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Poliamore: one’s company, two’s a crowd, and three’s a party (Andy Warhol)

Un recente studio sul fenomeno del poliamore ha indagato la ripartizione dell’esperienza erotica e di cura in confronto alla popolazione monogama.

Di Giulia Samoré

Pubblicato il 07 Giu. 2019

Aggiornato il 05 Ago. 2022 19:02

Nel poliamore, a differenza delle relazioni adulterine, tutte le parti coinvolte hanno consapevolezza del tipo di relazione che intercorre tra di loro ed acconsentono che i bisogni del proprio partner possano venire soddisfatti da una o più persone esterne alla coppia.

 

“The Dreamers” (2003), “Vicky, Cristina, Barcellona” (2008), “You, Me, Her” (2016) e la lista potrebbe continuare: la rappresentazione nei media della cultura poliamorosa ha conosciuto negli ultimi anni una fortuna senza precedenti. Tuttavia, il fenomeno del poliamore è tutt’altro che un nuovo trend, intrattenere relazioni parallele con altri individui, talvolta risultando nella nascita di figli e di intere nuove famiglie, è stata una pratica molto comune nelle società dell’Antica Roma e dell’Antica Grecia, così come nella cultura popolare e nella narrativa di ogni epoca storica sono riportate storie di individui che hanno scelto di condividere la propria vita con più di un compagno.

Storicamente, la virata collettiva verso un modello di relazione di tipo monogamico è stata fortemente influenzata dalla necessità di stabilire linee chiare di successione alla morte di un padre di famiglia; infatti la presenza di svariate mogli ed eventuali figli avrebbero potuto costituire un pretesto per creare contenziosi potenzialmente sanguinosi per motivi di eredità e rischiando di frammentare i possedimenti del defunto. Dal principio l’obbligo di monogamia vigeva come una legge imposta solo sulla donna, la quale doveva assicurare di partorire solo figli legittimi, mentre un atteggiamento più permissivo è stato riservato alla controparte maschile, che ha goduto nei secoli di maggiori gradi di libertà.

Nel poliamore, a differenza delle relazioni adulterine, tutte le parti coinvolte hanno consapevolezza del tipo di relazione che intercorre tra di loro ed acconsentono che i bisogni del proprio partner possano venire soddisfatti da una o più persone esterne alla coppia. Diversi studi si sono proposti di indagare le peculiarità della conformazione poliamorosa, tra questi una ricerca di Balzarini, Dharma & Kohut (2019) ha messo a confronto la popolazione poliamorosa e quella monogama rispetto a due bisogni fondamentali che le relazioni intime sono (in misura variabile) chiamate a soddisfare: il bisogno di erotismo e di cure amorevoli (Sexual Configuration Theory), come postulato da Van Anders (2005), secondo la quale gli individui ricercano la soddisfazione di tali bisogni congiuntamente o disgiuntamente in una o più relazioni intime.

Poliamore: tra bisogno di cure ed erotismo

Lo studio di Balzarini et al.(2019) si è dedicato ad ampliare le nostre conoscenze circa l’assetto interno delle relazioni poliamorose, nella fattispecie riguardo alla ripartizione dell’esperienza erotica e di cura all’interno delle diadi, confrontando tale esperienza con i dati provenienti dalla popolazione monogama.

Le varie fasi di una relazione intima poggiano su delle logiche premesse evoluzionistiche circa la nostra specie: inizialmente la formazione di un legame in età adulta richiede che venga speso del tempo in prossimità fisica reciproca, generalmente caratterizzata da desiderio sessuale e voglia di vicinanza. A questa fase, della durata stimata attorno ai due anni ± 6mesi (Tennov, 1979), seguirebbe una lenta e progressiva costruzione di un legame di cura (esordio tra 1,5 e 3 anni) , che richiederà lungo tempo per consolidarsi e maturare (Winston, 2004). Mitchell (2002) e Perel (2007) hanno suggerito che i limiti imposti dalle coppie stesse sulla propria libertà sessuale come individui (monogamia), possano avere come rovescio della medaglia a fronte di minore insicurezza, quello di scadere nella monotonia, disponibilità e familiarità, che rappresentano grossi ostacoli nel mantenimento dell’interesse e curiosità sessuali.

L’ipotesi su cui si poggia l’indagine di Balzarini et al. (2019) è che gli individui coinvolti nelle relazioni poliamorose possano ovviare a questo “effetto collaterale” della costruzione di un affettuoso e appagante rapporto intimo, ricercando di compensare la minor soddisfazione nel dominio erotico stringendo relazioni parallele con ennesimi partner(s). I 1168 partecipanti allo studio sono stati reclutati online tramite sottogruppi di Reddit e gruppi di discussione dedicati al poliamore, identificandosi come poliamorosi (“frequentando diversi individui su conoscenza e accettazione di tutte le parti coinvolte”) e dichiarandosi impegnati da almeno due anni, in almeno due relazioni nello stesso lasso di tempo. Conformemente alle aspettative dei ricercatori, la relazione definibile “primaria” nel contesto dell’assetto poliamoroso, caratterizzata generalmente anche da durata maggiore, era connotata da maggior cura amorevole rispetto alla relazione “secondaria”, la quale invece riportava un focus erotico maggiore della “primaria”. Compatibilmente, il fattore della durata della relazione, correlava sia per quanto riguarda le relazioni “primarie” che quelle “secondarie” con una maggiore cura. Se confrontati con la popolazione monogama, gli individui in una diade “primaria” di un assetto poliamoroso risultavano riservare al proprio partner maggiori cure amorevoli, ma riferivano anche livelli più bassi di erotismo. I “partner secondari” registravano livelli di cure amorevoli più basse rispetto alla popolazione monogama, compensando tuttavia con maggiori punteggi di erotismo nella relazione. Rispetto alla popolazione poligama, l’assetto monogamo sembra risentire maggiormente della variabile della durata della relazione, sia per quanto riguarda le cure amorevoli che per quanto riguarda l’erotismo.

L’assunzione che la monogamia sia l’unica forma di contratto relazionale su cui la nostra società debba essere fondata è largamente data per scontata, influenzando inoltre le teorizzazioni e la pratica clinica. Uno sguardo più aperto verso nuove forme di relazioni amorose potrebbe fornire una valida lezione: come i risultati di Balzarini et al. (2019) sembrano supportare, la monogamia potrebbe giovare dall’iniziare a fare outsourcing (“appaltare”,”prendere da fuori”) concedendo a qualcun altro, al di fuori della coppia, di sopperire all’inevitabile prevedibilità di una relazione di lunga data (Conely & Moors, 2014; Conely, Matsick, Moors & Ziegler, 2017).

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