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L’interazione con gli animali potrebbe ridurre lo stress universitario?

Interagire con gli animali, anche solo per 10 minuti, ridurrebbe il livello di cortisolo degli studenti universitari sotto stress per gli esami

Di Stefania Partipilo

Pubblicato il 27 Ago. 2019

Negli ultimi decenni, gli studenti universitari hanno riportato un livello sempre più crescente di stress, ansia, sintomatologia depressiva e perfino ideazione suicidaria (Bayram & Bilgel, 2008; Keyes et al., 2012).

 

Il peso di tale sintomatologia si ripercuote inevitabilmente sul percorso di studi, con maggiori difficoltà nel portarlo a termine. A tal proposito, numerosi campus universitari statunitensi hanno adottato programmi volti a ridurre lo stress accademico degli studenti attraverso il contatto con gli animali (AVP; animal visitation programs).

Intrerazione con gli animali prima degli esami: lo studio

Questi AVP promuovono un contatto fisico con diverse specie di animali, in prevalenza cani e gatti, che va dai 5 a ai 45 minuti; sono state sperimentate diverse varianti AVP che si adattano a situazioni specifiche (portare i propri animali domestici sul posto di lavoro; organizzare incontri ad hoc con addestratori di cani; ecc..). Tale pratica ha riscosso molto successo e tuttora è in continua crescita ed espansione grazie ai benefici verificabili che apporta all’individuo, con aumento delle emozioni piacevoli, miglioramento del tono dell’umore e riduzione delle emozioni negative legate allo stress (Pendry et al., 2018; Grajfoner et al.,2017).

Il campione (N=249) composto da studenti universitari statunitensi è stato reclutato la settimana precedente agli esami finali, cosicché da assicurare la presenza del fattore stress nei soggetti. I partecipanti hanno compilato un sondaggio demografico e due questionari: il Beck Depression Inventory (1996) per la valutazione della depressione e il Beck Anxiety Inventory (1993) per la valutazione dell’ansia. In seguito, in maniera random, i partecipanti sono stati assegnati a 4 condizioni di trattamento (N= 73, interazione fisica con gli animali; N= 62, osservazione di altre persone che stanno interagendo con gli animali; N=57, osservazione e ascolto di un video sugli animali oggetto della sperimentazione; N= 57, erano in lista d’attesa per l’esperimento). Il giorno stesso della sperimentazione, gli studenti partecipanti hanno raccolto un campione salivare al momento del risveglio, che ha permesso di calcolare il livello basale di cortisolo pre-test. Successivamente, due ulteriori campioni salivari sono stati raccolti a 10 minuti e a 25 minuti dalla conclusione della condizione sperimentale. La scelta delle tempistiche per la raccolta della saliva non è stata casuale, difatti nel momento in cui si viene sottoposti ad uno stressor, il cortisolo si concentra nella saliva circa 25 minuti dopo. Dunque, stando alle tempistiche osservate per la raccolta salivare, gli sperimentatori hanno potuto misurare i livelli di cortisolo all’inizio del trattamento ed alla fine del trattamento.

Meno cortisolo, più emozioni piacevoli con gli animali

I risultati mettono in luce la riduzione dei livelli di cortisolo salivare nei soggetti che hanno preso parte alla condizione di trattamento che prevedeva una interazione a diretto contatto con gli animali per 10 minuti. Mentre, livelli più alti di cortisolo sono stati registrati per le tre restanti condizioni, con livelli di cortisolo leggermente minori nel caso dell’osservazione delle interazioni uomo – animale, rispetto alle due restanti condizioni cliniche. Questi risultati suggeriscono che un contatto diretto, seppur di soli 10 minuti, è in grado di abbassare il livello di stress dell’individuo; allo stesso modo, sebbene in maniera minore, anche l’osservazione e l’ascolto in terza persona di una interazione uomo – animale sembrerebbe agire sui livelli di stress, abbassandoli. Di certo, studi futuri potrebbero approfondire le possibili interazioni di alcune variabili che non sono state contemplate in questo studio, come la frequenza delle strategie di petting, la qualità dell’interazione che si è avuta ed anche il contatto visivo fra uomo e animale. Inoltre, prima di generalizzare i risultati dello studio, è bene ricordare che l’esperimento è stato condotto su un campione di studenti universitari, dunque sarebbe interessante espanderlo ad altri contesti.

In conclusione, i risultati presentati ci suggeriscono come la promozione dell’interazione con gli animali potrebbe rappresentare un aiuto emotivo, fisico e mentale valido per gli studenti universitari particolarmente stressati. Difatti, una riduzione degli ormoni dello stress, a lungo termine, può riportare benefici significativi per la salute sia mentale che fisica degli individui.

 

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