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Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta (2018) di Silvia Albertazzi – Recensione del libro

Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta è un libro in cui Silvia Abertazzi presenta e analizza canzoni, poesie e romanzi del grande artista

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 20 Feb. 2019

Un libro che si intitola Manuale per vivere nella sconfitta non può non destare l’interesse di chi si occupa di salute mentale e di disagio psicologico.

 

D’altra parte nell’opera del leggendario e mitologico Leonard Cohen (sia opera scritta, che musicata) come viene spiegato dall’autrice, eminente esponente del mondo accademico letterario,

la bellezza dei perdenti e il valore della sconfitta sono esaltati attraverso un uso ipnotico e ammaliante della parola che imprigiona chi ascolta o legge in un cerchio magico da cui risulta impossibile uscire, una volta che se ne siano varcati i confini.

Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta: presentazione del libro

Nell’introduzione l’autrice racconta che per un bizzarro fenomeno, chi scrive di Leonard Cohen, persino a livello scientifico, finisce a parlare anche di sé. E ovviamente non posso sottrarmi a questa tradizione raccontando come, mossi da sentimenti un po’ onnipotenti, alcuni anni fa, con il caporedattore di questo web journal ci era venuta l’idea di provare a intervistarlo in occasione di uno degli ultimi concerti dal vivo in Italia. Ovviamente non fu possibile, per cui “ripiegai” su un articolo in cui ho raccontato della sua bellissima guarigione da una depressione cronica, avvenuta in tarda età dopo averle provate un po’ tutte, dal monastero al Prozac.

Il Manuale per vivere nella sconfitta si articola in tre sezioni: poesie, romanzi (tra cui spicca appunto Beautiful losers) e canzoni, approfondendo in modo assolutamente esaustivo la vastissima opera di Leonard Cohen, che ha preso forma in sessant’anni di attività (cominciò nel 1956 con le poesie per salutarci con un bell’album di canzoni del 2016). Viene analizzata la tripla anima di poeta, scrittore e cantautore di Cohen e viene evidenziato come il cantautore canadese (anche se lui si è sempre definito scrittore) sia riuscito a riconferire alla forma canzone la sua dignità letteraria di poesia orale. Nascendo come poeta, ha infatti

portato alla canzone la precisione linguistica e l’ossessione formale della poesia scritta.

Ispirandosi inizialmente alla tradizione della chanson francese, la canzone nobile di Leonard Cohen è poi passata veloce di bocca in bocca, fino a diventare un prodotto commerciale e usufruibile da milioni di persone. L’autrice analizza approfonditamente tutta l’opera letteraria di Cohen, soffermandosi sull’interpretazione e i significati e trascurando volutamente la biografia dell’autore perché

anche secondo Cohen, è chi ascolta a conferire significato a una canzone

al dì là della storia e delle intenzioni di chi scrive.

Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta: i personaggi, le canzoni

La narrazione di Leonard Cohen è popolata figure femminili fragili, solitudini, stranieri, immagini religiose e tanti altri elementi spesso impregnati di una “tristezza gentile”, più che da angoscia. In queste atmosfere cupe si può anche raccontare di un tentativo di suicidio come in Dress Reharsal Rags, benchè Cohen dichiarò di non avere mai avuto tendenze suicide, ma di aver conosciuto la vera depressione e aver tratto da essa ispirazione per diversi brani. Il cantautore racconta in un’intervista come per una sorta di particolare catarsi alcune persone che hanno attraversato questi tipi di “paesaggi depressivi”, abbiano riportato di aver addirittura tratto beneficio dalla bellezza di questo tipo di brani.

Anche la dimensione spirituale di brani come la celeberrima Halleluja può avere un effetto estremamente potente, in quanto, come ricorda l’autore esprime

il desiderio di affermare la fede nella vita, non in modo religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione

come una sorta di preghiera laica.

Uno dei brani-capolavoro a mio avviso, che riesce a racchiudere allo stesso tempo disperazione, sensualità, spiritualità e speranza è Dancing me to the end of love, contenuto nell’album Various positions del 1984, in cui quell’immagine così forte del “burning violin” (che si riferisce alle terribili esecuzioni musicali cui erano costretti i musicisti ebrei nei campi di concentramento, per fare da colonna sonora all’ingresso dei compagni nelle camere a gas) viene amplificata dal malinconico coro di voci che si ripete in modo quasi ipnotico all’inizio e alla fine del brano.

Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta – le posie ed i romanzi

Ho parlato soprattutto di canzoni perché mi sento un po’ più ferrato nella materia, ma anche le parti sulle poesie e i romanzi sono interessantissime.

Per stimolare la curiosità mi limiterò a riportare la definizione che Leonard Cohen diede del proprio romanzo Beautiful losers cinquant’anni dopo la pubblicazione:

un’assurda collezione di riff jazzistici, di scherzi da pop art, di kitsch religioso e di preghiere soffocate…un colpo di sole, più che un libro

L’autrice sviluppa un’analisi eccellente di quest’opera visionaria, ricca di riferimenti storici e psicologici, in cui il “bello e perdente” si sostituisce in qualche modo al “bello e dannato”.

Un libro davvero illuminante ed esaustivo, da cui si riesce ad apprezzare l’enorme valore creativo di uno degli ultimi veri maestri della parola scritta e cantata, che è veramente riduttivo chiamare solo cantautore.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Albertazzi, S. (2018). Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta. Paginauno editore.
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