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L’attaccamento. Dal comportamento alla rappresentazione (2008) di Mary Main – Recensione del libro

L'attaccamento di Mary Main è una guida al professionista per comprendere l’essenza etologica, biologica e psicologica dell’attaccamento

Di Beatrice Angela Menapace

Pubblicato il 10 Set. 2019

La storia della ricerca sull’ attaccamento ha attraversato tre momenti: nel primo John Bowlby ha proposto un’interpretazione etologica ed evoluzionistica sui legami di attaccamento precoce; Mary Ainsworth ha inaugurato la seconda fase della ricerca sviluppando la procedura di laboratorio della Strange Situation.

 

La Ainsworth inoltre ha determinato la celebre classificazione dell’organizzazione sviluppo affettivo del bambino. La terza fase si è aperta con il passaggio al livello rappresentazionale, in cui si inseriscono gli studi di Mary Main, che sono raccolti in questo volume.

L’attaccamento. Dal comportamento alla rappresentazione

Questo libro funge da tassello essenziale per comprendere le basi degli elementi di attaccamento che si osservano nel lavoro clinico. Ricco di spunti empirici e di letteratura in materia, potrebbe instaurarsi come guida al professionista per comprendere in maggior profondità l’essenza etologica, biologica e psicologica dell’attaccamento, le manifestazioni nella diade madre-bambino e la conseguente capacità narrativa nella Adult Attachment Interview (AAI). La ricchezza di descrizione delle categorie di studio a mio avviso rappresenta una chiave di lettura di alcune modalità comportamentali e stili linguistici, per comprendere più a fondo le tematiche del paziente e sostenerlo nell’interpretazione dell’instaurarsi di alcuni tipi di relazione.

Il testo è suddiviso in cinque parti.

La prima porzione è introduttiva, riporta uno sguardo generale sulla teoria dell’ attaccamento, descrivendo sinteticamente le differenze nelle risposte alla Strange Situation nella prima infanzia osservati da Ainsworth e alle categorie dell’AAI in relazione ai corrispondenti stili. Qui vengono riprese le massime di Grice di qualità, quantità, rilevanza e modo per le analisi discorsive, che poi saranno richiamati in vari punti del volume. Già in questa fase vengono esplicitati come i vari stili di attaccamento possono influenzare ragionamento, attenzione e memoria nei cicli di vita, quindi l’importanza delle ricerche longitudinali e follow up.

La seconda parte verte sull’ attaccamento in rapporto alla teoria dell’evoluzione e il mondo animale, condotto da un interrogativo di sfondo: comprendere qual è il comportamento di attaccamento adatto per la sopravvivenza e la riproduzione. Questo discorso è interessante poiché aiuta il lettore a comprendere appieno l’importanza del sistema comportamentale dell’ attaccamento, abbracciando una prospettiva delle possibili funzioni della formazione dei legami: reazioni adattive e disadattive che il bambino attivamente mette in atto per affrontare una questione biologicamente rilevante. Qui si inizia ad accennare il discorso sulle conseguenze dovute al maltrattamento, considerando uno scopo di sopravvivenza, che porta l’abusato a ritornare irrazionalmente verso l’oggetto abusante: il bambino non ha un passato evoluzionistico che lo giustifichi nell’allontanarsi dalla figura istintivamente sicura, nonostante ne sia spaventato. Correlato a ciò mi ha fatto riflettere questa citazione:

evitare la figura di attaccamento potrebbe servire come strategia condizionale che paradossalmente consente di tenersi vicini il più possibile in condizioni di rifiuto materno. Il bambino, anziché lasciarsi andare ad alti livelli di rabbia e di angoscia, evita, mantiene il controllo e continua ad esplorare.

L’attaccamento disorganizzato e le sue conseguenze

La terza parte è dedicata alla rappresentazione dell’ attaccamento con i suoi connessi con AAI e teoria della mente. Si sono esaminati le differenze individuali in rapporto alle differenze dei modelli operativi interni, differenze non soltanto correlate sui modelli non verbali ma anche agli stili riguardanti il linguaggio e le strutture mentali. Main dedica una parte alla descrizione di un bambino che mostra un modello comportamentale ed emotivo tipicamente sicuro/evitante/ambivalente nel corso della Strange Situation, per dare al lettore un’idea più completa delle varie fasi della procedura e apprezzare un esempio di ciò che si può osservare in presenza di tali stili organizzati; cosi definite poiché il comportamento e il livello di attenzione sono coerenti e rappresentano delle strategie condizionali ed adattive rispetto alla situazione in cui si trova il bambino. Non manca un capitolo riservato al protocollo semi strutturato AAI, per la valutazione dello stato mentale dell’adulto rispetto alle esperienze passate di attaccamento, e offrendo alcuni esempi di intervista declinate ai diversi stili. Infine un capitolo prende in considerazione relazioni tra funzionamento meta cognitivo e processi connessi all’attaccamento; infatti gli studi mostrano un monitoraggio metacognitivo relativamente avanzato nei bambini sicuri, al contrario, difficoltà ad accedere ai ricordi o comprendere la natura del pensiero per i bambini insicuri: un infante che non deve tenere sotto controllo la disponibilità fisica e psicologica delle figure di attaccamento può avere maggiore capacità attentiva (WM).

La quarta parte si concentra sull’attaccamento disorganizzato, descrivendo i processi riguardanti comportamento, linguaggio e rappresentazioni che indicano uno stato di attaccamento disorganizzato nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell’età adulta. I riflettori su tale stile poiché si è visto che un attaccamento disorganizzato nella prima infanzia ha specifiche conseguenze negative sulle fasi successive e gli studi indicano un maggior rischio di psicopatologia. Mi pare molto interessante riportare che i bambini che in situazioni difficili mostravano un pattern comportamentale non organizzato, a sei anni rivelavano un inversione dei ruoli e controllano i genitori, organizzando il discorso e l’attenzione della madre; quindi un comportamento organizzato ma controllante. Invece i genitori dei bambini disorganizzati avevano cadute nel linguaggio, nel ragionamento, un comportamento minaccioso/spaventato o dissociativo. Main in questo volume descrive tutte le espressioni di tali anomalie comportamentali dei genitori, sottolineando l’ effetto sulla seconda generazione del trauma vissuto in passato dal genitore. Ritorna il tema del paradosso per il bambino di dover conciliare la tendenza ad avvicinarsi con quella a fuggire da uno “spavento irreparabile” di un genitore dal comportamento minaccioso invece che dal ruolo di rifugio sicuro. Questo paradosso senza soluzione può portare a un corto circuito dell’attenzione, con conseguenze quali malfunzionamento della memoria di lavoro e perdita di aderenza al contesto.

L’attaccamento: dall’infanzia all’età adulta

La quinta parte descrive l’evoluzione dell’ attaccamento dall’infanzia alla età adulta. Sintetizza i risultati emersi da uno studio longitudinale sull’ attaccamento, riportando predicibilità dei processi di comportamento, rappresentazioni e linguaggio fino all’età di diciannove anni. Il resoconto non mostra una stabilità significativa ma emerge il ruolo svolto dai traumi intercorrenti, per spiegare i cambiamenti nello stato di attaccamento.

Personalmente ho trovato affascinante la descrizione presentata dal testo sul comportamento disorganizzato di una bambina al ricongiungimento, che per altri versi si era mostrata sicura nel corso della Strange Situation:

Mentre gattonava rapidamente verso il padre, come per accoglierlo sull’uscio, la bambina si ferma improvvisamente e gira la testa di novanta gradi. Fissando la parete nel vuoto, con un viso impassibile e gli occhi socchiusi, la piccola sbatte la mano sul pavimento per tre volte. Sembra un gesto aggressivo e in qualche misura rituale. Poi la bambina guarda in avanti, sorride e ritorna ad avvicinarsi al padre, chiedendo di esser presa in braccio.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Main, M. (2008). L’attaccamento. Dal comportamento alla rappresentazione. Raffaello Cortina Editore
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