United Nations News, 2019).
Greta Thunberg è diventata il nuovo volto del movimento ambientalista di tutto il mondo, riuscendo a coinvolgere e sensibilizzare un numero sempre maggiore di persone intorno al climate change (SWG, 2019). Le nuove generazioni sembrano essere quelle che hanno recepito maggiormente la rilevanza di questa problematica (SWG, 2019), come dimostrato dalla straordinaria partecipazione degli studenti al 3° Global Strike For Future, un grande programma di eventi e manifestazioni di sensibilizzazione della popolazione mondiale sul tema dei cambiamenti climatici (Fridays for Future Italia, 2019).
La ricerca ha chiaramente dimostrato che i problemi ambientali sono il risultato del comportamento dell’uomo (Cook, et al., 2013; 2016; Trenberth, 2018), e che situazioni quali l’inquinamento dell’aria, l’aumento dei gas serra, la deforestazione, e la contaminazione delle acque sono conseguenze dirette dell’impatto degli esseri umani sulla natura (IPCC, 2014). Se in passato c’era meno consapevolezza della problematica ambientale, oggi sempre più persone decidono di apportare cambiamenti al proprio stile di vita assumendo comportamenti in linea con le richieste ambientali (Ballew, et al., 2019). Tuttavia, nonostante il forte interesse creato intorno a questa tematica, non tutti condividono la necessità di cambiare le proprie abitudini e di impegnarsi in comportamenti a favore dell’ambiente (O’Brien, 2015). Per questo motivo la psicologia si è recentemente interessata ad approfondire quali fattori spingano le persone ad intraprendere condotte a supporto dell’ecologia.
Alcuni studi basati sulla Self-Determination Theory (SDT; Ryan, & Deci, 2017), hanno iniziato ad indagare i fattori motivazionali che portano alla decisione di avere uno stile di vita a basso impatto ambientale. In una rassegna di studi, Pelletier, Baxter, e Huta (2011) hanno osservato che quando si è intrinsecamente motivati verso comportamenti a favore dell’ambiente si tende ad intraprendere con maggiore frequenza, continuità ed impegno attività quali: riciclo, riutilizzo prodotti, risparmio energetico e di risorse. La motivazione intrinseca, infatti, fa riferimento alla tendenza a svolgere una determinata azione per l’esclusivo piacere e la soddisfazione nel compierla (es. riciclare per il piacere di migliorare la qualità dell’ambiente) e si contrappone alla motivazione estrinseca che invece è caratterizzata dalla tendenza a fare qualcosa non per la condivisione o l’interesse dell’attività, ma per ottenere una conseguenza positiva o evitarne una negativa (es. riciclare per evitare una multa). Anche la motivazione estrinseca può promuovere l’uso di stili di vita eco-sostenibili, ma generalmente questa tipologia di motivazione è efficace solo nel breve periodo e tende a mantenere i comportamenti contingenti alla presenza dei fattori esterni (Ryan, & Deci, 2017). Riprendendo l’esempio precedente, se la motivazione è prettamente estrinseca, si potrebbe osservare una riduzione delle attività di riciclaggio appena le multe non vengono più fatte. Naturalmente, queste due tipologie di motivazione non sono categorie auto-escludenti, ma descrivono maggiormente un continuum, in cui ciascuna azione può essere guidata da una serie di motivi di natura più o meno intrinseca o estrinseca (Ryan, & Deci, 2017). Tuttavia, in generale, gli studi hanno messo in evidenza che, specialmente nei comportamenti a supporto dell’ambiente che risultano più difficili e quindi meno frequenti, è la motivazione intrinseca che riesce ad innescare il desiderio di intraprendere una determinata attività e che riesce a mantenerla stabile nel lungo termine, nonostante le avversità (Osbaldiston, & Sheldon, 2003).
Considerata l’importanza della motivazione intrinseca, risulta quindi cruciale identificare i fattori che possono promuovere questa forma di spinta verso uno stile di vita a basso impatto ambientale (Pelletier, 2002). Infatti, come è prevedibile, non tutti considerano la questione ambientale così fondamentale da apprezzare l’importanza di svolgere attività come differenziare i rifiuti, uscire a piedi, in bici, con i mezzi pubblici o acquistare prodotti eco-friendly. Tuttavia, in accordo con la teoria generale della SDT, i comportamenti eco-sostenibili che inizialmente sono motivati da fattori estrinsechi hanno la possibilità di essere internalizzati ed integrati con i propri valori diventando gradualmente più intrinsecamente motivati (Ryan, & Deci, 2017). Questo processo di internalizzazione ed integrazione è facilitato dalla presenza di contesti sociali che siano in grado di supportare la soddisfazione dei tre bisogni psicologi degli essere umani (autonomia, competenza e relazione).
Tra i contesti sociali che possono favorire o ostacolare l’internalizzazione dei comportamenti rispetto all’ambiente, risulta esserci l’organizzazione governativa di un paese che ha la responsabilità di definire e predisporre programmi di eco-sostenibilità a livello locale e nazionale (Pelletier, 2002). Diversi studi (Lavergne, Sharp, Pelletier, & Holtby, 2010; Marshall, Hine, & East, 2017) hanno mostrato che la percezione che i cittadini hanno delle politiche sull’ambiente del proprio governo è in relazione alla propria motivazione e ai comportamenti pro-ambiente riferiti. Nello specifico, se il cittadino percepisce che i programmi governativi per l’ambiente sono a sostegno dell’autonomia della comunità e degli individui, tende anche ad avere maggiore motivazione intrinseca ed anche un conseguente incremento di comportamenti eco-sostenibili. Al contrario, i governi percepiti come coercitivi nell’applicare i propri programmi a ridotto impatto ambientale sono associati a maggiore motivazione estrinseca da parte dei cittadini con una minore ricaduta sulla frequenza di azioni ecologiche. Oltre al supporto all’autonomia, diversi studi (Pelletier, & Sharp, 2008; Pelletier, & Aitken, 2014) suggeriscono che, per facilitare lo svolgimento di comportamenti pro-ambiente, i governi dovrebbero iniziare un percorso di sensibilizzazione centrato sull’impatto che il comportamento dei singoli individui possa avere sull’intera comunità. L’educazione ambientale dovrebbe quindi mettere in risalto le modalità che portano i singoli gesti ecosostenibili ad essere effettivamente d’aiuto per se stessi, ma anche per le future generazioni. Inoltre, per facilitare l’interiorizzazione di questi comportamenti eco-sostenibili, risulta indispensabile favorire la comprensione dei processi per cui un comportamento specifico possa effettivamente funzionare e spiegare le ragioni per cui sia importante implementarlo. Allo stesso modo, fornire un quadro ampio e completo di comportamenti eco-sostenibili da poter mettere in atto per salvare il pianeta può facilitare nel cittadino la volontà di trovare la forma più adatta per iniziare il cambiamento del proprio stile di vita.
La sostenibilità ambientale è stata definita la sfida da vincere a tutti i costi per la sopravvivenza dell’umanità (Guterres, 2019). Per questa ragione, motivare le persone a cambiare le proprie abitudini per permettere la tutela dell’ambiente e la riduzione dei rischi per il clima e la salute umana è diventato un compito di cruciale importanza. La psicologia, attraverso anche i contributi della Self-Determination Theory, sta portando avanti un filone di studi volti a comprendere quali strategie mettere in atto per favorire questo cambiamento. Risulta quindi chiara la necessità di una collaborazione di tutte le parti in causa verso l’applicazione di un piano di azione condiviso e lungimirante, che ottenga non solo cambiamenti provvisori, ma che promuova una piena internalizzazione della questione ambientalista in modo da avere risultati a lungo termine.