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Twitter: cinguettare le emozioni per regolarle

Twitter: recenti studi si sono occupati di capire se l'intensità e la qualità delle nostre emozioni variano dopo che le abbiamo cinguettate

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 11 Gen. 2019

Twitter oramai rappresenta per molti, siano essi studenti del liceo, celebrità, politici o il presidente di una grande nazione, una piattaforma per comunicare ma soprattutto per esprimere se stessi.

 

Una modalità tra le più utilizzate per esprimere se stessi è la verbalizzazione emotiva, cioè la scrittura nero su bianco, o meglio tramite cinguettii, delle proprie emozioni e dei propri stati affettivi, come se Twitter in qualche modo potesse rappresentare una sorta di diario emotivo, al pari di quelli utilizzati nelle sessioni terapeutiche per monitorare e tenere “aggiornati” i propri vissuti emotivi, sia positivi che negativi, nel quotidiano (Lieberman, 2018).

Twitter: favorisce la regolazione emotiva?

Questa modalità “terapeutica”, per la quale Twitter sarebbe impiegato, è stata recentemente affrontata e approfondita da uno studio apparso su Nature Human Behaviour, di Bollen, Varol e colleghi del Center for Complex Networks and Sistem Research dell’università dell’Indiana, USA.

La ricerca presa in considerazione ha investigato l’evoluzione temporale dei contenuti emotivi di circa 75 mila utenti di Twitter tramite l’analisi delle parole e degli aggettivi presenti nei loro tweet per descrivere, etichettare e verbalizzare esplicitamente un’esperienza emotiva sia essa positiva o negativa (Fan, Bollen, Varol et al., 2018).

Partendo da uno studio precedente di Torre & Lieberman (2018) che ha indicato come la mera espressione, tramite verbalizzazione, delle proprie emozioni fosse in grado di regolarle riducendone il distress e l’impatto negativo, anche quando questo scopo non era consapevolmente conosciuto o ricercato dalle persone, Bollen e colleghi (2018) si sono concentrati su tale fenomeno implicito di regolazione emotiva analizzando e misurando le dinamiche che spontaneamente si presentano nella comunicazione emotiva online nell’era digitale.

Oltre a ciò, uno studio di Burklund, Creswell e colleghi (2014) ha mostrato come l’etichettamento emotivo sia una strategia di regolazione funzionale in quanto è anch’essa in grado di incrementare l’attività di inibizione della corteccia prefrontale ventrolaterale sull’amigdala con una modalità simile agli interventi di identificazione e rivalutazione cognitiva delle emozioni utilizzate già per la regolazione emotiva nei setting terapeutici.

Twitter: lo studio

Per verificare se effettivamente questo fenomeno fosse osservabile anche nella modalità di comunicazione online, i ricercatori hanno in primo luogo investigato se l’espressione verbale delle valenze emotive positive o “negative” fosse associata ad un’intensificazione o ad un’attenuazione delle emozioni originali; in secondo luogo hanno cercato di capire se, una volta trovati gli effetti regolatori dell’etichettamento, fosse presente una componente temporale degli stessi cioè se ci fossero delle loro differenze prima, dopo o durante l’espressione emotiva tramite tweet.

I tweet presi in analisi hanno incluso perifrasi che iniziavano con “Io mi sento” o con variabili simili, seguiti da bene, male, triste, depresso, felice ecc.

Twitter: risultati e riflessioni sullo studio

I risultati hanno evidenziato come l’intensità, la valenza dell’emozione provata, sia positiva che critica, avesse subito un’impennata subito prima e per circa un’ora dalla sua verbalizzazione, anche se l’evidenza più interessante delle studio è però rappresentata dal fatto che, quando un tweet etichettava uno stato emotivo difficoltoso, i successivi tweet descrivevano un ritorno quasi immediato alla baseline emotiva, cioè ad un grado minore di attivazione emotiva rispetto al tweet precedente, dimostrando l’effetto di regolazione dell’intensità emotiva a seguito della verbalizzazione tramite tweet.

Il tutto confrontando i valori di valenza descritti dai tweet degli utenti per ciascuna delle tre finestre temporali (prima/durante/dopo) (Fan, Bollen, Varol et al., 2018).

Lo studio ha di fatto messo in luce la sequenza, l’andamento temporale delle emozioni minuto-per-minuto, prima durante e dopo l’etichettamento e la verbalizzazione dei propri stati emotivi tramite una metodologia innovativa e complessa di tipo lessicale e con algoritmi.

Nonostante ciò lo studio presenta dei limiti, fra tutti la presenza di numerose dissimulazioni dei propri stati emotivi nei social network: gli utenti spesso, anche per desiderabilità sociale, tendono a curare nel dettaglio le rappresentazioni di Sé, del proprio stato emotivo e della loro immagine per risultare all’esterno in un certo modo, distorcendo così la relazione tra ciò che è realmente sentito dalla persona e quello che viene presentato da questa stessa online sia tramite parole che immagini (Lieberman, 2018).

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