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Oltre se stessi. Scienza e arte della performance (2019) di Giorgio Nardone e Stefano Bartoli – Recensione del libro

Oltre se stessi, di Nardone e Bartoli, è un testo che va oltre il concetto di performance e guida il lettore nella scoperta del tesoro che ha dentro di sé

Di Valentina Nocito

Pubblicato il 03 Apr. 2019

Nel libro Oltre se stessi, Giorgio Nardone e Stefano Bartoli utilizzano la metafora molto suggestiva del diamante per spiegare chi è una persona che ha un talento e per ricordare l’importanza di “maneggiarla” con cura in quanto portatrice di qualcosa tanto prezioso ma al contempo fragile, per cui è importante sapere dove colpire, in modo da poter lavorare escludendo il rischio della sua rottura.

 

“Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare. “
Thomas Stearns Eliot

 

 

Così si apre l’ultimo libro del prof. Giorgio Nardone, scritto in collaborazione col Dr Stefano Bartoli, esperto di alta prestazione e leadership.

Come gli stessi autori scrivono:

questo testo non intende essere una raccolta di ricette magiche, ma una sorta di guida e mappa alla ricerca del tesoro che ognuno ha dentro di sé.

Oltre se stessi è un testo all’interno del quale ricerca moderna e saggezza antica si coniugano, uniti ai contributi offerti dalle neuroscienze e dall’esperienza trentennale dello stesso Giorgio Nardone, sia nell’ambito clinico che nell’ambito performativo, che mette in luce alcuni aspetti essenziali per un performer, sia esso un professionista, un atleta, un artista o un manager.

Flessibilità, capacità di mutare rimanendo se stessi, capacità di resistere agli urti della vita, di adattarsi, accompagnata all’esercizio, dedizione, sacrificio ed accettazione del rischio di fallimento, questi sono alcuni degli elementi essenziali all’uomo moderno per riuscire ad andare “oltre” i propri limiti. Non un percorso che mira alla perfezione bensì al miglioramento.

“Incoscienza educata”

L’originale concetto coniato dal prof. Giorgio Nardone rimanda ad un aspetto che lo stesso considera essenziale per favorire il cambiamento, sia in ambito clinico che performativo. Con il termine “incoscienza educata” l’autore mette in risalto un aspetto sia fisiologico che psicologico del cervello. Si cerca di superare il dualismo tra coscienza ed incoscienza riconoscendo come molti processi nell’uomo siano incoscienti (da non fraintendere con il concetto freudiano di inconscio) e come la stessa funzionalità per l’uomo di questi aspetti incoscienti, risieda proprio nell’essere autonomi dalla coscienza.

L’accento viene posto sulle nostre emozioni, gestite dal cervello rettile e pertanto molto rapide ed istintive. Nulla di sbagliato se non il non riuscire per l’appunto ad educare i nostri stati emotivi, come la paura o la rabbia ad esempio, pertanto il lavoro mirerà a riuscire, riprendendo le stesse frasi di Nardone, a gestire e non subire! Un lavoro strategico e costante su sensazioni, percezioni e cognizioni che consentono il passaggio ad un’azione ed al cambiamento/miglioramento.

Si nasce o si diventa?

Anche in questo caso gli autori rifiutano un ragionamento che escluda una delle due posizioni, sostenendo una logica e/e. Si nasce e si diventa e ciò che consente di poter mantenere entrambe le posizioni risiede proprio nell’importanza posta sull’esercizio. Un talento non coltivato con costanza e dedizione tenderà a sfumare, non crescere, potendo giungere fino al fallimento, alla pari chi non nasce talentuoso può acquisire abilità e competenze attraverso l’esercizio. Lo stesso Leonardo da Vinci sosteneva la “sapienza è figlia dell’esperienza”. Talenti puri, inespressi, bloccati… bloccati per problematiche personali e relazionali, al professionista che lavora nell’ambito performativo la capacità di comprendere come lavorare.

Oltre se stessi si conclude con una metafora molto suggestiva che vede la persona che possiede un talento come un diamante che va maneggiato con cura, tanto prezioso ma al contempo fragile, dove si deve sapere dove colpire, in che punti, in modo da poter lavorare escludendo il rischio della sua rottura.

Oltre se stessi è un testo ricco di spunti di riflessione, utile all’ampio pubblico di lettori che sicuramente accende curiosità e magari anche voglia di passare all’azione e la voglia di assumersi il rischio di credere in se stessi e sulle proprie risorse.

Lo stesso Plutarco sosteneva: “La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”.

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SCRITTO DA
Valentina Nocito
Valentina Nocito

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Nardone, G. e Bartoli, S. (2019) Oltre se stessi. Scienza e arte della performance. Ponte alle Grazie Editore, Firenze.
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