Una nuova ricerca sulle neuroscienze dimostra l’effetto neurofisiologico di diverse tipologie di supporto sociale all’esperienza di esclusione sociale
Rosalba Morese
Il supporto sociale può cambiare il modo in cui percepiamo una situazione spiacevole, ma alcuni tipi di supporto sembrano più efficaci di altri.
Un team internazionale guidato da Giorgia Silani che ha coinvolto colleghi dell’Università di Vienna, l’Università della Svizzera italiana di Lugano e l’Università di Torino, ha dimostrato che i sentimenti negativi e le risposte cerebrali sono modulati dal tipo di sostegno sociale che riceviamo dopo essere stati socialmente esclusi. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Social Cognitive and Affective Neuroscience (SCAN).
Esclusione sociale: lo studio per capire cosa può farci stare meglio
L’ esclusione sociale minaccia il bisogno umano di appartenenza sociale, con conseguenze negative su cognizione, emozioni e comportamento. Le risposte a questo tipo di dolore sociale, come il sentirsi arrabbiati o evitare un gruppo dopo essere stati respinti, possono portare a una gestione meno efficace e ad un isolamento sociale a lungo termine. Comprendere i meccanismi che possono alleviare queste conseguenze negative è diventato un importante obiettivo di ricerca degli ultimi anni. A tale riguardo, il supporto sociale è stato identificato come un possibile meccanismo di coping che può migliorare le risposte individuali e il benessere generale. Rosalba Morese, primo autore della ricerca, ora all’Università Svizzera italiana di Lugano, sottolinea
il nostro studio è il primo ad indagare gli effetti dei diversi tipi di supporto sociale – come diverse tipologie possano modulare i correlati neurali dell’esperienza di esclusione sociale.
Lo studio recentemente pubblicato su SCAN mostra che, a seconda del tipo di sostegno sociale ricevuto, i partecipanti hanno sperimentato sia il sollievo, sia un peggioramento delle loro emozioni negative associate all’essere stati esclusi. Ciò è inoltre associato a specifiche risposte neurali.
Esclusione sociale: contatto fisico ed emotivo aiutano di più delle spiegazioni
Il team internazionale per condurre questo studio ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per capire in che modo il supporto sociale può alleviare le conseguenze negative dell’ esclusione sociale. 71 partecipanti di sesso femminile sono state sottoposte a due sessioni fMRI durante un gioco virtuale di lancio della palla (Cyberball) durante il quale sono state escluse da altri due giocatori virtuali. Tra le due sessioni di esclusione, le partecipanti sono state suddivise in due gruppi sperimentali che hanno ricevuto supporto sociale o sotto forma di un tocco gentile della mano (supporto emotivo), o sotto forma di messaggi di testo con contenuto informativo, utili per comprendere la situazione (supporto di valutazione). Entrambi i tipi di supporto sono stati forniti da un’amica.
Gli scienziati hanno scoperto che l’esperienza dell’ esclusione sociale è modulata dal tipo di supporto ricevuto. In particolare, il fatto di essere toccati delicatamente ha diminuito le emozioni negative, mentre essere informati sulla situazione ha aumentato la percezione di emozioni negative con la concomitante riduzione o aumento dell’attivazione di aree del cervello dedicate. Questi effetti divergenti del supporto sociale indicano che
è molto importante capire in quali condizioni (il contesto, la persona, la modalità, ecc.) il sostegno sociale può rappresentare una risorsa efficace e positiva per alleviare le conseguenze negative dell’ esclusione sociale – spiega Giorgia Silani, dell’Università di Vienna, leader del gruppo di ricerca – il nostro lavoro evidenzia che essere toccati fisicamente ed emotivamente da un altro vicino può essere un modo molto potente e diretto per aiutarci ad affrontare le nostre emozioni negative – molto più che fornire una spiegazione razionale della situazione in cui ci troviamo.