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Legami generazionali. Strumenti di assessment clinico (2018) di Vittorio Cigoli, Eugenia Scabini, Marialuisa Gennari, Giancarlo Tamanza – Recensione del libro

Legami generazionali. Strumenti di assessment clinico (2018) di Cigoli, Scabini, Gennari e Tamanza è un libro indispensabile per studenti e clinici esperti

Di Luisa Arrigoni

Pubblicato il 20 Mag. 2019

Aggiornato il 03 Lug. 2019 11:31

Legami generazionali illustra alcuni strumenti e tecniche volti a far luce su carattere e qualità dei legami familiari. Ciascuno di essi ha già una lunga storia e una consolidata tradizione di ricerca alle spalle.

 

Si tratta di: il Disegno Congiunto; il Family Life Space; l’Intervista Clinica Generazionale. Il filo rosso che precisa e distingue il volume consiste in una rivisitazione e in un ulteriore perfezionamento degli strumenti proposti, che trovano il loro principale utilizzo nel contesto dell’assessment clinico.

Accanto a questo aspetto, per così dire “obiettivo”, balza all’occhio un elemento di natura maggiormente soggettiva, emotiva e implicante, che è l’instancabile passione che gli autori testimoniano attraverso la loro costante riflessione. Una riflessione, o meglio un pensare per andirivieni, come raccomandava Edgar Morin, che ha attraversato interi decenni: del Disegno congiunto Vittorio Cigoli, allora con Umberto Galimberti e Marina Mombelli aveva già scritto nel 1988; del Family Life Space Giancarlo Tamanza con Carlo Gozzoli aveva scritto nel 1998; all’intervista Clinica Generazionale Cigoli e Tamanza avevano dedicato nel 2009, dopo anni di lavoro, un’ampia pubblicazione.

Legami Generazionali è dunque il frutto maturo di un lungo percorso di riflessione e di ricerca clinica, la cui matrice di pensiero è costituita dal Modello Relazionale Simbolico.

Legami generazionali: il modello di riferimento

Il libro si apre con un denso capitolo in cui Vittorio Cigoli e Eugenia Scabini illustrano il Modello Relazionale Simbolico, nelle sue origini e nelle sue specificità.

Il modello risale ai primi anni novanta del secolo scorso, ed ha alla sua base sia la ricerca sociale sulla famiglia sia l’interesse clinico per i legami familiari.

A proposito della famiglia e dei legami, il modello evidenzia che le azioni e i sentimenti di un membro familiare influenzano gli altri membri, e che i parenti partecipano gli uni alla vita degli altri e sono parte di un insieme a cui viene dato il nome di corpo familiare (Cigoli, 1992). Aspetto principale e distintivo del familiare consiste nel suo carattere generativo e generazionale e di rete di parentela. Le sfide a cui la relazione familiare espone la persona sono di conseguenza viste dagli autori: nell’essere generati; nell’essere in trasformazione; nell’essere di passaggio tra le generazioni. Il familiare è così all’origine della persona quale “essere in relazione” e la visione clinica sottesa al modello relazionale simbolico è certamente relazionale.

Si tratta tuttavia di una visione complessa, attenta all’interazione e all’azione ma nondimeno ai sentimenti e alle intenzioni soggettive, che attinge sia ad autori di ambito sistemico, sia di ambito psicoanalitico. Il modello relazionale simbolico si discosta però dagli aspetti riduzionisti presenti in entrambi gli ambiti: non si accontenta del come ma indaga anche il perché (a differenza di un certo purismo sistemico), né teme di cimentarsi con aspetti tipicamente etici della vita umana, quali il carattere donativo dello scambio, e l’esigenza di fiducia, speranza e giustizia nelle relazioni (a differenza della psicoanalisi tradizionale e del pensiero freudiano).

La matrice simbolica infatti rivendica a chiare lettere alla propria base le qualità sia affettive che etiche che caratterizzano le relazioni familiari. L’affetto è per sua natura relazionale, qualifica la relazione, la provoca; mentre l’ethos la regola.

Sono le qualità etico-affettive che costituiscono la struttura portante della relazione di coppia (il coniugale); della relazione genitori-figli (il genitoriale); della relazione tra le stirpi (il generazionale).

Erik Erikson (1982) definiva la cura come l’interessamento per ciò che è stato generato per amore, per necessità o per caso e che supera l’ambivalenza in nome di un obbligo irrevocabile.

E’ questo particolare impegno a dar conto dell’umano, a prendersene cura, a rispettarne la particolare complessità, che è fatta di progetti, valori, responsabilità, eticità dello scambio, oltre che di sentimenti e di azioni, che orienta gli strumenti di assessment descritti nel volume.

Legami generazionali: gli strumenti

Gli strumenti proposti sono tecniche di assessment terapeutico, e rappresentano uno spazio-tempo intermedio tra l’esaminatore e l’esaminato, che li coinvolge entrambi. Costituiscono forme creative di manipolazione del contesto interattivo interpersonale che permette di considerare sia l’azione di ciascun componente la famiglia, sia quella di diadi, di triangoli, come pure dell’insieme complessivo.

Costante in tutte le tecniche descritte è l’attenzione a dar conto sia del livello individuale specifico sia del livello familiare congiunto e a illuminarne le connessioni e le influenze reciproche.

Comune è anche una lettura multidimensionale dei dati, come pure l’integrazione di analisi tipicamente cliniche e qualitative con metodi quantitativi. In particolare.

Per il Disegno Congiunto della Famiglia viene proposta una nuova griglia di analisi con due livelli di osservazione. Una riferisce al prodotto, ovvero al disegno fatto in quanto tale, e a ciò che ciascun membro ha fatto. L’altra riguarda il processo, ossia ciò che accade durante la realizzazione del disegno, e l’attenzione nei confronti dell’interazione (diadi, triadi, insieme complessivo). Le istruzioni, la consegna, l’analisi sono corredate da esempi clinici concreti, che rendono la descrizione dello strumento particolarmente puntuale e ne evidenziano la ricchezza delle implicazioni.

Da sottolineare oltre alla dimensione diagnostica e valutativa è anche l’aspetto terapeutico e prognostico del disegno congiunto.

Il clinico può infatti disporre all’esito dell’ incontro con la famiglia di una rappresentazione chiara e fondata delle relazioni familiari e della loro funzionalità o problematicità. Può anche ipotizzare rischi evolutivi diversi, e scelte di lavoro terapeutico diversamente orientate. La famiglia da parte sua è aiutata a comprendere oltre agli aspetti disfunzionali gli elementi di risorsa di cui dispone, e gli obiettivi di cambiamento da perseguire.

Per il Family Life Space, strumento grafico-simbolico particolarmente efficace in vista di un assessment relazionale della famiglia, viene proposta una nuova procedura di analisi metrica. Si tratta di un’integrazione che non intende sostituire l’analisi qualitativa tipica di questa tecnica, ma cercare di renderne più ricco e più controllabile l’utilizzo. Le informazioni grafiche e simboliche date dal FLS sono infatti tradotte anche in valori metrici, consentendo così di applicare ai dati raccolti algoritmi geometrici e statistici.

La spiegazione delle modalità di somministrazione e di analisi anche in questo caso è seguita da esempi clinici, che permettono di chiarire l’utilizzo e di comprendere le potenzialità dello strumento.

Appare di particolare interesse, e soprattutto di rilevante novità rispetto ad altri strumenti, la possibilità di applicare il FLS grazie alla nuova procedura di analisi metrica in studi estensivi sulle relazioni familiari, rispettando la natura specifica dell’oggetto indagato. Il FLS viene infatti a integrare in modo coerente elementi qualitativi e quantitativi offrendo tuttavia una produzione di informazioni originariamente relazionali, il che è assai raro in altre procedure, dove la misura complessiva di insieme viene ricostruita a posteriori attraverso manipolazioni statistiche.

L’Intervista Clinica Generazionale (ICG) è un’intervista strutturata e prevede un sistema preciso di codifica. Viene utilizzata sia nella ricerca clinica sulle relazioni familiari sia nelle situazioni di assessment relazionale-generazionale. Anche in questo caso dunque il suo utilizzo non è quello di un test, bensì di uno strumento di assessment terapeutico, volto a costruire un legame tra la coppia genitoriale e il clinico che la somministra e a favorire un percorso di comprensione e di cambiamento. La variante proposta in Legami generazionali comporta alcune modifiche rispetto al testo uscito nel 2009 ed è corredata di nuovi esempi clinici. La costruzione della ICG ha richiesto anni di lavoro ed ha visto impegnate numerose équipes cliniche e di ricerca psicosociale. In confronto ad altre interviste familiari la ICG è l’unica a valersi di una unità di codifica sia individuale che di coppia ed è l’unica a disporre di un sistema di misurazione combinato, sia qualitativo che quantitativo. Prevede inoltre un atteggiamento dell’intervistatore volto a favorire apertura e coinvolgimento nella coppia a cui viene somministrata e di conseguenza una produzione discorsiva ricca, non meccanicamente segnata da una sequenza rigida di domande e risposte.

Nella sua completezza l’ICG si compone di 23 aperture dialogiche e di due serie di stimoli grafico- pittorici (quadri d’autore), suddivisi in tre sezioni: la relazione con le origini, la relazione di coppia, il passaggio generazionale. La prima parte dell’intervista (quella relativa alle origini) è rivolta a ciascun partner sempre in presenza dell’altro; la seconda e la terza parte (coppia e passaggio) sono rivolte congiuntamente alla coppia. Il sistema di codifica consente di evidenziare forme diverse dei legami familiari (fecondo, critico, fallimentare) rispetto a ciascuno dei tre assi considerati, ovvero origini, coppia e generatività.

Anche le modalità interattive con cui la coppia affronta il compito costituiscono un’informazione importante sia in termini diagnostici che prognostici.

L’esempio clinico riportato nel testo riferisce a una situazione di consulenza tecnica di ufficio e mostra l’utilità dello strumento anche in un contesto tradizionalmente valutativo. La ICG permette infatti alla coppia di comprendere come la propria crisi sia un problema della relazione e non solo delle singole persone, favorendo uno sguardo relazionale inedito, che aiuta i partners a contenere la contrapposizione e le proiezioni reciproche.

Legami generazionali: molteplici usi del testo

Tutti gli strumenti proposti in Legami Generazionali mostrano quindi, in coerenza con il Modello Relazionale Simbolico che li ispira, come sia possibile declinare in senso collaborativo l’assessment clinico e la stessa valutazione peritale disposta dal giudice, che viene tipicamente vissuta come coatta. Il clinico, da parte sua, può godere del supporto di strumenti rigorosi, e tuttavia profondamenti etici, che fanno della condivisione, della partecipazione alla conoscenza e della presa di decisione responsabile inerente i legami, le basi dell’intervento clinico.

Si tratta di un libro ricco e senz’altro utile, che potrà essere un riferimento per gli studenti ma potrà piacere anche ai clinici esperti che lavorano con le famiglie e soprattutto agli psicologi che si occupano di valutazione della genitorialità, nell’ambito della consulenza tecnica o nel contesto dei servizi.

Al tema della valutazione, spesso vissuto male dai clinici a seguito della mancanza di domanda spontanea che lo caratterizza, Legami generazionali offre strumenti tecnici rigorosi e utili, ma offre a mio avviso anche una consapevolezza  fondamentale: l’intervento valutativo costituisce un fattore di cambiamento; l’intervento valutativo ha rilevanza terapeutica; l’intervento valutativo implica profondamente chi lo attua, e lo impegna a prendersi cura eticamente, oltre che professionalmente, della famiglia che incontra.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cigoli V., Scabini E., Gennari M., Tamanza G. (2018) Legami generazionali. Strumenti di assessment clinico. Edra
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