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Nel mondo dei sogni (2017): un viaggio affascinante nel mondo psicoanalitico e junghiano dell’interpretazione – Recensione

Carotenuto nel suo libro Nel mondo dei sogni vuole offrire una lettura della teorizzazione sui sogni e una finestra da cui osservare l'attività clinica.

Di Angela Niro

Pubblicato il 25 Gen. 2019

Nel mondo dei sogni di Aldo Carotenuto, psicoanalista e notissimo esponente del pensiero junghiano, si presenta, nei suoi cinque capitoli, come una proposta asciutta e utile soprattutto per coloro che, interessati ad avvicinarsi al mondo dei sogni, temono di scontrarsi con una lettura didattica e meno divulgativa.

 

L’idea che l’autore sembra proporre al lettore è di seguirlo in un viaggio che, dopo essere giunto fino alle radici del sogno, procede attraverso il tempo a chiarirne sviluppi e trasformazioni.

L’apertura del testo, infatti, affidata all’analisi delle sue antiche origini, prosegue col porre l’accento sui mutamenti che hanno concorso a definirne i suoi aspetti principali, lasciando trapelare come nel possesso, nell’interpretazione e nelle funzioni, possano essere riconosciuti alcuni tra i temi più ampiamenti esplorati e dibattuti. In particolare, il fenomeno onirico, colto, in un primo momento, per sue qualità divinatorie, che molto ci dicono della sua collocazione esterna al sognatore, è in seguito riconosciuto per il beneficio trasformativo che è capace di apportare all’autore stesso del sogno, condotto dal futuro al passato, fino al presente.

In questa cornice, che, prima di ogni cosa, sembra segnalare il primitivo desiderio dell’uomo di comprendere il significato che si nasconde dietro di esso, si conosce l’importanza che nel tempo viene attribuita all’attività di penetrare nell’oscurità dell’ignoto, così come la consuetudine di una competenza demandata ad un altro, nella posizione di sapere molto più del sognatore stesso.

Nel mondo dei sogni: verso il significato più profondo del sogno

Una prospettiva sul sogno, quella che Carotenuto in prima battuta propone, intrisa di mitologia e religione, cui seguiranno, con l’avvento della cultura ottocentesca, gli interrogativi della scienza.

Di fatto, proprio nel tentativo di spiegarne meccanismi e segreti, con rigore e metodo, discipline diverse, come la fisiologia, la psicologia sperimentale e la psicoanalisi, avanzano interessanti scoperte e nello sforzo di superare le impasse sul loro indagare promuovono integrazioni e/o nuove suggestioni. Nel fervore di questi anni, Alfred Maury, il marchese d’Hervey e poco più avanti la psicoanalisi danno il via a un’indagine scientifica e psicologica sul sogno. A renderne la più metodica testimonianza è Sigmund Freud con la pubblicazione nel 1899 del libro “L’Interpretazione dei sogni”, opera con cui spiazza il mondo scientifico, per il suo studio sistematico sul sogno e gli mostra un tema di grossa rilevanza di cui non si era occupato. Scandagliandolo nella sua struttura, egli definisce con chiarezza l’appartenenza del sogno al sognatore, spiega la sua corrispondenza con un linguaggio diverso e non meno importante di quello razionale e distingue un doppio contenuto, segnalando, in quello più nascosto, un desiderio rimosso. Arriva così a riconoscere al sogno non solo l’appagamento di un desiderio “inconfessabile”, ma anche il compito di preservare il sonno nascondendolo alla coscienza. Infine, suggerisce che la strada percorribile per giungere alla comprensione del suo significato prevede l’utilizzo di una tecnica psicologica che facilita nel paziente uno stato di auto-osservazione libero dalla critica. In altri termini, quello a cui si riferisce è:

Un lasciar emergere tutti i ricordi, le immagini, anche le parole isolate, che si affacciano alla mente per una sorta di misteriosa affinità. Permettendo, così, che un flusso di figure, luoghi, eventi, fantasie, prosegua, scorra senza ostacoli e sbarramenti, innanzitutto rinunciando a incanalarlo e orientarlo (Carotenuto, 2017, p. 34).

Nel suo pioneristico contributo va riconosciuta l’azione catalizzatrice di nuove prospettive, nate dal contributo dei suoi stessi allievi, Jung e Adler. Questi ultimi, infatti, preoccupandosi di ampliare i suoi contenuti e proporre nuove scoperte, contribuiscono a successive revisioni.

L’inconscio del sognatore non è più l’unico protagonista, a esso si affianca l’individuazione di un inconscio collettivo a cui le immagini del sogno devono essere ricondotte, così come il significato che le riguarda, non solo rappresentativo dello stato in cui il soggetto si trova, ma di una condizione che può riguardare tutti gli individui. Non solo, inizia a farsi strada una connessione tra sentimento di potenza e sogno che conduce a riconoscere in quest’ultimo la tendenza da parte dell’uomo a raggiungere uno stato di sicurezza, un’emancipazione dal sentimento d’inferiorità.

Il mondo dei sogni diventa, dunque, un oggetto di studio ricco e stimolante, capace di spingere gli studiosi verso sentieri mai calpestati o solo sfiorati, direzione verso cui sembra muoversi l’attenzione di Franz Alexander per la dimensione morale dell’attività onirica.

Una doppia direttrice caratterizza, quindi, il panorama entro cui gli studi psicoanalitici sul sogno si muovono, permettendo una distinzione tra i contributi che dalla tradizione freudiana si sono orientati verso una dimensione relazionale e quelli che ne hanno seguito le linee principali arricchendole. Rientrano in questi ultimi gli studi di Thomas French, Erika Fromm e Angel Garma che hanno riconosciuto al sogno una struttura coerente che informa l’individuo su se stesso e avanzato ipotesi su una sua eziogenesi traumatica.

L’approssimarsi di divergenze rispetto al contributo freudiano si fa, però, sempre più intenso quando anche altre discipline come la fisiologia e la psicologia cognitiva non mancano di manifestare la loro contrarietà. In esse al sogno è attribuita solo una funzione di aiuto all’attività della veglia e nella teoria hobsoniana, in particolare, l’esistenza di un messaggio latente è messa da parte in favore di un’informazione assolutamente chiara e manifesta di cui il sogno è portatore.

Più avanti la psicologia transpersonale, paragonando i sogni a fenomeni che trascendono la razionalità, richiama l’attenzione sulla dimensione creativa dilatata nel sogno.

Nel resoconto che l’autore propone al lettore, non rientrano ovviamente tutti i contributi che sono stati prodotti sul sogno, ma senz’altro avanzare lungo un itinerario come questo consente di cogliere il fascino che lo studio del mondo dei sogni può aver suscitato nell’uomo fin da tempi remoti.

Quanto alla metodologia usata per leggerne i contenuti e alla posizione dell’analista nei suoi confronti, va segnalata la direzione sicuramente più rispettosa, compresa e raggiunta nel tempo, dello spazio del sognatore, necessaria premessa, a mio avviso, per il passaggio dalla mera traduzione dell’enigmatico a una posizione dialogica capace di promuovere una co-costruzione di conoscenze. Queste ultime, infatti, dispiegandosi nel corso del lavoro psicoanalitico, non tardano nel rendere manifesta la possibilità di rintracciare proprio nei sogni un arricchimento di personaggi e situazioni, una trasformazione nei messaggi che essi veicolano, un arrestarsi e poi riprendersi di comunicazioni che chiedono di essere colte affinché il sognatore possa imboccare la strada della crescita personale. Per usare le parole di Carotenuto:

Il compito di un analista è forse anche quello di aiutare a comprendere – oltre l’interpretazione – il valore del sogno nel momento in cui esso si esplica, la sua valenza comunicativa, ma soprattutto il bisogno dell’inconscio, che esso sottende e veicola, di esprimersi e aiutarci. Aiutarci a comprendere noi stessi e aiutarci ad andare oltre la razionalità diurna (Carotenuto, 2017, p.74).

Per concludere, dall’oniromanzia alle più recenti prospettive sull’attività onirica, si coglie l’intenzione di Carotenuto di fornire, oltre che una lettura sintetica della teorizzazione nata su di essa, anche una finestra da cui osservare il contributo dell’attività clinica alla sua nascita e ancor prima, di quella inestinguibile “equazione personale” che ne ha orientato la ricerca. Non solo, nelle sue parole si avverte l’offerta di una comprensione più profonda di cui il sogno si fa precursore, un ponte verso un “altrove” un po’ più vicino, vitale e creativo, che ancora affascina e spaventa, ma mai fortunatamente penetrabile.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Carotenuto, A. (2017). Nel mondo dei sogni. Roma: Di Rienzo Editore.
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