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Cafarnao – Caos e miracoli. La storia di Zain – Recensione del film

Cafarnao racconta la storia di Zain e della sua scelta di fare causa ai genitori per averlo messo al mondo senza offrirgli amore, sostentamento e cure.

Di Giorgia Maestri

Pubblicato il 19 Giu. 2019

Cafarnao è un film che scava dentro all’abisso emotivo fino a togliere il respiro. Struggente, straziante, realistico e crudo ma altrettanto traboccante di umanità. Duro, ma costantemente attraversato da un filo di speranza.

 

Titolo originale : Capharnaüm – Un film di Nadine Labaki.
Con : Zain al-Rafeea, Kawthar Al Haddad, Fadi Kamel Youssef, Cedra Izam
Drammatico – Libano, 2018

 

Cafarnao – Caos e miracoli si apre con un atto simbolico e provocatorio: il dodicenne Zain decide di fare causa ai suoi genitori per averlo messo al mondo senza offrirgli amore, sostentamento e cure.

Si ripercorre così, in un lungo flashback, la storia di questo bambino e dei suoi fratelli che crescono in condizioni di povertà estrema, abbandonati totalmente a loro stessi.

Del legame privilegiato di Zain con la sorella Soah.

Dei genitori che vivono di espedienti e non posseggono gli strumenti, né la sensibilità di capire quali bisogni abbiano i figli.

Dell’incontro con Rahil, immigrata etiope, e il figlio Yonas.

E di un groviglio di strade, di incontri con loschi individui e di vicende complesse e intricate.

Cafarnao è un film che scava dentro all’abisso emotivo fino a togliere il respiro.

Fa male, come un pugno che arriva dritto allo stomaco.

Talmente scomodo e ingombrante da far percepire allo spettatore il desiderio di uscire dal cinema anzitempo e contemporaneamente da tenerlo incollato alla sedia fino all’ultimo istante.

Cafarnao è struggente, straziante, realistico e crudo ma altrettanto traboccante di umanità. Duro, ma costantemente attraversato da un filo di speranza.

È un film da vedere. Che ti spinge, ti costringe a guardare quello che accade nella porta accanto, a considerare quello che parrebbe distante da chiunque, ma che così distante certamente non è.

I personaggi del film

In Cafarnao ogni personaggio del film ha una doppio risvolto e si divide tra ciò che desiderebbe fare e ciò che è costretto a fare per sopravvivere.

Zain – il protagonista – è un bambino che manifesta un’elevata resilienza. È spinto dal contesto sociale a prendere decisioni inadeguate per la sua età e a esserne responsabile. Nonostante percepisca costantemente di essere ignorato – in particolare dai genitori – tenta in tutti i modi di fare sentire la sua voce e lotta per costruirsi un’identità.

Zain non è felice di essere nato, perché deve combattere ogni giorno per sopravvivere. Non ha mai conosciuto la spensieratezza tipica dei bambini: fin da subito infatti è dovuto diventare adulto, adoperandosi quotidianamente per procurarsi i soldi e per scampare ai pericoli e alla morte.

Non sorride mai, durante la pellicola. I suoi occhi esprimono profonda tristezza, ma anche rabbia e voglia di reagire e di sognare.

In un qualche modo, riesce a guardare oltre la miseria e la povertà, battendosi per un mondo migliore e riuscendo, pur non avendo ricevuto amore, a prendersi totalmente cura di qualcuno (per esempio sua sorella Soah o il bimbo Yonas) facendo o inventandosi qualsiasi cosa pur di proteggerlo.

Dall’altra parte ci sono i suoi genitori. Un padre e una madre che non danno affetto ai loro figli, non hanno alcun mezzo per poterli mantenere e curare, li mandano a lavorare o li costringono a sposarsi. Sono due disgraziati, inconsapevoli, che lo spettatore può arrivare contemporaneamente a detestare e commiserare. Ritengono di dover assecondare le leggi della natura assolvendo all’unico compito della procreazione, partendo dall’inconfutabile concezione che la vita sia sempre e comunque un dono.

Nascere, esistere nonostante tutto: anche se nel disagio, nella povertà e nella sofferenza.

I genitori di Zain sono vittime – vissute nel degrado e nella miseria a loro volta – che diventano carnefici, perpetuando le stesse condizioni per i figli. Pensando di dover solo concepire e mettere al mondo, ritenendo di non avere nessun’altra scelta e di non doversi occupare più di nulla dopo la nascita. Neanche di registrare i propri figli all’anagrafe.

Zain e i suoi fratelli infatti per lo Stato non sono nati, non esistono. Non possono godere di diritti umani nè possono ricevere alcuna cura sanitaria. Rischiano ogni giorno di andare incontro alla morte senza che nessuno se ne accorga.

La decisione del protagonista di fare causa ai suoi genitori, rappresenta un gesto simbolico a nome di tutti i bambini che – non avendo chiesto di nascere – rivendicano il diritto di poter essere amati e curati.

E quando, alla fine, Zain riuscirà a ottenere il suo primo documento di identità – finalmente – sorriderà.

Per la prima volta, avrà la sensazione… di esistere.

 

CAFARNAO – GUARDA IL TRAILER

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Coratti, B., Lorenzini, R., Scarinci, A., Segre, A. (2012). Territori dell’incontro. Strumenti psicoterapeutici, Alpes Italia, Roma.
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