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Il test MMPI: dalla sua prima versione agli ultimi aggiornamenti

Il test MMPI è uno dei questionari di personalità più diffusi in ambito di screening psicopatologico e giuridico-peritale.

Di Alessandra D`Antonio

Pubblicato il 09 Mag. 2019

Aggiornato il 13 Giu. 2019 12:32

Il test MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) risulta in grado di intercettare molteplici dimensioni di tratto dell’organizzazione intrapsichica e interpersonale dell’individuo.

 

Il test MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory), nonostante sia stato pubblicato per la prima volta nel 1942 ad opera dello psicologo Hathaway e del neuropsichiatra McKinley, è ancora uno dei questionari di personalità self-report più diffusi in ambito di screening psicopatologico e giuridico-peritale poiché risulta in grado di intercettare molteplici dimensioni di tratto dell’organizzazione intrapsichica e interpersonale dell’individuo. L’attualità di tale strumento è dovuta ai continui aggiornamenti dello stesso.

Contesto d’origine del MMPI e alcune criticità delle inziali versioni dello strumento

Il test MMPI è nato dall’esigenza di valutare l’idoneità del personale militare a prestare servizio durante la Prima Guerra Mondiale. I due autori, al fine di migliorare l’attendibilità e la validità dello strumento, nella costruzione del questionario hanno seguito un criterio di validazione empirica: Hathaway e McKinley estrassero 504 affermazioni, ritenute in grado di indagare le molteplici aree di sviluppo dell’individuo, da un range inziale di più di 1000 (tratte da precedenti scale su atteggiamenti personali e sociali, casi clinici, ecc.). Tali affermazioni furono poi proposte a due gruppi di persone, uno costituto da individui che lamentavo uno o più disagi psichici e l’altro da individui che non presentavano alcun disagio di natura psicologica.

Nonostante il complesso e lungo processo attuato dagli autori, parzialmente descritto sopra, lo strumento nella sua prima versione non è apparso in grado di discriminare adeguatamente i diversi quadri sindromici e dimensionali della personalità. Tale criticità e i cambiamenti sociali e culturali hanno spinto i ricercatori ad affinare lo strumento: viene pubblicato il test MMPI – 2, composto da 567 item, nel 1989 (Butcher & Williams, 1996).

La seconda versione, il test MMPI – 2, seppur abbia mostrato un livello di stabilità temporale tendenzialmente superiore a quella del test MMPI originario – a causa della metodologia di costruzione del test prettamente empirica – non ha raggiunto elevati livelli di consistenza interna delle scale (la consistenza interna riflette quanto i diversi item o quesiti che compongono un test siano omogenei tra di loro e con il punteggio totale): gli item della seconda versione rimasero sostanzialmente equivalenti agli item originali e le correlazioni tra i punteggi delle scale cliniche originali del test MMPI e quelle del MMPI – 2 rimasero tutte superiori a .98 (Sirigatti & Stefanile, 2011).

MMPI – 2 – RF: una versione dello strumento più accurata e maggiormente affidabile rispetto alle precedenti

La pubblicazione del MMPI – 2 – Restrucuted Form è avvenuta nel 2008 dopo una revisione sostanziale e formale del test a opera di Ben Porath e Tellegen. Quest’ultima versione è composta da 338 item (229 item in meno rispetto alla precedente versione) organizzati in 51 scale, di cui 9 di validità e 42 sostanziali, ossia legate al disagio psichico.

In merito alle proprietà psicometriche, la ricerca ha messo evidenziato un effettivo incremento della validità e attendibilità dello strumento: è stato individuando e isolato un fattore che influenzava il punteggio di tutte le scale di rilevanza clinica, riducendo la consistenza interna del test. Tale fattore, nel MMPI – 2 – RF, è rappresentato dalla scala Demoralizzazione, la quale riflette una forma d’ansia vissuta da coloro che sperimentano un disagio psicologico. In particolare, Tellegen e colleghi (2013) hanno svolto numerose analisi sulle nuove scale ristrutturate, isolando anche la Scala Demoralizzazione, e hanno verificato come le scale cliniche rimango strettamente connesse alla dimensione sottostante misurata, nonostante il test sia costituto da meno item rispetto alle sue precedenti versioni.

L’Interpretazione step by step del MMPI – 2 – RF

Il passo preliminare per l’interpretazione di un protocollo MMPI – 2 – RF è valutare la validità dello stesso attraverso la considerazione del numero di item omessi e l’analisi delle scale di validità, aventi lo scopo di evidenziare possibili tentativi del soggetto di falsificare il test, adottando uno stile di risposta tendente a esagerare i propri sintomi o disturbi (over-reporting), a negarli o mascherarli (under-reporting), o a rispondere in modo casuale. L’attendibilità del protocollo è più che mai necessaria in ambito forense.

La successiva ipotesi interpretativa è determinata dall’elevazione delle scale sostanziali, ossia quelle legate ai quadri sindromici e dimensionali della personalità. Più precisamente, le scale sostanziali sono strutturate gerarchicamente su tre livelli, i quali vanno interpretati secondo l’ordine presentato:

  • un livello superiore costituto da tre Scale Sovraordinate (Scala Emozionale/Internalizzante, Scala Disfunzione del Pensiero, Scala Disfunzione Comportamentale/Esternalizzante) che valutano la disfunzione psicologica ad ampio spettro;
  • un livello intermedio rappresentato dalle nove scale cliniche ristrutturate (Scala Demoralizzazione, Scala Lamentele Somatiche, Scala Bassa Emotività Positiva, Scala Cinismo, Scala Comportamento Antisociale, Scala Idee di Persecuzione, Scala Emozioni Negative Disfunzionali, Scala Esperienze Aberranti, Scala Attivazione Ipomaniacale);
  • un terzo livello, organizzato in 23 scale relative a problemi specifici (Scala Malessere, Scala Lamentele Gastrointestinali, Scala Mal di Testa, Scala Lamentele Neurologiche, Scala Lamentele Cognitive, Scala Ideazione Suicidaria/di Morte, Scala Impotenza/Disperazione, Scala Dubbio sul Sè, Scala Inefficacia, Scala Stress/Preoccupazione, Scala Ansia, Scala Propensione alla rabbia, Scala Paure che Inibiscono il Comportamento, Scala Molteplici Paure Specifiche, Scala Problemi Giovanili di Comportamento, Scala Abuso di Sostanze, Scala Aggressione, Scala Attivazione, Scala Problemi Familiari, Scala Passività interpersonale, Scala Evitamento Sociale, Scala Timidezza, Scala Isolamento), a due scale di interessi (Scala Interessi Estetico-Letterari, Scala Interessi Meccanico-Fisici) e a le scale PSY – 5 – r (Le scale Psy – 5 – r, anche se consentono rilevanti collegamenti teorici con modelli di personalità e di psicopatologia attuali, sono valutabili solo qualora le scale cliniche non ottengono un punteggio che supera il valore che rende possibile l’interpretazione della stessa. Tali scale sono: Scala Aggressività Rivista, Scala Psicoticisimo Rivista, Scala Alterazione dell’Autocontrollo Rivista, Scala Emozionalità Negativa/Nevroticismo Rivista, Scala Introversione/Bassa Emozionalità Positiva Rivista).
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Butcher, J.N., Williams, C.L. (1996). Fondamenti per l’interpretazione del MMPI-2 e del MMPI-A. O.S. Organizzazioni Speciali, Firenze.
  • Caporale (2013). MMPI-2, MMPI 2 EW, MMPI 2 RF. Guida pratica all’uso dei test in ambito clinico e giuridico peritale. FrancoAngeli, Milano, Italy.
  • Tellegen, A., Ben-Porath, Y. S., McNulty, J. L., Arbisi, P. A., Graham, J. R., & Kaemmer, B. (2003). MMPI-2 Restructured Clinical (RC) scales: Development, validation, and interpretation.
  • Sirigatti S., Stefanile C. (2011). MMPI-2: aggiornamento all’adattamento italiano. Giunti O.S., Firenze.
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