Come psicologa di una comunità per minori, ho il privilegio di un punto di osservazione tale per cui posso leggere dinamiche e mettere in connessione elementi della quotidianità comunitaria apparentemente molto lontani fra loro.
Ovidio (Metamorfosi III, 420 e segg.):
Contempla gli occhi che sembrano stelle, contempla le chiome degne di Bacco e di Apollo, e le guance levigate, le labbra scarlatte, il collo d’avorio, il candore del volto soffuso di rossore… Ignorava cosa fosse quel che vedeva, ma ardeva per quell’immagine…
Psicologo in Comunità per minori: riflessioni sul ruolo
Mi sono spesso interrogata sul complesso e sfaccettato ruolo del Responsabile di Comunità.
I nodi del Responsabile, i suoi spettri possono entrare nella “stanza” degli educatori influenzandone il sentire e il comportamento? Possiamo accostare la posizione dei genitori a quella del responsabile di comunità che, sollecitato dalle scorie emerse dal prendersi cura di un sistema multiforme e sofferente, come è quello delle comunità, si trova a specchiarsi trasmettendo ciò che non ha ancora pensato, facendolo agire ed esperire al gruppo educativo?
Calpestando il territorio “comunitario” è possibile constatare quanto l’ombra (C. G. Jung), i fantasmi (S. Fraiberg), gli elementi indigeriti/indigeribili (W. Bion) del Responsabile vengano trasmessi all’equipe curante, orientando inconsciamente le scelte clinico-educative degli operatori, fino a determinare che essi stessi si facciano carico di una possibile espressione di questi fatti indigesti.
L’uso narcisistico dell’Altro (operatore e/o ospite), nel tentativo di riparazione di aspetti di Sé sentiti come feriti e fragili, non adeguati ed incapaci, può costituirsi come rischio in quei contesti in cui non è pensato un affiancamento/sostegno al ruolo del Responsabile.
Psicologo in Comunità: l’importanza delle supervisioni e del lavoro in equipe
Quando è presente lo Psicologo di Comunità, è possibile attivare uno spazio/tempo di pensabilità che consenta di porre in circolo e di contattare eventuali movimenti manipolatori. Il mettere in parola permette la trasformazione significante e quindi l’integrazione di aspetti non consapevoli del Sé del Responsabile che vengono proiettati sull’équipe curante. Le parti meno integrate degli operatori possono colludere fino ad attivare comportamenti non tutelanti nei confronti degli utenti.
La possibilità di rendere consapevoli tali dinamiche attraverso percorsi di supervisione, consente di recuperare quegli aspetti del proprio Sé scissi, di integrarli e di non agirli nel sistema comunitario.
La comunità in tal modo, diviene un ambiente terapeutico non solo per i piccoli ospiti, ma si struttura come luogo di crescita autentica e consapevole anche per gli educatori e per il Responsabile.
I luoghi mentali attivati all’interno del sistema, come le équipe clinico-educative, le supervisioni e le micro-équipe diventano i contenitori significanti e trasformativi di tutti quegli elementi protomentali e protoemotivi che rischiano di essere agiti da tutti i protagonisti della vita di comunità.