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Dolcificanti senza calorie: alleati o nemici nella lotta contro l’obesità?

Il consumo abituale di dolcificanti influenzerebbe processi cognitivi e scelte alimentari. Consumare cibi senza zucchero è utile a chi soffre di obesità?

Di Maria Morandi

Pubblicato il 12 Set. 2019

Obesità e dolcificanti senza calorie: dibattito ancora aperto sugli effetti dei dolcificanti a zero calorie. Se nel breve termine sembrano facilitare la perdita di peso, il loro consumo abituale, influenzando processi cognitivi, scelte alimentari e soddisfazione post-consumazione, ostacolerebbe invece la gestione del peso corporeo. 

 

Con obesità e sovrappeso aumenta l’offerta di dolcificanti senza calorie

Che l’eccesso di grasso corporeo rappresenti un rischio per la salute non è certo una novità. Il sovrappeso e l’ obesità sono infatti tra i principali fattori di rischio per diabete e patologie cardiovascolari, due tra le principali “malattie non trasmissibili” (NCDs). Strettamente legate allo stile di vita occidentale medio, in cui alimentazione scorretta e sedentarietà regnano sovrane, le NCDs sono oggi responsabili del 71% dei decessi prematuri a livello globale. Ciononostante, i tassi di obesità e sovrappeso sono in costante aumento in tutto il mondo.

Un trend di questo tipo richiede un urgente e drastico cambio di rotta. Non stupisce, quindi, l’offerta sempre maggiore di prodotti dietetici “senza zuccheri aggiunti”, in cui lo zucchero viene sostituito con dolcificanti a zero calorie. Prodotti, questi, che si pongono l’obiettivo di facilitare la perdita di peso, o di prevenirne l’aumento, ma i cui effetti hanno generato non poche controversie tra i ricercatori. Da un lato, infatti, molte ricerche evidenziano come, soprattutto nel breve termine, il consumo di tali prodotti in sostituzione dei tradizionali, ricchi in zuccheri, faciliti la perdita di peso (e.g., de Ruyter et al., 2012; Raben et al., 2002). Dall’altro, tuttavia, i risultati di alcune ricerche mostrano come, nel lungo termine, il consumo di prodotti “senza zuccheri aggiunti” si associ ad un aumento di peso (e.g., Green & Murphy, 2012; Rudenga & Small, 2012; Smeets et al., 2011; Swithers & Davidson, 2008). I dolcificanti presenti in questi prodotti determinerebbero infatti alcuni cambiamenti psicologici e comportamentali, che ostacolerebbero, anziché facilitare, la gestione del peso corporeo.

Dolcificanti ed effetti psicologici: un ostacolo alla perdita di peso?

I sostenitori di questo secondo filone di pensiero partono dall’assunto che il nostro cervello sia, per motivazioni evolutive legate alla sopravvivenza, predisposto ad associare il sapore dolce alla disponibilità di energia che segue il consumo di zucchero. Da qui, la preferenza innata per i cibi dal sapore dolce. Nei cibi “senza zuccheri aggiunti”, tuttavia, questa associazione verrebbe meno, e si ipotizza che questo vada in qualche modo ad alterare i naturali processi di regolazione dell’assunzione di cibo e la risposta edonica (di piacere) al cibo, ostacolando in maniera subdola la perdita di peso.

In linea con queste affermazioni, alcuni ricercatori della Texas Christian University (Hill et al., 2014) hanno condotto una serie di esperimenti per verificare quali fossero gli effetti del consumo bevande contenenti dolcificanti senza calorie sui processi cognitivi, sulle scelte alimentari e sulla soddisfazione post-consumazione. In particolare, i ricercatori hanno osservato le differenze tra coloro che avevano consumato Sprite, Sprite Zero e acqua frizzante.

Dai risultati dei tre esperimenti, è emerso che:

  • Chi ha consumato Sprite Zero mostra una maggiore accessibilità cognitiva (i.e. una maggiore facilità di recupero dalla memoria) delle informazioni riguardanti alimenti altamente calorici: di fronte a stringhe di lettere da categorizzare come “parole” o “non-parole”, quando le stringhe di lettere formano nomi di cibi altamente calorici (es. pizza, cookie) il tempo impiegato per riconoscere la stringa di lettere come “parola” è inferiore rispetto a quello impiegato dagli altri partecipanti.
  • Chi ha consumato Sprite Zero riporta una maggiore volontà di mangiare alimenti ad alto contenuto calorico: posti di fronte ad un ipotetico scenario di scelta tra alimenti ad alto (es. m&m’s) ed a basso contenuto calorico (es. gomme da masticare senza zucchero), tendono a scegliere in misura maggiore alimenti ad alto contenuto calorico rispetto agli altri partecipanti.
  • Chi ha consumato Sprite Zero riporta, rispetto agli altri partecipanti, minore soddisfazione in seguito al successivo consumo un alimento (biscotto) contenente zucchero. Non ci sono però differenze rispetto alla quantità di biscotti mangiati e rispetto alla valutazione della bontà del biscotto.

In generale, sembra quindi che il consumo di bevande “senza zucchero” aumenti il desiderio implicito di alimenti ad alta intensità calorica (esperimento 1) e possa, potenzialmente, portare alla successiva assunzione di un numero maggiore di calorie tramite la scelta di consumare tali alimenti (esperimento 2). Tuttavia, le bevande “senza zucchero” non sembrano avere un impatto sulla quantità di cibo consumato nei pasti immediatamente successivi. Si rileva però una minore soddisfazione in seguito al consumo di alimenti contenenti zucchero (esperimento 3), che potrebbe rivelarsi una lama a doppio taglio: se, da un lato, potrebbe inibire la ricerca di alimenti zuccherini, proprio a causa della loro incapacità di generare piacere, dall’altro potrebbe infatti portare a cercare altro cibo per gratificarsi.

I risultati di questa ricerca offrono un importante contributo al corpus di ricerche che sostengono che i dolcificanti a zero calorie possano, con il tempo, ostacolare la gestione del peso corporeo, sottolineando anche l’importanza di includere la dimensione psicologica all’interno del dibattito circa gli effetti dei dolcificanti a zero calorie sull’organismo.

Dolcificanti e comportamento alimentare: quale relazione allora?

È tuttavia importante sottolineare come ad oggi non sia ancora stata trovata una risposta definitiva al dibattito. Queste sostanze sembrano infatti avere effetti diversi, e persino opposti, sul comportamento alimentare e sulla gestione del peso corporeo, che non necessariamente si escludono l’uno con l’altro. Inizialmente, utilizzare dolcificanti in sostituzione dello zucchero e ridurre così l’apporto energetico degli alimenti sembra facilitare la perdita di peso.

In seguito, però, il consumo abituale di queste sostanze potrebbe promuovere l’aumento del peso tramite meccanismi di compensazione: avendo ridotto il numero di calorie introdotte tramite la semplice eliminazione dello zucchero, alcune persone potrebbero sentirsi legittimate a mangiare di più. Oltre a questo, la continua esposizione al sapore dolce fa sì che il soggetto non modifichi le proprie preferenze in termini di gusto, e che continui a cercare alimenti dolci, alimentando così il circolo vizioso. Non bisogna, inoltre, tralasciare le differenze metaboliche individuali e le differenti composizioni dei cibi e delle bevande che contengono i dolcificanti senza calorie, che hanno un impatto rilevante sul bilancio energetico complessivo e, quindi, sulla gestione del peso corporeo.

L’utilizzo dei dolcificanti artificiali per intervenire contro la diffusione a macchia d’olio di sovrappeso e obesità, almeno da un punto di vista prettamente psicologico, non sembra essere la soluzione migliore. Può certamente rappresentare un mezzo, ma l’obiettivo finale non può che essere quello di educare le persone ad una corretta alimentazione e di rieducare il palato ai sapori semplici e genuini.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • de Ruyter, J. C., Olthof, M. R., Seidell, J. C., & Katan, M. B. (2012). A trial of sugar-free or sugar-sweetened beverages and body weight in children. New England Journal of Medicine, 367(15), 1397-1406.
  • Green, E., & Murphy, C. (2012). Altered processing of sweet taste in the brain of diet soda drinkers. Physiology & behavior, 107(4), 560-567.
  • Hill, S. E., Prokosch, M. L., Morin, A., & Rodeheffer, C. D. (2014). The effect of non-caloric sweeteners on cognition, choice, and post-consumption satisfaction. Appetite, 83, 82-88.
  • Raben, A., Vasilaras, T. H., Møller, A. C., & Astrup, A. (2002). Sucrose compared with artificial sweeteners: different effects on ad libitum food intake and body weight after 10 wk of supplementation in overweight subjects. The American journal of clinical nutrition, 76(4), 721-729.
  • Rudenga, K. J., & Small, D. M. (2012). Amygdala response to sucrose consumption is inversely related to artificial sweetener use. Appetite, 58(2), 504-507.
  • Smeets, P. A., Weijzen, P., de Graaf, C., & Viergever, M. A. (2011). Consumption of caloric and non-caloric versions of a soft drink differentially affects brain activation during tasting. Neuroimage, 54(2), 1367-1374.
  • Swithers, S. E. (2015). Artificial sweeteners are not the answer to childhood obesity. Appetite, 93, 85-90.
  • Swithers, S. E., & Davidson, T. L. (2008). A role for sweet taste: calorie predictive relations in energy regulation by rats. Behavioral neuroscience, 122(1), 161.
  • World Health Organization (2018). Noncommunicable diseases. Trovato il 10 luglio 2019, su questo sito
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