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Kummerspeck? Nessuna prova di aumento di peso dopo la fine di relazioni sentimentali

L'assunzione di cibo con lo scopo di sedare le emozioni negative legate a una rottura sentimentale, detta kummerspeck, è così comune come si crede?

Di Virginia Armellini

Pubblicato il 08 Nov. 2019

Nel presente studio, che ha coinvolto i ricercatori di Penn State, è stato approfondito il concetto tedesco di “kummerspeck”, che si riferisce all’eccessivo peso acquisito a causa del consumo emotivo e compulsivo di cibo.

 

È vero che la rottura di una relazione sentimentale può essere dolorosa e traumatica, ma “affogare il dolore” nel gelato per un giorno o due è davvero così dannoso per il nostro corpo?

Nel presente studio, che ha coinvolto i ricercatori di Penn State, è stato approfondito il concetto tedesco di “kummerspeck”, che si riferisce all’eccessivo peso acquisito a causa del consumo emotivo e compulsivo di cibo.

Van Strien e colleghi (2015) sottolineano che mangiare in risposta allo stress è un fenomeno biologico ed evolutivo, in quanto lo stress è associato all’attivazione dell’asse surrenale ipotalamo-ipofisario (HPA), che prepara il corpo alla lotta o alla fuga ed in genere diminuisce l’appetito (Papadimitriou&Priftis, 2009). Se la fine di una relazione può causare marcato stress, i ricercatori ipotizzano che l’alimentazione emotiva (abbuffarsi di cibo per ridurre l’umore negativo) può quindi portare a scelte alimentari non salutari e all’aumento di peso sia per uomini che per donne (Konttinen, Männistö, Sarlio-Lähteenkorva, Silventoinen & Haukkala, 2010; Leehr et al., 2015). In realtà, l’attuale studio dimostra che gli umani moderni non tendono ad ingrassare dopo una rottura relazionale.

Il team di ricerca ha condotto due studi per verificare la teoria secondo cui le persone potrebbero avere maggiori probabilità di ingrassare dopo la rottura di una relazione. Dunque, le ipotesi dello studio sono:

  1. i partecipanti esibiscono Kummerspeck in risposta allo scioglimento delle relazioni;
  2. questo effetto è più evidente nelle donne.

Nel primo esperimento, sono stati reclutati 581 partecipanti (261 uomini e 320 donne), con un’età media di 30,8 anni, i quali dovevano completare un sondaggio online sull’aumento o perdita di peso avvenuto entro un anno dalla rottura della relazione sentimentale. Lo strumento utilizzato è il “Sociosexuality”, il quale misura l’interesse in una relazione stabile, indagando nello specifico l’orientamento verso la monogamia rispetto al sesso occasionale (Penke e Asendorpf, 2008).

In conclusione, la maggior parte dei partecipanti (62,7%) non ha riportato variazioni di peso. I ricercatori sono rimasti sorpresi da questo risultato e hanno deciso di eseguire uno studio aggiuntivo e considerare altri fattori che possono contribuire alla variazione di peso dopo l’interruzione di una relazione sentimentale.

Per il secondo esperimento, sono stati reclutati 261 nuovi partecipanti (193 donne e 68 uomini) con un’età media di 28,76 anni; per effettuare un sondaggio diverso e più ampio rispetto a quello utilizzato nel primo studio. Nel nuovo sondaggio si è chiesto ai partecipanti se avessero mai sperimentato la rottura di una relazione a lungo termine e, di conseguenza, se avessero guadagnato o perso peso. Il sondaggio indagava anche quali fossero gli atteggiamenti dei partecipanti nei confronti del loro ex partner, quanto fosse impegnata la relazione, chi aveva avviato la rottura, se i partecipanti tendevano a mangiare emotivamente e quanto i partecipanti godono del cibo in generale. Per testare una propensione esistente per il consumo di cibo a scopo di “sedazione” emotiva, sono stati usati due items del questionario EADES (Ozier et al., 2007), nello specifico “mangio quando sono triste” e “mangio quando sono arrabbiato”.

Tutti i partecipanti (100%) hanno riferito di aver riscontrato una rottura delle relazioni. Nello specifico, la maggior parte dei partecipanti (86,2%) ha riferito di non essere ingrassato dopo la fine della relazione. Non vi era alcuna relazione tra sesso e segnalazioni di aumento di peso. Allo stesso modo, la maggior parte dei partecipanti (76,9%) ha riferito di non aver perso peso dopo la rottura della relazione e non c’è stata alcuna relazione tra la perdita di peso e il sesso. I partecipanti di sesso femminile che rispondono positivamente all’aumento di peso dopo il termine della relazione rivelano punteggi più alti di consumo emotivo rispetto alle donne che hanno risposto in modo negativo; questa differenza non è stata rilevata tra i partecipanti di sesso maschile. Infine, non c’è stata nessuna differenza significativa nei punteggi tra donne e uomini in relazione alla perdita di peso in seguito al termine del rapporto. Per quanto riguarda tutti gli altri elementi della relazione che sono stati indagati, non sembrano correlare all’aumento di peso in seguito alla rottura, e non sono state evidenziate differenze per il genere. L’unico dato che sembra essere significativo riguarda la credenza comune, ossia le persone (48,3%) più comunemente credevano che gli uomini non sperimentassero alcun cambiamento di peso; ma sostenevano, invece, che le donne sarebbero ingrassate dopo lo scioglimento della relazione (45,3%).

Dato che gli autori notano l’assenza generale di Kummerspeck nel presente studio, può semplicemente accadere che esista un rischio maggiore di mangiare troppo per far fronte alle emozioni di rottura negativa nelle donne che già usano il mangiare come meccanismo di coping. Infatti, le donne con una tendenza generale a mangiare per compensare il tumulto emotivo hanno sperimentato un cambiamento di peso dopo la rottura della relazione. In studi futuri, sarebbe interessante poter studiare questo fenomeno in campioni clinici. Ad esempio, le persone che possiedono livelli più elevati di ansia da attaccamento spesso hanno difficoltà a ridurre le capacità di regolazione emotiva (Shakory et al., 2015; Wilkinson, Rowe, Robinson &Hardman, 2018).

Questo studio ha avuto diversi punti di forza. L’età media in entrambi i campioni era di circa 30 anni, rappresentando quindi un buon modello dei massimi anni riproduttivi (Dunson, Baird & Colombo, 2004); e la maggior parte dei partecipanti riferiva di avere relazioni ed esperienze di rottura. Tuttavia, ci sono limiti a questa ricerca. I dati raccolti dai partecipanti sono self-report, di conseguenza le risposte sono suscettibili a pregiudizi di accettabilità e desiderabilità sociale. Inoltre, ai partecipanti sono state poste domande relative a un periodo compreso tra gli ultimi due anni e potrebbero avere difficoltà a richiamare e comunicare accuratamente le informazioni. Un’altra limitazione è la capacità di richiamare dettagli immediati post-relazione. Molti possono sentirsi così sconvolti dall’esperienza della rottura che non sono consapevoli del loro eccesso di cibo e dell’aumento di peso, o potrebbero essere in uno stato di negazione. In altre parole, le emozioni negative che derivano dalla conclusione della relazione potrebbero non consentire alla persona di percepire accuratamente i propri cambiamenti comportamentali e fisici in quel momento e, di conseguenza, non sono in grado di ricordare accuratamente quelle esperienze.

 

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