La mediazione familiare è un intervento extragiudiziale che sta trovando sempre più consensi nel campo delle separazioni e dei divorzi. Il numero di coppie che decidono di interrompere il loro percorso di vita insieme è purtroppo in vertiginoso aumento.
Sono quindi sempre di più anche i coniugi che si ritrovano in tribunale a dover discutere, nel corso di cause giudiziali lunghissime, i dettagli della separazione. Gli accordi sono difficili da trovare e le parti entrano in conflitto senza riuscire a trovare un punto di incontro.
Ecco che in questi casi il ruolo del mediatore familiare può essere fondamentale. La coppia deve avere la volontà di collaborare e di mettersi in discussione per evitare guerre spesso estenuanti. Il mediatore familiare sarà allora quella figura di riferimento che aiuterà i coniugi a vedere la separazione nella giusta ottica e li accompagnerà fino al raggiungimento di un accordo equo per entrambe le parti.
Mediazione familiare: come aiuta la coppia
Viviamo in un’epoca sociale in cui sembra naturale vivere sempre in competizione con gli altri. La vita diventa una continua corsa alla prevaricazione. Questo accade anche durante le separazioni. Alcuni coniugi arrivano ad arrecare danni economici e psicologici all’altro pur di non scendere a compromessi e sopraffare l’ex compagno.
Quando nella coppia ci sono figli minorenni, il pericolo è quello di far pesare anche a loro i conflitti della separazione dei genitori, facendo vivere questo momento ancora più stressante e drammatico. I genitori, presi dalle loro guerre giudiziali, trascurano il benessere psicologico dei bambini che avvertono tutto il disagio della situazione. Per loro diventa molto difficile accettare e comprendere quello che sta avvenendo.
È fondamentale che i coniugi riescano a pensare prima di tutto al benessere dei loro figli, sforzandosi a tal proposito di trovare un equilibrio nei rapporti con l’ex partner per ritrovare al più presto la serenità e un nuovo equilibrio familiare. In questo processo il mediatore familiare si pone come individuo neutrale, al di sopra delle parti, che non cerca un ricongiungimento, ma solo il raggiungimento di un rapporto fra i coniugi di rispetto e fiducia, pur da separati. Ciò deve essere visto come obiettivo comune per il benessere dei figli e delle parti coinvolte.
È necessario che entrambi i coniugi siano consapevoli dell’importanza di questo percorso e siano intenzionati ad affrontarlo positivamente.
Mediazione familiare: i limiti nei casi di violenza
Un caso in cui la mediazione familiare è fortemente sconsigliata si verifica quando vi siano casi certi o presunti di violenza familiare o domestica.
Nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, dell’11 Maggio 2011, nota come Convenzione di Istanbul, art. 48, punto 1 si riporta che:
Le parti devono adottare le necessarie misure legislative o di altro tipo per vietare il ricorso obbligatorio a procedimenti di soluzione alternativa delle controversie, incluse la mediazione e la conciliazione, in relazione a tutte le forme di violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione.
Il pericolo, piuttosto concreto, è che il partner violento utilizzi la mediazione familiare come un prolungamento del controllo e della volontà di dominio sulla vittima, non accettando la volontà di questa a separarsi. Il partner violento è infatti incapace di riconoscere la separazione, ovvero la perdita dell’oggetto del suo controllo.
È indispensabile altresì che il mediatore familiare sia correttamente formato e si tenga aggiornato sul riconoscimento delle varie forme di violenza, anche quando la donna non sia pienamente consapevole delle oppressioni subite. Nel caso il mediatore si accorga di essere alla presenza di un possibile caso di violenza, dovrebbe sospendere la mediazione e accompagnare la vittima verso un percorso di presa in carico e sostegno da parte di centri adeguati.