Il tè di ayhuasca è stato utilizzato a lungo dalle popolazioni indigene del Sud America, per scopi medicinali, spirituali e culturali fin dai tempi precolombiani. La mescolanza delle culture indigene e dominatrici ha portato a ibridazioni del suo uso, che continuano ad evolversi attraverso le forze della globalizzazione.
Valentina Pozzesi – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca, Milano
L’ayahuasca
Ayahuasca si riferisce sia alla Banisteriopsis caapi, una liana che si trova nelle parti occidentali del bacino amazzonico, sia a un decotto preparato con B. caapi, che in genere contiene altre piante. Uno degli additivi più comuni al tè ayahuasca è la foglia di Psychotria viridis, una pianta della famiglia del caffè. In questo articolo, per evitare confusione, la pianta sarà indicata con il suo nome botanico, B. caapi e la preparazione del tè dato dalla combinazione di B. caapi e P. viridis semplicemente come ayahuasca.
La sinergia tra le rispettive sostanze psicoattive in B. caapi e in P. viridis genera una notevole interazione farmacocinetica. La B. caapi contiene alcaloidi di harmala, come l’harmina e la tetraidroarmina, che sono inibitori reversibili della monoammina ossidasi (MAO) a breve durata d’azione. Gli inibitori delle MAO sono una classe farmacologica di sostanze chimiche antidepressive che funzionano impedendo la rottura dei neurotrasmettitori monoaminici nel cervello (Julien, 1998). La P. viridis contiene dimetiltriptamina, o DMT, un potente allucinogeno che è attivo se assunto per via parenterale, ma non per via orale (Shulgin, 1976). Questo perché il tratto gastrointestinale contiene anche l’enzima monoamino ossidasi, che metabolizza oralmente DMT ingerito, molto prima che possa raggiungere il cervello. Tuttavia, quando la DMT viene ingerita in congiunzione con un inibitore MAO, come nel caso del tè ayahuasca, il suo metabolismo immediato viene ritardato, consentendo così di raggiungere il cervello (McKenna & Towers, 1984; Ott, 1999).
Da una prospettiva biomedica, quindi, gli effetti unici dell’ayahuasca sono una funzione della combinazione di DMT e del potenziamento degli alcaloidi di harmala psicoattiva (McKenna, Towers, & Abbott, 1984). Tuttavia, la spiegazione degli effetti dell’ayahuasca da parte delle popolazioni indigene amazzoniche coinvolge domini spirituali e forze soprannaturali.
Diffusione nel mondo
Il tè di ayhuasca è stato utilizzato a lungo dalle popolazioni indigene in paesi come il Brasile, l’Ecuador e il Perù per scopi medicinali, spirituali e culturali fin dai tempi precolombiani. La mescolanza delle culture indigene e dominatrici nel Sud America ha portato a ibridazioni dell’uso di ayahuasca, che continuano ad evolversi attraverso le forze della globalizzazione. Il Brasile è stato la sede di numerosi movimenti religiosi sincretisti che combinano elementi di uso indigeno dell’ayahuasca, spiritualismo africano e liturgia cristiana. Tra questi il Santo Daime, fondato negli anni ’30 da Raimundo Irineu Serra; l’Uniao do Vegetal, fondata nel 1961 da Jose Gabriel da Costa; e il Barquinha, un gruppo, che si separò dal Santo Daime nel 1945 (MacRae, 2004). Verso la fine del XX secolo, i capitoli del Santo Daime e dell’Uniao do Vegetal hanno iniziato a essere stabiliti oltre i confini brasiliani, in paesi come Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Spagna e Stati Uniti.
La tecnologia, l’informazione e la comunicazione globale hanno fornito nuove strade per l’espansione dell’uso di preparati simili all’ayahuasca. Su internet si possono facilmente reperire tagli vivi o campioni essiccati di B. caapi, P. viridis e numerose altre piante che sono fonti botaniche per la dimetiltriptamina e gli alcaloidi di harmala (Halpern & Pope, 2001). Tuttavia, molte persone si sono fatte del male sperimentando analoghi ayahuasca in contesti ricreativi e tramite un utilizzo incontrollato di preparati non tradizionali (Brush, Bird, & Boyer, 2003; Sklerov, Levine, Moore, King, & Fowler, 2005; Callaway et al., 2006).
Legislazione
La bevanda denominata Ayahuasca non può essere classificata come una droga. Le piante naturali che la compongono, anche se contengono naturalmente del DMT, non sono incluse in alcun elenco di sostanze vietate. In Italia la DMT è inserita in Tabella I della lista di sostanze stupefacenti e psicotrope di cui all’art. 14 del Decreto del Presidente della Repubblica 309/90 e successive modifiche, ma né la Psychotria viridis come pianta in toto, né parti di essa sono inserite in tale tabella. L’Ayahuasca è stata dichiarata sostanza non narcotica con due sentenze della Corte di Cassazione (Sezione IV, 6 ottobre 2005, n. 44229 e Sezione I, 16 febbraio 2007, n. 19056) e una Nota del Ministero della Salute (n. 6895-44021, del 30 dicembre 2010). In Europa sono stati emessi diversi provvedimenti giudiziari nei confronti degli adepti alla setta del Santo Daime. In particolare, in Olanda, nell’ottobre 1999 sono stati arrestati due dirigenti della setta che però sono stati assolti dal Tribunale di Amsterdam nel maggio 2000. Anche in Francia, nel novembre 1999, sono stati arrestati dirigenti delle Chiese del Daime: anche in questo caso la Corte d’Appello di Parigi, con sentenza del 13 gennaio 2005, ha prosciolto gli imputati emettendo una sentenza che di fatto legalizza in Francia l’uso rituale dell’Ayahuasca. Dal maggio 2005 la Francia ha aggiunto la Banisteriopsis caapi e la Psychotria viridis nella lista delle sostanze psicoattive sottoposte a controllo.
La DMT è illegale negli Stati Uniti ed è inclusa nella Schedule I drug nel Controlled Substances Act. È inoltre inserita nell’elenco delle sostanze poste sotto il controllo dell’International Narcotics Control Board. Tra il 2006 e il 2009 alcune corti degli Stati Uniti hanno però deliberato a favore del solo uso religioso della Ayahuasca negli adepti delle chiese União do Vegetal e Santo Daime. La legalità del consumo di Ayahuasca in relazione a cerimoniali religiosi è stata a lungo dibattuta in Brasile (patria naturale di religioni quali il Santo Daime) e, dalla seconda metà degli anni ottanta, è stata legalizzata legando l’uso a contesti rituali e senza fini di lucro (Pichini, 2006).
Effetti e pericoli
Gli effetti psichici indotti dall’ayahuasca, analogamente a quanto accade per molte altre sostanze allucinogene, possono essere diversi da individuo a individuo. In uno studio effettuato sull’uomo sono stati valutati gli effetti di una singola somministrazione orale di due diversi dosaggi (0,6 mg di DMT/kg e 0,85 mg di DMT/kg) di una bevanda a base di Ayahuasca. L’assunzione della bevanda ha prodotto significative alterazioni percettive e ha generato uno stato d’animo positivo nei soggetti esaminati. Gli effetti hanno raggiunto la massima intensità in un periodo compreso tra 1,5 e 2 ore dopo l’assunzione (Riba et. al 2003). Tra le diverse testimonianze raccolte, è emerso che l’ayahuasca può portare all’insorgenza dei seguenti effetti psichici quali:
- allucinazioni visive;
- allucinazioni uditive;
- visione di forme geometriche;
- visione di colori brillanti e nitidi;
- sensazione di trovarsi all’interno di altre dimensioni.
Oltre agli effetti psichici vi sono anche effetti fisici, alcuni dei quali possono rivelarsi pericolosi per la salute dell’individuo che assume la bevanda tra i quali (Riba et.al. 2003):
- vomito;
- diarrea;
- vampate di calore;
- tachicardia;
- ipertensione.
Essendo presenti nel tè dei potenti inibitori delle MAO, essi possono bloccare la deaminazione della serotonina, incrementandone i livelli cerebrali. Questo effetto sembra essere alla base dell’effetto sedativo osservato negli utilizzatori della Ayahuasca (MCKenna , 2004). Inoltre, a causa dell’eccessivo incremento dei livelli di serotonina, può verificarsi l’insorgenza di una sindrome serotoninergica. Tale sindrome, che si manifesta con disturbi comportamentali (stati confusionali, ipomania, agitazione), disfunzione del sistema nervoso autonomo (diarrea, brividi, febbre, sudorazione, alterazioni della pressione arteriosa, nausea, vomito) e alterazioni neuromuscolari (mioclono, iperriflessia, tremore e difficoltà nella coordinazione dei movimenti), può risultare potenzialmente fatale (Lejoyeux et. al. 1994).
Ricerche e Possibili implicazioni terapeutiche
Numerosi studi sono stati condotti al fine di dimostrare l’utilità dell’ayahuasca come valido supporto al trattamento di disturbi psichiatrici e non solo (Callaway, 1994). Sono state, infatti, dimostrate delle potenziali applicazioni terapeutiche della pianta. Uno studio biomedico condotto su persone aderenti ad una delle chiese che utilizzano l’ayahusca, l’Uniao do Vegetal (UDV), ha indicato che l’ayahuasca può avere applicazioni terapeutiche per il trattamento di alcolismo, abuso di sostanze e possibilmente altri disordini. (Mc Kenna 2004). La somministrazione a lungo termine degli estratti dell’Ayahuasca, inoltre, potrebbe rivelarsi utile per il trattamento dei disturbi psichici sottesi da un deficit serotoninergico quali depressione, schizofrenia, calo dell’attenzione e sindrome ipercinetica (Callaway et el 2004). L’assunzione regolare del tè di Ayahuasca è stata associata a potenziali effetti immunomodulatori che potrebbero favorire un’attività di tipo antitumorale (Topping 1998), tuttavia, non esistono al momento sufficienti evidenze scientifiche a supporto di tale teoria. Infine, è stato osservato come l’Ayahuasca presenti proprietà in grado di alleviare i sintomi del morbo di Parkinson. Questo effetto è stato attribuito alla duplice capacità degli estratti della pianta di inibire le MAO-A, responsabili della degradazione della dopamina, e di stimolare al contempo il rilascio dello stesso neurotrasmettitore da parte delle cellule nigro-striatali (Schwarz et. al 2003).
Studi clinici condotti in Spagna hanno dimostrato che l’ayahuasca può essere usata tranquillamente in adulti sani normali, ma ha fatto poco per chiarire i suoi potenziali usi terapeutici. A causa dello stato giuridico mal definito dell’ayahuasca e della composizione botanica e chimica variabile, le indagini cliniche negli Stati Uniti, idealmente nell’ambito del protocollo Investigational New Drug (IND), sono complicate da questioni sia normative che metodologiche.
Naturalmente, nonostante i risultati preliminari ottenuti, prima di poter approvare simili applicazioni terapeutiche dell’ayahuasca sono necessari ulteriori e più approfonditi studi, che siano in grado di determinarne con esattezza l’effettiva efficacia terapeutica e la reale sicurezza d’uso, sia a breve che a lungo termine.