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Tutta vita

Quale panorama ci attende dopo la prossima, imminente curva? Forse una piacevole sensazione di non essere rimproverato nel rispondere 'assente' all’appello?

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 28 Nov. 2019

Aggiornato il 02 Dic. 2019 09:45

E’ umano che ognuno abbia le sue preferenze circa il panorama che si svelerà dopo la prossima imminente curva ma sarà comunque per tutti un elevarsi dalla prosa alla poesia, dall’ordinario allo straordinario, dalla commedia al dramma e qualunque sia il canovaccio predisposto dagli autori si farà sul serio, senza rete, senza prove, ‘buona la prima’.

 

Tempi gloriosi ed esaltanti ci attendono laggiù oltre la prossima curva di cui non si intuisce ancora il verso e consiglia già di rallentare.

Il tram tram risaputo che intreccia annoiato i giorni a farne settimane e poi mesi e infine anni, d’un tratto sarà scalzato da una novità ingiustificatamente inaspettata, prima incerta e dubbiosa poi, ad ogni esame, sempre più concreta, evidente e ineludibile  nonostante i primi capricciosi scalpiccii. Internet, prima ancora dei dottori, ne definirà i contorni e i tempi e per quanto non si possa mai dire esattamente, inizierà a delinearsi una risposta alla antica domanda su di che morte si dovrà morire. Da quel momento, attenzione!! Sarà davvero tutta vita. Basta con le domande esistenziali, con la definizione delle priorità, con le scelte e i dubbi. I percorsi e i tempi saranno scanditi dai protocolli EBM internazionali rivisti e reinterpretati dal nostro cuoco di fiducia. Ci sarà sempre qualcosa da fare, questioni di cui occuparsi, più o meno in fretta. Parlo per esperienza diretta essendoci già passato al tempo intenso della prima malattia con obiettivi incalzanti a breve scadenza, che non necessitavano di avere un perché, e le decisioni affidate ad organismi superiori inaccessibili e sapienti che operavano per il mio bene. Da parte mia, inoltre, la tanto rimproverata, nella quotidianità, assenza e anestesia sensitiva ed emotiva, rappresentava un pregio, non infastidendo l’operatore che sa il fatto suo e il mio meglio di me. La meravigliosa sensazione di non essere rimproverato nel rispondere ‘assente’ all’appello.

E’ umano che ognuno abbia le sue preferenze circa il panorama che si svelerà dopo la prossima imminente curva ma sarà comunque per tutti un elevarsi dalla prosa alla poesia, dall’ordinario allo straordinario, dalla commedia al dramma e qualunque sia il canovaccio predisposto dagli autori si farà sul serio, senza rete, senza prove, ‘buona la prima’. Forse inaspettata e talmente sconosciuta da rischiare di passare inosservata, potrà far transitorio capolino un briciolo di autenticità? Ma non è detto… si può restare col costume di scena fino all’ultimo. Non immagino troppi indugi su rimpianti o rimorsi, i bilanci truccati continuamente ricorretti saranno già stati consegnati insieme ai libri contabili al tribunale per la definitiva archiviazione e tutta l’attenzione sarà sull’unica avventura ancora sconosciuta, la terra inesplorata da cui non arrivano notizie certe, favorendo così il proliferare di leggende, fantasie e narrazioni più o meno bizzarre a riempire l’ignoto. Ogni giorno sarà unico, pieno del suo presente, istante per istante fatto di mindfulness articolare, intestinale, algica. L’eccitazione per l’attesa dell’imprevisto sarà un cocktail forte di cui si era perso il sapore: un terzo di paura, un terzo di orgoglio ed uno di curiosità, come quando da piccoli si partiva per una gita domenicale, e la sua forza si diluirà nella quieta soddisfazione per l’ultima spunta sull’agenda dell’esistenza che finalmente lascia liberi dai compiti e dai doveri, come l’ultimo giorno di scuola davanti ai quadri, tra gli spintoni degli amici prima delle vacanze estive che li disperderanno.

L’adrenalina tornerà a tendere i muscoli inflacciditi ed affannare il respiro, poco importa se non sarà per l’attesa di vedere se verrà all’incontro in pantaloni o in gonna lasciando presagire intenzioni diverse e percorsi alternativi per raggiungere all’esito scontato e condiviso, e l’attesa palpitante sarà per l’immagine confusa ‘vedo e non vedo’, non di una trasparenza del vestitino controluce, ma della scintigrafia ossea o della TAC total body. Poco importa, davvero, se le parole che si spizzeranno sulla mail non riguarderanno la data e il luogo del prossimo incontro ma dell’ennesimo illusorio consulto. L’attesa trepidante di un valore ematico sarà simile alla proclamazione del voto di laurea di un figlio o al suo primo apparire sullo schermo dell’ecografo tanti anni fa nella pancia della madre. L’importante è avere un progetto da realizzare, una battaglia da combattere, dei traguardi da raggiungere per ammazzare il tempo. Non fa molta differenza che si tratti di conquistare l’amata, asciugare le ali ad un figlio, passare alla storia o tornare a mangiare al tavolino, cambiare il pannolone o contenere le metastasi. La guerra non è forse un’esperienza indimenticabile e in qualche modo bella, anche se, come dice il poeta, fa male, e i reduci non è forse vero che stentano a riadattarsi ad una vita normale, come chi torna ad una vita sessuale coniugale d’ordinanza dopo una full immersion di video pornografici. Insomma sono certo che ne vedremo delle belle se sapremo godercele, come distesi su un prato d’estate la notte dell’Assunta ad aspettare gli ultimi colpi dei fuochi d’artificio che sono sempre i più inaspettati e rimbombano il torace.

Sono inoltre quasi certo, e comunque fortemente speranzoso, che tutta questa botta rinnovata di vita, di interesse, di slancio, di passione risveglierà almeno in parte la sonnolenza dei sensi che progressivamente segrega i vecchi dal contatto con la realtà. Di tale allontanamento siamo in parte consapevoli quando la vista e l’udito ci rimandano informazioni sempre meno nitide, impastate e ci abituiamo, per non essere fastidiosi, all’approssimazione, ad esserci senza capire, senza avere più voce in capitolo. In verità, anche gli altri sensi si predispongono al letargo, ma in modo meno evidente e consolatoriamente attribuibile all’esterno: i pomodori non hanno più il sapore di una volta, il glicine profuma di meno così come le lucciole e le gracidanti rane sono scomparse. I polpastrelli non distinguono più il trapassare della pelle in mucosa e l’insorgere della morbida peluria sulla pelle di seta. Olfatto, gusto e tatto sono anch’essi attutiti, miopi, intontiti, ma non esistono occhiali o protesi a sostenerli, né specialisti cui rivolgere rabbiose lamentele in verità destinate al padreterno.

Compresane l’esaltante bellezza è lecito chiedersi quanto durerà questa nuova stagione che ci aspetta oltre la curva appena intravista giù in fondo. Dal punto di vista soggettivo del vecchio, la cui principale caratteristica è la lentezza di tutti i processi metabolici, tempi di reazione, percettivi, elaborativi e motori sarà un tempo breve essendo grande l’unità di misura soggettiva. Per gli accompagnatori un tempo infinito che li farà sentire colpevoli quando gioiranno del suo termine.

 

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