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Linguistica senza parole

Un recente studio di linguistica ha messo in evidenza come apprendimento e interpretazione delle parole potrebbero avere una natura non lessicale.

Di Lorenzo Mattioni

Pubblicato il 17 Mag. 2019

La linguistica e in particolare la semantica, ovvero quella branca che studia i significati dietro ai processi di comunicazione, generalmente spiega la nascita delle rappresentazioni linguistiche come frutto di un meccanismo specifico del linguaggio, codificate lessicalmente nel significato delle parole. Ma potrebbe essere che questi meccanismi non siano così specifici.

 

“The Martian language might not be so different from human language after all”
Avram Noam Chomsky

 

Qualsiasi tipologia di interazione presuppone una certa misura di “comunicazione”. Il linguaggio è una forma estremamente complessa di sistema comunicativo. Il suo scopo è il processamento dell’informazione. Ciò è oggetto di studio della linguistica e, in particolare, della branca che studia i significati dietro ai processi di comunicazione, la semantica, che riguarda quindi la relazione fra significanti, come le frasi, e cosa questi denotano. Generalmente queste modalità di funzionamento sono ritenute specifiche del linguaggio e codificate lessicalmente nel significato delle parole. Sono state elaborate diverse tipologie di inferenze linguistiche, caratterizzate dalla loro funzione all’interno del discorso e dal loro comportamento in frasi complesse.

Viene fatta un’importante distinzione fra lingue naturali, originate spontaneamente nelle varie culture, e lingue artificiali, costruite per uno scopo, come ad esempio la lingua logica, progettata per testare ipotesi sul funzionamento del linguaggio attraverso la costruzione di frasi inequivocabili. A differenza della logica, le lingue naturali non veicolano le informazioni in modo dipendente unicamente dal significato “da dizionario” dei lemmi, ma portano con sé un ampio repertorio di possibili tipologie inferenziali, come implicazioni, presupposizioni, supplementi e inferenze di omogeneità, considerate comunque di natura lessicale e fruibili attraverso l’apprendimento delle parole.

Apprendimento delle caratteristiche linguistiche: un nuovo studio

Un recente studio (Tieu, Schlenker, & Chemla, 2019) ha sfidato la concezione classica, illustrando come apprendimento e interpretazione delle parole potrebbero avere una natura non lessicale. I ricercatori hanno utilizzato espressioni composite, formate da frasi e da rappresentazioni non linguistiche e non familiari, sia gestuali che attraverso animazioni, allo scopo di verificare se l’apprendimento delle caratteristiche linguistiche possa verificarsi nello stesso modo usando stimoli iconici, per tutte e quattro le tipologie principali di inferenze linguistiche (implicazioni, presupposizioni, supplementi e omogeneità).

I risultati mostrano come questi stimoli non lessicali presentino lo stesso comportamento inferenziale delle parole. Poiché i gesti e le animazioni erano linguisticamente nuovi ai partecipanti, e quindi non potevano essere sostituiti da vocaboli precedentemente appresi. La complessa strutturazione di queste rappresentazioni suggerisce che, essendo dotate di un’architettura strutturale extralinguistica, le proprietà arbitrarie delle parole immagazzinate nella nostra memoria facciano parte un processo generale adattivo di produzione di significato, che non divide le informazioni su base semantica.

Ciò ha profonde implicazioni per la natura stessa del linguaggio.

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