expand_lessAPRI WIDGET

L’utilizzo della LIBET nello sviluppo personale degli allievi. Lectio Magistralis di Sandra Sassaroli al Forum di Riccione

Forum della Ricerca in Psicoterapia 2019: Lectio Magistralis di Sandra Sassaroli: LIBET nello sviluppo personale degli allievi delle scuole di Psicoterapia.

Di Marina Morgese

Pubblicato il 13 Mag. 2019

Chiude il Forum di Psicoterapia di Riccione, la fondatrice del gruppo, Sandra Sassaroli. La sala è gremita di allievi, didatti e collaboratori: c’è chi forse assiste per la prima volta a una presentazione di Sassaroli, chi invece ascolta i suoi interventi da una vita. Tutti catturati dalle sue parole.

 

Già il titolo colpisce: “La LIBET nello sviluppo personale degli allievi”. Sandra Sassaroli usa il modello di formulazione del caso Life themes and plans Implications of biased Beliefs: Elicitation and Treatment (LIBET) per concettualizzare le eventuali difficoltà emotive degli allievi, difficoltà di cui essere consapevoli nel momento in cui si affronta questo difficile mestiere. Si cambia prospettiva, non sono più i futuri terapeuti a esporre i dati raccolti sul loro campione, adesso sono loro il campione.

La LIBET e i limiti della CBT

Si parte dai limiti della cognitive behavioral therapy (CBT), limiti nel delineare le modalità di funzionamento personologico che operano anche in condizioni di bassa minaccia e in modo pervasivo in diverse aree di vita, indipendentemente quindi dal verificarsi di situazioni attivanti. Come spiegare quindi l’interazione tra un livello di vulnerabilità personologica e un cambiamento che determina l’esordio di un sintomo?

La LIBET ci consente di integrare gli aspetti di ricostruzione evolutiva con un approccio CBT a partire da alcune premesse: molti pazienti con disturbi sintomatici mostrano tratti di vulnerabilità significativi nell’area della personalità. La LIBET, continua Sassaroli, permette di conoscere tali tratti di vulnerabilità riuscendo a giustificare l’interazione tra un livello di personalità (funzionamento a bassa minaccia) e un livello sintomatico acuto (funzionamento in situazioni di alta minaccia). Questo consente di muoversi nel corso di tutta la terapia con una concettualizzazione flessibile, costante e fondamentalmente transdiagnostica, e non attraverso una concettualizzazione differente per ogni sintomo. Il sintomo è visto come la rottura di un piano, prima funzionale a evitare la sofferenza.

Piani e temi nella LIBET

Piani e temi sono i due concetti cardine della LIBET. Il tema è una sensibilità che può essere appresa o condizionata evolutivamente in una condizione di frustrazione di bisogni. È un’esperienza con una componente cognitiva, fatta di pensieri automatici su di sé (autovalutativi) e sensazioni corporee. I piani invece sono strategie abituali per mantenere condizioni di sicurezza e prevenire minacce alle vulnerabilità apprese. Essi sono generalizzati, pervasivi e indipendenti dalle circostanze. Vengono attivati con scarsa consapevolezza e con aspetti di ego sintonia che li rendono focali nell’area patologica della personalità. Avendo uno scopo preventivo sono attivi anche in condizioni di bassa minaccia e indipendentemente dalle esigenze delle circostanze. I temi sono essenzialmente tre (minaccia, disamore e indegnità) così come i piani (prudenziale, prescrittivo e immunizzante).

L’intervento LIBET

La LIBET quindi ci aiuta a formulare ipotesi sul funzionamento dei nostri pazienti a condividere queste ipotesi con loro e a utilizzare questa condivisione nella progettazione e nella gestione della terapia. L’intervento LIBET ci aiuta a scegliere un progetto clinico, a costruire una relazione col paziente e a scegliere quali tra le tante tecniche siano quelle giuste per quel determinato paziente, nonché a monitorare l’andamento della terapia passo dopo passo.

La LIBET nello sviluppo personale degli allievi

Dopo l’indispensabile introduzione sulla LIBET ecco che Sassaroli torna agli allievi: cosa dirà di loro la LIBET? Con gli allievi sono stati condotti dei colloqui di sviluppo personale nati dalla necessità di una formazione individuale volta ad approfondire con un esperto il proprio funzionamento in seduta. Questo permette di verificare il benessere degli allievi nei gruppi formativi e con i formatori, di aumentare la consapevolezza del proprio funzionamento come futuri terapeuti e di individuare aree di vulnerabilità o risorse da sviluppare o limitare nel corso della formazione.

Gli allievi, nel corso dei colloqui, riportano a volte storie difficili. Il futuro terapeuta sta acquisendo consapevolezza di queste difficoltà o sta consolidando le intuizioni sulla propria storia evolutiva. Emergono temi dolorosi di cui si era scarsamente consapevoli. Come e quanto le sensibilità dolorose e i piani impattano sul lavoro di psicoterapia?

Risaltano alcuni temi dominanti e più frequenti: molte allieve ad esempio sono state spinte (ai limiti della critica) verso prestazioni eccellenti, queste ragazze accennano a storie di solitudine, di vicinanza legata al dover essere brave a tutti i costi. Il criticismo subìto porta spesso un senso malinconico della propria impossibilità a funzionare in modo da rendere soddisfatti gli altri del proprio lavoro.

Il condizionamento alla minaccia di deludere si sposta così sul timore di deludere i pazienti. Il piano dominante è il prescrittivo: si rimugina, si cerca di non sbagliare, si passano le sedute a controllare di fare bene. Questi ragazzi vivono la terapia (e la vita) come una dura prova di resistenza alle voci interne ed esterne di critica.

I risultati mostrano come per gli allievi questi colloqui siano stati un’esperienza altamente formativa. Molti di loro vorrebbero poter affrontare ancora individualmente i temi trattati durante l’incontro e altri ancora, dopo il colloquio di sviluppo personale, si dicono più attenti ai propri piani e all’influenza di questi sul proprio lavoro e sulle proprie vite.

Anche Sassaroli parla della sua esperienza da conduttrice di questi colloqui: “sono stati un’avventura esistenziale, a volte faticosa, frustrante, fulminante ma anche illuminante e commovente”. Come faticoso ma anche tanto illuminante e commovente è il percorso di specializzazione vissuto dagli allievi (e dai didatti) presenti lì nella platea.

Anche quest’anno il Forum di Ricerca in Psicoterapia del circuito Studi Cognitivi è riuscito pienamente nel suo intento di creare condivisione, non solamente formativa.


Lezione Magistrale – Dott.ssa Sandra Sassaroli LIBET nello sviluppo personale degli allievi – Le slides del convegno

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

Tutti gli articoli
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Il modello LIBET- introduzione di Sandra Sassaroli - Psicoterapia & Concettualizzazione del caso
Il modello LIBET: introduzione di Sandra Sassaroli – Psicoterapia & Concettualizzazione del caso (VIDEO)

Sandra Sassaroli ci parla del modello LIBET, Life themes and plans Implications ofbiased Beliefs: Elicitation and Treatment.

ARTICOLI CORRELATI
La formulazione del caso secondo una prospettiva evoluzionista (2023) – Recensione del libro

Recensione del libro di Álvaro Quiñones Bergeret, “La formulazione del caso secondo una prospettiva evoluzionista”

Valori ACT e concettualizzazione LIBET: la costruzione di nuovi piani di vita
L’importanza dei valori nella costruzione di nuovi piani di vita in ottica LIBET

La creazione di nuovi piani di vita può essere considerata un punto centrale nella terapia e trova in modelli come l’ACT una risorsa estremamente funzionale

WordPress Ads
cancel