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Genitori e figli: quando sono i toni ad essere sbagliati

Sembra che il tono di voce sia uno strumento prezioso, in alcuni casi in grado di determinare gli esiti della comunicazione e relazione tra genitori e figli

Di Stefania Partipilo

Pubblicato il 14 Ott. 2019

Modalità brusche di comunicare fra genitori e figli rischiano di compromettere i benefici che si potrebbero trarre da una sana comunicazione, finendo per intaccare la qualità della relazione stessa.

 

“Sarà pur vero ciò che dice, ma sono i toni ad essere sbagliati”. Quante volte abbiamo sentito dire o ci siamo sentiti dire questa frase? Quando ci si relaziona con persone che utilizzano un tono di voce brusco ed aggressivo viene naturale la tendenza a soffermarsi sulle modalità utilizzate per comunicare, piuttosto che sul contenuto del discorso. Inoltre, questo ci porta a valutare negativamente la persona che ci sta parlando con fare direttivo. In particolare, quando queste situazioni si verificano fra genitori e figli, si rischia di compromettere i benefici che potrebbero trarsi da una sana comunicazione, finendo per intaccare la qualità della relazione stessa. A tal proposito, un recente studio ha voluto indagare come cambiano le risposte dei figli adolescenti alle richieste fatte dalle mamme, in base all’utilizzo di tono di voce diversi.

Lo studio ha coinvolto un campione di 1000 adolescenti, maschi e femmine, tra i 14 e i 15 anni. I partecipanti, in maniera random, sono stati sottoposti all’ascolto di messaggi espressi in maniera direttiva, supportiva o neutrale, da parte di adulti. Ogni partecipante ha ascoltato messaggi comunicati con uno solo dei tre toni utilizzati. La modalità direttiva era volta a trasmettere controllo, pressione e costrizione con la finalità di spingere all’azione e di mettere in atto la richiesta. La modalità supportava era volta a suscitare incoraggiamento, sostegno e opportunità di scelta. In seguito all’ascolto dei messaggi, ogni ragazzo ha compilato un sondaggio che indagava la risposta emotiva e comportamentale alla ricezione dei messaggi, immaginando come si sarebbero sentiti se i messaggi fossero stati comunicati dalle proprie mamme con quel tono di voce.

I risultati evidenziano come un diverso tono di voce produca differenti risposte a livello emotivo, comportamentale e relazionale. In particolare, un tono di voce direttivo sembrerebbe suscitare risposte emotive negative e risposte comportamentali controproducenti nei ragazzi, che non aderirebbero alle richieste fatte dai propri genitori; al contrario un tono di voce supportivo sembrerebbe produrre risposte emotive positive e risposte comportamentali maggiormente dirette all’ascolto genitoriale, anche rispetto all’utilizzo di un tono neutrale.

Dunque, sembrerebbe che il tono di voce sia uno strumento prezioso di cui siamo in possesso che, in alcuni casi, potrebbe addirittura determinare gli esiti di una comunicazione e di una relazione. Modularlo potrebbe risultare una carta vincente in ogni tipo di relazione. Difatti, dimostrarsi asseritivi e supportivi verso l’altro, permetterebbe a chi si ha di fronte, di sentirsi considerato e rispettato nei suoi bisogni. Questo, inevitabilmente, lo predisporrebbe positivamente nei nostri confronti e nell’ascolto delle nostre richieste.

 

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