Vivere la propria vita con uno spiccato senso dell’ umorismo aiuta a non prendersi troppo sul serio e ad affrontare le vicissitudini e le difficoltà che si presentano con maggiore resilienza.
Ormai da più parti si sottolineano gli effetti in termini di benessere che l’umorismo produce in chi ne usufruisce e lo utilizza.
Umorismo e psicoterapia: c’è umorismo e umorismo
Antonio Scarinci, curatore del volume Umorismo e psicoterapia. Quando una risata fa bene, descrive nella prima parte del testo i diversi stili umoristici, citando la classificazione di Martin (2003; 2007).
L’ umorismo adattivo, quello autovalorizzante e affiliativo a differenza di quello disadattivo, aggressivo e denigrante, smorza tensioni interpersonali, crea nuove relazioni, incrementa la coesione interpersonale e favorisce possibilità di crescita personale.
In termini evoluzionistici, poiché fondato sull’abilità di riconoscere un qualche tipo di schema, sviluppa una capacità essenziale per comprendere sia l’ambiente circostante sia il comportamento degli altri individui.
L’autore ritiene che l’umorismo, essendo un elemento chiave di tutte le interazioni sociali, sia utile anche in psicoterapia per attivare cambiamenti nelle aree centrali dell’esperienza umana.
Diversi studi, citati nel volume, hanno messo in rilievo la funzione positiva che svolge nel trattamento dei disturbi psicologici e la sua utilità in ogni fase del processo terapeutico.
Da più parti si sottolineano gli effetti in termini di benessere che l’umorismo produce in chi ne usufruisce e lo utilizza.
Umorismo e psicoterapia: usare con cautela
I format umoristici di cui avvalersi nel setting sono molti: narrazioni, film, storie, vignette, battute, tutte quelle modalità comunicative che riescano a creare script con aspettative incongruenti e/o opposte che transitino attraverso un elemento in un altro script, modificando la prospettiva e stimolando la risoluzione dell’incongruenza.
La formazione su questo tema è diventata, perciò, una necessità per gli psicoterapeuti che ne vogliono fare uso, anche se va ancora molto sviluppata la riflessione teorica e la ricerca empirica.
Umorismo e psicoterapia. Quando una risata fa bene vuole essere, nelle intenzioni dell’autore, un primo punto di riferimento da cui partire per percorrere una lunga strada che potrà portare a compiere passi avanti nel capire come utilizzare al meglio questo strumento e come sviluppare modelli teorici e procedure appropriate.
Umorismo e psicoterapia: struttura del libro
La prima parte del volume presenta una review sulla teoria e sulla ricerca empirica, lo stato dell’arte sull’argomento.
Nella seconda parte del volume sono riportate una serie di ricerche che forniscono dati empirici interessanti sulle funzioni dello humor.
La prima riporta i risultati di uno studio che mette in relazione i tratti di personalità e una maggiore o minore propensione al “sense of humor”. L’interesse è legato alle possibili applicazioni per programmi d’intervento mirati allo sviluppo di capacità personali relative alla maggiore propensione all’adozione di un atteggiamento umoristico e al suo utilizzo in psicoterapia.
Nella seconda ricerca gli autori si sono posti l’obiettivo di valutare se l’umorismo migliora la capacità di regolazione delle emozioni.
Sono stati selezionati tre gruppi di soggetti. Un primo gruppo sperimentale è stato sottoposto a un breve training psicoeducativo sull’ umorismo e poi alla visione di tre clip di film umoristici. Il gruppo di controllo non ha svolto il training e non ha visionato le clip umoristiche. I soggetti di entrambi i gruppi sono stati invitati in seguito a visionare clip di film con scene cruente. Infine gli è stato chiesto di riferire le emozioni sperimentate e l’intensità delle stesse.
Un secondo gruppo sperimentale è stato sopposto alla visione di clip di film cruenti e dopo ha svolto un breve training psicoeducativo e ha visionato clip di film umoristici.
Umorismo e psicoterapia: studi sull’efficacia
Dai risultati è emerso che il primo gruppo sperimentale non ha avuto maggiori capacità di regolazione emotiva rispetto al gruppo di controllo, a causa della “regola del picco-fine”, per cui le valutazioni retrospettive sono insensibili alla durata dell’esperienza e assegnano a due singoli momenti, il picco e la fine, pesi molto maggiori che agli altri (Kahneman, 2013), mentre il secondo gruppo sperimentale ha manifestato una minore intensità degli stati emotivi sperimentati.
Gli autori della terza ricerca hanno ipotizzato che l’ umorismo possa essere uno strumento terapeutico per facilitare l’utilizzazione dei processi che regolano l’attivazione e l’interruzione dell’attenzione e della memoria selettive. A tal fine sono stati selezionati due gruppi di soggetti. Il gruppo sperimentale è stato sottoposto a un breve training psicoeducativo sull’umorismo e poi alla visione di tre clip di film umoristici. Il gruppo di controllo non è stato sottoposto al training psicoeducativo e alla visione delle clip umoristiche. I soggetti di entrambi i gruppi sono stati invitati in seguito a leggere brevi narrazioni di eventi drammatici. Infine gli si è chiesto di ricordare particolari significativi della narrazione.
I risultati attestano che il gruppo sperimentale ha ricordato meno particolari significativi delle narrazioni e ha presentato differenze significative di punteggio dei livelli metacognitivi.
L’ultima ricerca della seconda parte ha come target gli psicoterapeuti iscritti alla SITCC con l’obiettivo di valutare se l’ umorismo è utilizzato in psicoterapia, qual è il razionale del suo utilizzo, quali le controindicazioni, e se i terapeuti hanno avuto una formazione specifica sul tema.
I dati più rilevanti emersi sono che l’ umorismo è considerato uno strumento importante per la psicoterapia, anche se i terapisti sono poco formati all’uso dello stesso.
Gli intervistati ritengono che vi siano alcune controindicazioni al suo utilizzo soprattutto con pazienti gravi e difficili, mentre per altri disturbi (disturbi d’ansia, depressione, disturbi di personalità meno gravi) se ne rileva l’utilità. Nel setting chi utilizza l’ umorismo soprattutto si confronta con il paziente e fa ricorso a metafore, film, narrazioni, vignette, mentre le funzioni che può svolgere lo humor sembrerebbero secondo il parere degli intervistati molto ampie, dalla sdrammatizzazione e decatastrofizzazione, alla costruzione della relazione, dall’aprire nuove prospettive al distendere momenti e situazioni di tensione.
Umorismo e psicoterapia: indicazioni per l’uso
Nella terza e ultima parte del libro, sono fornite alcune indicazioni in forma di linee guida per utilizzare l’umorismo in psicoterapia. Scarinci sottolinea che non si può prevedere cosa sia divertente e cosa no, perché ciò dipende dalla capacità individuale di riconoscere gli schemi, e quindi dalle esperienze e dalle conoscenze del singolo individuo all’interno dei legami interpersonali per questo non è possibile definire protocolli terapeutici ma indicare come, quando e perché utilizzare l’ umorismo durante la fase di assessment per valutare il funzionamento del paziente, per costruire l’alleanza terapeutica, durante il trattamento per produrre il cambiamento. Un’ampia parte del capitolo è dedicata alle esemplificazioni cliniche sull’utilizzo degli strumenti.
Il volume si chiude con la proposta di un intervento di psicoeducazione basato sull’ umorismo con l’obiettivo di migliorare la regolazione delle emozioni e la metacognizione. Il programma incoraggia e favorisce il comportamento umoristico mettendo i soggetti partecipanti di fronte a situazioni in cui il “sense of humor” diventa utile per risolvere un compito, promuovere un cambiamento o rivalutare e ristrutturare la prospettiva con la quale l’individuo guarda la realtà.
Il modo migliore per concludere la recensione del libro Umorismo e psicoterapia. Quando una risata fa bene è forse una citazione di Albert Ellis (1987; 1998) riportata nel primo capitolo che forse coglie l’esprit de finesse dell’autore:
Il senso dell’ umorismo di per sé non guarisce tutti i problemi emotivi, ma imparare a non prendere troppo sul serio ogni avvenimento spiacevole della vita rappresenta un ottimo passo in questa direzione.
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