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Il peso dei fattori emotivi sul benessere dell’individuo. Qual è il rischio nello sviluppo della demenza?

Un recente studio mostra come l’accumulo di episodi affettivi durante l'arco di vita sia statisticamente correlato con l'insorgenza di demenza.

Di Lorenzo Mattioni

Pubblicato il 17 Lug. 2019

L’accumulo di episodi affettivi nel corso della propria vita sembra avere un impatto significativo su diverse funzioni cognitive con l’avanzare dell’età: molti studiosi hanno posto l’accento sull’associazione fra deterioramento cognitivo e fattori di rischio, lungo tutto il corso della vita.

 

Lo sviluppo della demenza nell’anziano sembra essere preceduta da un lungo periodo preclinico prima che la sintomatologia diventi evidente. Questo è uno dei motivi per cui molti studiosi hanno posto l’accento sull’associazione fra deterioramento cognitivo e fattori di rischio, lungo tutto il corso della vita.

È stato da poco svolto dai ricercatori della University of Sussex un importante studio longitudinale, riguardante la correlazione tra sintomi affettivi e funzioni cognitive nella mezza età (John, et al., 2019).

Lo studio

La ricerca si è basata su un campione di 9.385 soggetti nati in Inghilterra, Scozia e Galles. Ogni soggetto ha compilato un questionario relativo al distress psicologico ed emotivo a 23, 33, 42 e 50 anni. Durante l’ultima fase sono state misurate anche memoria, fluenza verbale, accuratezza e velocità del processamento delle informazioni.

I risultati della ricerca mostrano come l’accumulo di episodi affettivi durante i tre decenni è statisticamente correlato a tutte le variabili in esame, meno la velocità di processamento.

Non è tanto il singolo disturbo dell’umore a conferire significatività al modello, quanto quei casi dove vi è stato un susseguirsi di due, tre o più episodi. Questo potrebbe essere spiegato dall’attività dell’asse ipotalamo ipofisi surrene, da fattori di rischio cardio-metabolici, dalla storia di infezioni croniche e dall’utilizzo pregresso di farmaci.

Gli esiti dello studio mostrano un’importante finestra di intervento precoce, dando rilievo alla gestione efficace dei disturbi dell’umore, in particolare se ricorrenti lungo il corso della vita. Inoltre, vengono poste le basi per l’individuazione preventiva di quei soggetti nei quali potrebbero sorgere disturbi mnestici e cognitivi futuri, confermando l’importanza di un’anamnesi accurata della storia clinica del paziente.

Riportando le parole del dr.ssa Darya Gaysina, membro dell’equipe di ricerca e professoressa di psicologia presso l’University of Sussex:

We would therefore like to see the government investing more in the mental health provision for young adults, not only for the immediate benefit of the patients, but also to help protect their future brain health.

Vorremmo vedere il governo investire di più nei servizi di sanità mentale per giovani adulti, non solo per un beneficio immediato, ma anche per aiutare a proteggere il loro futuro benessere cerebrale.

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