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Psicologia e ambiente: affrontare il problema del cambiamento climatico

Psicologia e ambiente: alcuni ricercatori si sono chiesti se e come le scienze psicologiche possono contribuire alla tutela dell'ambiente e del futuro climatico del pianeta. Ad esempio, coinvolgere i bambini nelle campagne di sensibilizzazione ai cambiamenti climatici potrebbe aumentare i comportamenti virtuosi.

Di Martina Bandera

Pubblicato il 01 Ago. 2018

Un recente studio, pubblicato su Current Directions in Psychological Science, indaga l’apporto che le scienze psicologiche possono offrire al fine di trovare soluzioni efficaci al problema ambientale dei cambiamenti climatici.

 

Il cambiamento climatico è ormai un problema reale che comporta conseguenze irreversibili ed esponenziali e che appare causato, almeno in parte, dal comportamento umano. La domanda fondamentale diventa dunque: in che modo la psicologia può contribuire suggerendo soluzioni che migliorino la situazione del nostro ambiente?

Psicologia per l’ ambiente: cosa può fare contro i cambiamenti climatici?

Un team interdisciplinare composto da ricercatori provenienti da Paesi Bassi, USA e Germania ha cercato di rispondere alla domanda. Il problema dei cambiamenti climatici viene definito in termini di dilemma sociale, ovvero una questione riguardante l’interesse collettivo con una prospettiva di miglioramento a lungo termine.

Le parole dell’autore dell’articolo Paul van Lange, professore di psicologia all’Università di Amsterdam chiariscono meglio il concetto

Per ridurre efficacemente gli effetti dei cambiamenti climatici è necessario promuovere una prospettiva più a lungo termine indirizzata alla collettività rispetto a soluzioni immediate e personali oltre, ovviamente, a una buona campagna di sensibilizzazione affinché ci si renda conto che i mutamenti climatici sono reali.

Un modo per convincere la collettività della realtà dei cambiamenti climatici potrebbe essere affidata ai governi dei vari stati che potrebbero personalizzare le informazioni sulle circostanze ambientali locali in modo da renderle più concrete e di conseguenza più significative per i cittadini; lo afferma Jeff Joireman, professore di marketing e business internazionale alla Washington State University:

L’inondazione è un esempio chiave che potrebbe essere di interesse per le persone che vivono in paesi a bassa quota; al contrario l’aumento di temperatura potrebbe essere maggiormente rilevante per le persone che vivono in climi più caldi.

Psicologia e ambiente: il coinvolgimento dei bambini

Tuttavia il dilemma è complicato poiché l’astrattezza della questione, il coinvolgimento della collettività e l’estensione nel tempo di risultati osservabili tendono a scoraggiare azioni che aiutino a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. In che modo dunque si promuove una prospettiva di cambiamento a lungo termine? La risposta chiama in causa le nuove generazione o meglio l’importanza di lasciare un mondo migliore per i propri figli che vivranno nel futuro prossimo. La raccomandazione suggerita è quella di includere i bambini nelle campagne di educazione pubblica per aumentare la consapevolezza sui rischi dei mutamenti climatici che potrebbero compromettere il futuro di questa generazione attivando il senso di protezione e assistenza della popolazione adulta verso l’ ambiente.

Sempre sulla promozione di un cambiamento orientato al futuro, il professore van Lange aggiunge

Alcune decisioni sui cambiamenti climatici devono includere il giudizio di consulenti esperti in materia di pianificazione urbana e infrastrutture, questo perché la ricerca ha dimostrato che gli esperti sono più attenti alle conseguenze a lungo termine, il che comporta un beneficio futuro maggiore.

In conclusione, gli autori sottolineano il ruolo fondamentale rivestito dai rappresentati nazionali per quanto riguarda gli accordi ambientali. Ad esempio suggeriscono l’istituzione di un “premio per la città sostenibile” che potrebbe aiutare i leader a sviluppare una politica locale che riduca l’uso delle automobili nelle città e promuova uno sviluppo maggiore della rete dei trasporti pubblici.

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